VIDEO – "Mi sono messo a guardare queste storie dal punto di vista delle vittime" – Incontro con Anders Nilsson

Anders Nilsson Anders Nilsson regista di Racconti di Stoccolma, parla dei motivi che lo hanno spinto a lasciare il genere poliziesco per addentrasri in un thriller di denuncia sociale, in cui i film di Hitchcock e la ricerca psicologica delle cause della violenza si fondono in un quadro allo stesso tempo realista e cinematografico che fa luce sui lati oscuri della Svezia dei nostri giorni.

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Anders Nilsson – Sono un regista che viene dalla Svezia, forse non mi conoscete ma io ho cominciato a fare thriller da quando avevo tredici anni. Facevo delle piccolissime cose, poi mi sono fatto le ossa con i grandi maestri del thriller svedese, svolgendo varie mansioni, un po' come succedeva con Corman in America nei suoi film indipendenti. Ho fatto per tanti anni film polizieschi, l’ultimo The third wave è uscito nel 2003. Poi insieme al mio sceneggiatore e produttore abbiamo detto – basta fare film polizieschi e concentriamoci su altri argomenti. In quel periodo erano successi due fatti terribili in Svezia, due orribili omicidi di onore di cui erano state vittime due giovani ragazze straniere uccise dalle loro stesse famiglie. Questo aveva scatenato un enorme dibattito nell’opinione pubblica. Per molta gente un uomo svedese che uccideva o picchiava una donna svedese era una cosa diversa rispetto a uno straniero che picchiava o uccideva una donna straniera. Io invece mi sono iniziato a domandare se fosse veramente così diverso, forse le modalità in cui queste cose accadevano potevano essere differenti ma dietro la violenza era la stessa. Ho deciso quindi di fare un film su questi argomenti per dimostrare le differenze tra questi tipi di violenza e delitti di onore ma anche le affinità e le somiglianze e abbiamo deciso di farlo sotto forma di thriller, ispirandoci ad eventi veramente accaduti. Le storie di cui parlo nel film sono basate su cose che sono successe nella realtà, anche perché le storie che si vengono a conoscere sono quelle in cui la vittima muore o ha il coraggio di denunciare quanto le è successo. E questa forse è l’unica speranza per evitare che questi drammi si ripetano, le vittime che parlano e denunciano e cercano quindi di cambiare le cose.
Ho voluto fare un film che fosse moderno e quindi ho utilizzato molto la steadycam per mostrare la reazione di queste vittime. Il punto di collegamento fra le tre storie non è tanto la violenza quanto il motivo che c’è alla base di essa, ovvero l’onore, la cui perdita per alcune persone è un motivo sufficiente per scatenare gli istinti più bassi.
Ho voluto fare un film anche pensando a Hitchcock e come lui mi sono messo a guardare queste tre storie dal punto di vista delle vittime.

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