VIDEOCLIP – Red Hot Chili Peppers: i corpi nudi della musica

La sfacciata sovraesposizione del corpo rintracciabile lungo l'intera videografia dei Red Hot Chili Peppers supera il tradizionale bisogno di associare un volto alla musica per favorirne il passaggio televisivo, trascendendo pure la semplice esigenza di costruire attorno al gruppo californiano un'aurea commercialmente appetibile.

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Red Hot Chili Peppers: i corpi nudi della musica


La sfacciata sovraesposizione del corpo rintracciabile lungo l'intera videografia dei Red Hot Chili Peppers supera il tradizionale bisogno di associare un volto alla musica per favorirne il passaggio televisivo, trascendendo pure la semplice esigenza di costruire attorno al gruppo californiano un'aurea commercialmente appetibile: l'istintiva ed efficace dialettica gestuale della band non pare richiedere infatti alcuna soluzione premeditata per catturare l'interesse delle grandi platee. Dal vecchio Jungle Man sino all'ultimissimo Can't Stop, le sonorità funk-rock del quartetto americano sembrano invece combaciare perfettamente con le figure iperdinamiche di Kiedis, Frusciante, Flea e Chad Smith, il tutto mediante un approccio sempre coreografico o comunque ritmico alla messa in scena. In Give It Away Stephane Sednaoui filma con enorme spreco di split screen e dissolvenze incrociate una danza archetipa per cementare il legame empatico artista-spettatore, mentre il recente The Zephyr Song satura lo schermo di membra convulse e in continuo movimento, a formare un autentico caleidoscopio di forme sfumate, colori acidi, riflessi appena visibili. Esasperando il processo di addizione già intrapreso con Warped e contrapponendosi al curioso minimalismo del percedente My Friends, Gavin Boden colloca poi il memorabile clip di Aeroplane all'interno di un paradossale circo dai toni eccezionalmente prolissi, se non addirittura asfissianti.


La rappresentazione assurge dunque al grado di esibizione tanto nell'accezione positiva di "performance live", evidenziata a più riprese dagli speculari Taste The Pain, Stone Cold Bush, Special Secret Song Inside e Coffee Shop, quanto nella nozione letterale di "esibizionismo". La nudità costituisce senza dubbio un eclatante comun denominatore tra le molteplici apparizioni del gruppo (che in Fire indossa solo un calzino, giusto per coprirsi le "pudenda") teso a sottolinearne gli addominali e i bicipiti, a rivendicare il primato delle membra sullo sfondo. L'originale dialettica icona-background risulta efficacemente tratteggiata anche nell'emblematico Knock Me Down, dove Drew Carolan  inserisce il solito concerto sfrenato della band entro un edificio completamente vuoto. La dicotomia si trasforma però in graduale compenetrazione semantica tanto con il seminale Under The Bridge quanto nel suggestivo video di Other Side: non a caso Gus Van Sant e la storica accoppiata Dayton-Faris scelgono di dirigere soprattutto gli esterni per raffigurare il senso allegorico dei rispettivi brani.


Potremmo allora scorgere nel copioso percorso iconografico della formazione statunitense un denso catalogo di ammiccamenti sessuali manifestamente espliciti (lo dimostra il grezzo e stereotipato Chatolic School Girls Rule), oppure rivelati soltanto in forma latente, mascherata. Se gli autori del fortunato Blood Sugar Sex Magic adorano dichiaratamente dismettere i propri panni sul palco, l'amore per il travestimento resta tuttavia una componente innegabile della loro immagine pubblica, basti pensare ai teatrali trucchi di scena indossati in Scar Tissue o alla mutazione virtuale che li avvolge nel digitalissimo Californication. D'altronde, la reiterata concessione dei rispettivi corpi all'occhio della cinepresa deve aver stimolato nei quattro Red Hot Chili Peppers una sorta di autocoscienza mediatica ben riassunta dallo scanzonato By The Way.

