VIDEOCLIP – "Toe Jam", The BPA Featuring David Byrne & Dizzee Rascal

Il video di Keith Schofield ribalta genialmente la funzione visiva della censura per trasformarla in una nuova forma espressiva. I rettangoli neri diventano tasselli divertenti e intelligenti di composizioni figurative che dissacrano il ruolo stesso dell’oscuramento di alcune zone corporee. In questo modo si sfrutta uno dei tabù della nostra società per dimostrare come le idee siano in grado di distruggere gli schemi mentali precostituiti per riorganizzarli in nuove e fantasiose strutture.

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Alcune ragazze iniziano a spogliarsi. Sono belle, giovani e sorridenti. La luce che le avvolge è calda e accogliente, la musica trasmette buone vibrazioni. La sensazione è quella di un salto nel passato, fine anni sessanta, la nudità e la scoperta del proprio corpo, il gioco e la danza, utopie comunitarie nel pieno della loro espressione. Magari anche il set di un film porno, come nella meravigliosa ricostruzione di quel mondo fatta da PT Anderson in Boogie Nights. Sembra di sentire il calore dei corpi, la loro vita, la loro gioia. Le ragazze continuano a togliersi i vestiti. Ogni cosa sembra andare per il verso giusto. La stanza in cui si trovano si riempie di gente. Tutti si liberano degli abiti, che si ammucchiano in un angolo del pavimento. Una ragazza inizia a togliersi il reggiseno, neanche si sfila una spallina e compare la più ingrata forma di fascismo visivo: la censura.
Rettangoli neri a coprire parti bellissime del corpo umano. Seni e vagine e peni. Come se la visione di quei centimetri di epidermide potesse scatenare forze impossibili da controllare. Intere società che hanno condannato nel corso della loro storia la rappresentazione degli organi genitali, ricoprendoli di significati osceni, ipocriti, paurosi. Il video di Keith Schofield ribalta genialmente la funzione visiva della censura per trasformala in una nuova forma espressiva. I rettangoli neri diventano tasselli divertenti e intelligenti di composizioni figurative che dissacrano il ruolo stesso dell’oscuramento di alcune zone corporee. In alcuni casi si passa alla rappresentazione di intere azioni attraverso un’ironica riproposizione dei loro modelli originali. La partita a pong oppure il duello con le pistole. In questo modo si sfrutta uno dei tabù della nostra società per creare nuovi ordini di senso (il corpo si muove nello spazio dell’inquadratura in funzione del posizionamento del rettangolo censorio) e per dimostrare come le idee siano in grado di distruggere gli schemi mentali precostituiti per riorganizzarli in nuove e fantasiose strutture. Questa era una della altre utopie della fine degli anni sessanta, che la mente umana stimolata da droghe, sesso, musica e attività artistiche potesse trasformare la realtà in qualcosa che non si limitasse al semplice produrre e consumare ma in una libera espressione della propria individualità in situazioni collettive.
Questo è un video che ancora crede nell’anarchia dei corpi, nei volti sorridenti di chi si può esprimere attraverso la sua nudità, entrando in contatto con l’altro, sentendone la presenza, sorridendo davanti ai seni di una ragazza o al pene di un ragazzo. L’anarchia di non essere un ammasso di carne e nervi e ossa che deve solo produrre, ma che della vita può godere, nella maniera più naturale e semplice, attraverso la propria pelle, senza più essere imprigionato in giacche e cravatte e grigi orari d’ufficio.

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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IL VIDEO

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