Uncle Frank, di Alan Ball

Su Amazon Prime Video il ritorno di Alan Ball, sceneggiatore di American Beauty, qui anche regista con un on the road sul coming out nell’America degli anni ’70. Con Paul Bettany e Sophia Lillis

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Su Prime Video torna Alan Ball con Uncle Frank. Ideatore di Six Feet Under e True Blood, Ball è maggiormente conosciuto alle masse per l’oscar alla sceneggiatura di uno dei film più iconici degli anni ’90: American Beauty. Proprio dalla fine del sogno americano di Lester parte il suo ritorno al cinema. È come se il corpo ascetico di Spacey lo abbia invaso; i suoi prodotti parlano di corpi familiari, America e accettazione di se stessi. Questa volta si parla di Frank Bledsoe e del suo viaggio di ritorno, insieme alla nipote Beth, verso la vecchia casa di Creekville per il funerale del patriarca della famiglia che non ha mai accettato l’omosessualità del figlio. Frank, sentendosi colpevole e deviato, ha deciso di fuggire dalla famiglia e nascondersi in quel di New York. Come il protagonista di American Beauty, anche qui l’accettazione di se stessi passa dalla trasformazione in essere desiderante; in uomo che persegue l’obiettivo della felicità e libertà eterna attraverso l’inganno.
Se in American Beauty la famiglia americana veniva demolita tramite l’edonismo e il corpo, qui è proprio il corpo a mancare. Frank si reprime continuamente e si nasconde perché sa che ancora l’America machista di Nixon non è pronta al suo arrivo; mentre Lester accetta la sua condizione e diventa cosciente solo trovando la morte fisica nel mondo capitalista, Frank fa il percorso inverso e parte da un corpo represso, per poi pian piano diventare cosciente e trovare finalmente la vita da cui è fuggito. Morte e vita, strettamente correlate tematicamente dalla riconquista di se stessi, svelano l’imbroglio del sogno americano e permettono di uscire dall’ipocrisia di quel quotidiano comandato da religione e legami familiari apparentemente puri, ma che in realtà dietro i cortili dell’America di Douglas Sirk, nell’erba alta, nascondono l’orecchio mozzato del Lynch di Velluto Blu.

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Il lavoro che Ball vuole fare sulla famiglia viene esplicitato fin dalle primissime sequenze dove il tutto inizia con in campo il libro di Mario Puzo Il padrino. Uncle Frank è un coming of age e un coming out on the road visto tramite gli occhi della giovane Sophia Lillis, che in questo caso non è più al centro del processo di crescita come in It di Muschietti. All’inizio sembra dover essere Beth quella che deve riuscire ad uscire dalla periferia americana, dalla ignoranza e lo “zoticume” della Carolina del Sud, ma subito il film invece di centrarsi sulla fuoriuscita diventa un film centripeto sul ritorno e la rimessa in campo di quel passato che lo zio Frank ha lasciato affogare lentamente prima in un lago e poi nell’alcool. La giovane Sophia Lillis diventa fondamentale per Frank, finalmente entrambi si riscoprono famiglia aprendosi come mai hanno fatto, forse, con nessun altro.
Beth diventa il Virgilio che accompagna il reale protagonista nel suo viaggio verso gli inferi del passato, verso quella casa che ancora non era pronta per il suo coming out. Certe volte è impossibile trattenere da soli i macigni dell’esistenza e tutti i suoi relativi problemi, si spera sempre che qualcos’altro possa influire sulle scelte che in realtà non vogliamo affrontare. Bisogna esser pronti a lasciarsi invadere dalla paura che sia questa un pagliaccio malefico o un padre della periferia americana degli anni ’70. Beth da narratore esterno-interno diventa oggetto epifanico della narrazione; ancora una volta è una donna esterna, questa volta senza petali di rosa, che porta tutti i personaggi alla totale accettazione di se stessi e del mondo circostante.

“Eravamo tutti dove dovevamo essere”.

Un film che non spicca per la regia e che narrativamente mostra più di qualche incertezza. Un tantino sfilacciato e con una struttura piena di cliché che fin troppe volte sembra venire in soccorso di una cattiva caratterizzazione dei personaggi secondari e del setting. Come detto all’inizio Uncle Frank è un film senza corpo che preferisce nascondersi come il suo protagonista piuttosto che porre bene le basi del racconto. Si sente poco la periferia americana ed è quasi tendente allo zero il clima di tensione di cui tanto parlano i protagonisti, ma dalla sua, Alan Ball può contare sulle notevoli interpretazioni di Paul Bettany, Sophia Lillis e Peter Macdissi e su alcuni momenti molto carichi emotivamente che, aiutati dalla esigua durata del film, riescono a coinvolgere lo spettatore.

 

Titolo originale: id.
Regia: Alan Ball
Interpreti: Paul Bettany, Sophia Lillis, Peter Macdissi, Judy Greer, Steve Zahn, Stephen Root, Margo Martindale
Distribuzione: Prime Video
Durata: 95′
Origine: USA, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3 (1 voto)
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