 


 


FOCUS ON


Can't Stop


Più che un'astratta illustrazione del singolo Can't Stop, l'ultimo clip firmato Red Hot Chili Peppers costituisce una sorta di riassunto per immagini, l'ideale "greatest hits" del lungo percorso videografico compiuto da Kiedis e soci in quasi vent'anni di carriera. La sintesi narrativa sembra coincidere allora col processo di sottrazione visiva attuato in ogni fotogramma, dove Mark Romanek sceglie di eliminare qualsiasi dettaglio sovrabbondante tipico di certi lavori passati (Aeroplane, Behind The Sun) per infarcire gli oggetti sopravvissuti sullo schermo con evidenti richiami simbolici. Rimangono in scena i soliti corpi nudi della band, ancora una volta assurti a manifestazione tangibile di ritmi convulsi e suggestive progressioni melodiche. Il valore concettuale dell'opera svela implicitamente l'autoreferenzialità propria di chi canta guardando l'obiettivo, impegnato a propagandare l'indelebile follia del quartetto nonostante il nuovo approccio lievemente borghese. Eppure il peso degli anni torna ad aleggiare inafferrabile come un incubo quando Jack Frusciante si ritrova ironicamente scagliato dentro un secchio dei rifiuti…

 


VIDEOGRAFIA


True Men Don't Kill Coyotes (The Red Hot Chili Peppers, 1985) – Graeme Wistler


Jungle Man (Freaky Styley, 1985) – Lindy Goetz, Ron Sedewick, Jim Hancock


Catholic School Girls Rule (Freaky Styley, 1986) – Dick Rude


Fight Like A Brave (The Uplift Mofo Party Plan, 1987) – Dick Rude


Behind The Sun (The Uplift Mofo Party Plan, 1987) – Charlie Paul


Special Secret Song Inside (The Uplift Mofo Party Plan, 1987)


Fire (The Abbey Road EP, 1988)


Higher Ground (Mother's Milk, 1989) – Drew Carolan


Knock Me Down (Mother's Milk, 1989) – Drew Carolan


Taste The Pain (Mother's Milk, 1990) – Tom Stern, Alex Winter


Stone Cold Bush (Mother's Milk, 1990)


Give It Away (Blood Sugar Sex Magik, 1991) – Stephane Sednaoui


Under The Bridge (Blood Sugar Sex Magik, 1991) – Gus Van Sant


Breaking The Girl (Blood Sugar Sex Magik, 1992) – Stephane Sednaoui


Funky Monks (Blood Sugar Sex Magik, 1992) – Gavin Bowden


Suck My Kiss (Blood Sugar Sex Magik, 1993)


My Friends (One Hot Minute, 1995) – Anton Corbijn


Warped (One Hot Minute, 1995) – Gavin Bowden


Aeroplane (One Hot Minute, 1996) – Gavin Bowden


Coffee Shop (One Hot Minute, 1996) – Gavin Bowden


Scar Tissue (Californication, 1999) – Stephane Sednaoui


Around The World (Californication, 1999) – Stephane Sednaoui


Other Side (Californication, 2000) – Jonathan Dayton, Valerie Faris


Californication (Californication, 2000) – Jonathan Dayton, Valerie Faris


Road Trippin (Californication, 2001) – Jonathan Dayton, Valerie Faris


By The Way (By The Way, 2002) – Jonathan Dayton, Valerie Faris


The Zephyr Song (By The Way, 2002) – Jonathan Dayton, Valerie Faris


Can't Stop (By The Way, 2003) – Mark Romanek

 


LINK



Il sito ufficiale della band  
www.redhotchilipeppers.com


Il sito ufficiale di Warner Bros. 
www.warnerbros.com


La videografia incompleta
http://search.launch.yahoo.com/search/lsearch/video?p=red+hot+chili+peppers


Altri video dei Red Hot Chili Peppers
www.redhotchilipeppers.com/multimedia/index.html

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