#USA2020: Bernie Sanders, fight the power

Il senatore democratico continua la sua campagna elettorale con il supporto di numerosi esponenti del mondo del cinema e della musica americana. Ecco come lo spettacolo odierno influenza la politica

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Sono ufficialmente iniziate le primarie in vista delle elezioni presidenziali, previste per novembre 2020, negli Stati Uniti. Dopo il Super Tuesday, dai primi risultati è emersa l’assoluta prevalenza di Donald Trump per i Repubblicani, mentre a sostegno dei Democratici si affiancano l’ex vicepresidente di Obama Joe Biden (favorito in 10 Stati) e il senatore del Vermont Bernie Sanders (che conquista 4 Stati, tra i quali la California).

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Si ritirano invece i democratici Michael Bloomberg (ex sindaco di New York) – per il quale Clint Eastwood, da sempre sostenitore di Trump, pare aver espresso il proprio favore in un’intervista sul «Wall Street Journal»; Elizabeth Warren (senatrice del Massachusetts), appoggiata da John Legend e Scarlett Johansson; Pete Buttigieg (sindaco di South Bend – Indiana); Amy Klobuchar (senatrice del Minnesota).

Molti personaggi legati alla sfera del cinema, della musica, della moda statunitensi hanno espresso apertamente il proprio appoggio alla campagna di Sanders, pubblicando video sui social di endorsement al candidato democratico, dichiarando di sostenerlo nelle sue battaglie (tra le più note, il medicare for all, la posizione favorevole alla redistribuzione dei redditi, la lotta per i diritti degli omosessuali, delle minoranze etniche e dei disoccupati, l’opposizione alla guerra e alla pena di morte, l’impegno ambientalista).

L’attrattiva di questo moderno “candidato – superstar” va considerata alla luce dell’aura che si crea oggigiorno attorno all’immagine di un personaggio politico influente, abile nell’imporsi al pubblico tramite idee forti, portate avanti sapientemente con l’utilizzo di nuovi mezzi di comunicazione e con una solida capacità di self-affirmation. 

Della lunga lista dei sostenitori di Sanders, citiamo solo alcuni attori e registi appartenenti a generazioni differenti, ma accomunati dalle stesse convinzioni: Werner Herzog, Jim Jarmusch, Spike Lee, Michael Moore (autore del provocatorio documentario su Trump Fahrenheit 11/9 del 2018), James Cromwell, John Cusack, Danny DeVito, Jack Nicholson, Cynthia Nixon, Mark Ruffalo, Susan Sarandon, Dick Van Dyke; e ancora Kirsten Dust, Mila Jovovich, Zoë Kravitz, Justin Long, Margaret Qualley, Shailene Woodley, sino alla modella, attivista  e influencer Emily Ratajkowski.

Anche nel mondo della musica non sono mancate le dimostrazioni da parte di numerosi artisti, in alcuni casi impegnati nell’organizzazione di eventi a sostegno della campagna di Sanders, i cui raduni sono più volte stati paragonati a dei veri e propri concerti. Tra gli altri, Ariana Grande ha pubblicato sui social una foto mentre abbraccia il senatore, ospite a un suo concerto, mentre la band Public Enemy si è esibita in suo onore, eseguendo brani significativi quali Fight the Power e Shut ‘Em Down (da non sottovalutare il recente episodio di rottura con il membro co-fondatore Flavor Flav a causa delle divergenti idee politiche). E ancora, hanno supportato il candidato democratico i musicisti Cardi B, Bon Iver, Miley Cyrus, Dua Lipa, Jason Mraz, Neil Young, i Vampire Weekend, i The Strokes, Roger Waters (storico bassista e co-fondatore dei Pink Floyd), sino a Kim Gordon, ex Sonic Youth, tenace attivista a caccia di sostenitori “casa per casa”, protagonista di un divertente cooking video di sostegno.

Infine, anche il movimento Artists4Bernie, in linea con le posizioni pacifiste, ambientaliste e inclusive («for all») di Sanders, si è schierato con il senatore, sottolineandone in una lettera l’impegno a beneficio dei settori culturali.

«Bernie Sanders sta guidando un movimento operaio che trascende etnie, generazioni e aree geografiche. Artisti e produttori culturali sono in gran parte lavoratori precari – spesso lottano senza benefici, sicurezza finanziaria, per capriccio del mercato. Questi campi sono quindi più inclini ad attrarre persone che sono già privilegiate, a spese dei meno privilegiati e, spesso, più talentuosi».

Anche la corsa alla presidenza di Hillary Clinton nel 2016 fu sostenuta da parte di artisti come Jeff Koons e Deborah Kass, come alcuni artisti visivi accompagnarono la campagna di Obama nel 2008 (incluso il famoso poster dell’artista di strada Shepard Fairey). Bernie sembra però in grado di portare questo intreccio transmediale al livello ancora successivo.

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