"Valhalla Rising", di Nicolas Winding Refn
Il film finisce per non avere un'anima, indeciso tra lo sporcarsi appieno nel fango e nelle budella delle storie dei suoi eroici e spietati vichinghi, e il trasfigurare i vichinghi stessi in problematiche figure allegoriche che si interrogano sulla vita, la morte, la perdizione e il paradiso. Ma forse il senso sta proprio in questo vagare, una serie di tentativi di venire fuori dalla fitta nebbia, girando in cerchio senza alcuna possibilità né di uscita, né di reale entrata o passaggio

Così com'è, il film finisce per non avere un'anima, indeciso tra lo sporcarsi appieno nel fango e nelle budella delle storie dei suoi eroici e spietati vichinghi, e il trasfigurare i vichinghi stessi in problematiche figure allegoriche che si interrogano sulla vita, la morte, la perdizione e il paradiso. Ma forse il senso finale dell'operazione sta proprio in questo vagare senza un senso apparente, una serie di tentativi di venire fuori dalla fitta nebbia scanditi dal progredire dei capitoletti in cui il film è diviso, girando in cerchio senza alcuna possibilità né di uscita, né di reale entrata o passaggio attraverso un Cinema che sembra aver fatto della sua vocazione all'emblematicità la condanna definitiva a restare cristallizzato in una posizione di mezzo, inestricabile.
V.R. è un capolavoro