#RomaFF14 – Willow: il ritorno di Milcho Manchevski

Milcho Manchevski e le tre attrici protagoniste ci raccontano Willow, ultimo lavoro del regista che torna girare nella sua patria per raccontare la maternità di tre donne tra medioevo e presente

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Milcho Manchevski, il regista di Prima della pioggia che nel 1994 ha vinto il Leone d’oro al Festival di Venezia, ha presentato oggi alla Festa del Cinema di Roma il suo nuovo film, Willow, accompagnato dalle tre attrici protagoniste:Sara Klimoska, Natalija Teodosieva e Kamka Tocinovski .

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Come era già accaduto per Prima della pioggia e Mothers, Manchevski sceglie di raccontare “tre storie separate, ma che poi si uniscono in una falsa narrazione circolare”.

Il 3 ha quindi un significato particolare per il regista?

“I don’t know” è la risposta spontanea del regista, che poi ha aggiunto che in effetti trova un particolare fascino nella figura del numero tre: c’è un equilibrio nella forma del trittico tipica delle pitture rinascimentali, (dalle quali ha preso ispirazione per definire le figure femminili di Willow), la Santa Trinità, il triangolo geometrico che può essere di tipi diversi e quindi avere un aspetto diverso.

Nel caso di Willow, in realtà, inizialmente doveva trattarsi di un dittico, una storia ambientata in epoca medievale e una in epoca moderna, ma durante la scrittura si è sviluppata la terza storia.

Ma come nasce un film, come avviene il “concepimento”? È in qualche modo simile all’esperienza di diventare madre rappresentata dalle 3 donne del film?

Manchevski sottolinea che la parte finanziaria e di produzione del film non somiglia affatto al momento in cui “you making a baby”, ma che la parte creativa è molto simile per quanto riguarda i sentimenti che si provano quando si concepisce l’idea del film e il desiderio di maternità. Inoltre ha ringraziato i produttori che si sono occupati del ‘lavoro sporco’, lasciando a lui la possibilità di concentrarsi solo sull’atto creativo, e che sono stati capaci di agire in modo da poterlo far tornare a girare in Macedonia, sua terra natale, dove il governo precedente gli aveva proibito di tornare a lavorare.

E per le tre attrici come è stato approcciarsi al tema dei rischi e sacrifici che ci sono nel diventare madri?

La prima a rispondere è stata Natalija Teodosieva che, riferendosi al suo personaggio Rodna, ha indicato la fiducia, la lealtà e la maternità come caratteristiche principali: nonostante si imbatta sempre in un ostacolo sul suo percorso, Rodna è una donna che ama, vuole amare e essere amata e per questo non si arrende.

Kamka Tocinovski, che si è innamorata subito del proprio personaggio, interpreta la sorella di Rodna, Katerina. Quindi lei e la Teodosieva hanno passato moltissimo tempo insieme sul set. Ma sottolinea come la lavorazione è stata “fast and furious”.

Sara Klimoska è la più giovane tra le tre, per prepararsi al ruolo ha interrogato sua madre, facendosi raccontare le sensazioni e le preoccupazioni che aveva quando ha avuto lei e le sue sorelle.

Su questa ultima affermazione è intervenuto Manchevski, sottolineando che il bello di fare arte è che ti serve solo immaginare: “you don’t have to meet the devil, to play the devil”.

E parlando del diavolo entriamo nel mondo magico e spaventoso di credenze, maledizioni e streghe che fanno parte dell’episodio ambientato nella Macedonia medievale, ma che influenzano, attraverso oggetti simbolici, anche i due racconti nell’epoca attuale.

Cosa rappresentano il salice e la pietra nel film?

A rispondere è il regista, spiegando che il salice, (nel racconto del Medioevo è il legno con cui viene costruito un flauto, nella storia contemporanea ne viene piantato uno in giardino), non è il suo albero preferito, ma è perfetto per rappresentare la storia perché piange. E le tre storie sono tristi. Si piega ma non si spezza come le tre protagoniste e le loro volontà di diventare madri nonostante incontrino ostacoli apparentemente insuperabili. Diventa quindi un asse centrale a cui si collegano tutte e tre le storie.

La pietra, che inizialmente doveva essere presente anche nel titolo, invece, è un rimando alla cultura e tradizione macedone: esiste un’espressione che tradotta letteralmente “mi è caduta una pietra sul petto” per indicare che non si può avere un figlio. Le coppie sterili camminavano in cerchio intorno a un grosso masso, come se questo potesse togliere quella ‘pietra’ dal loro ‘petto’. Nel film la pietra riappare come masso che uccide la strega e nella scena del tassista, anche se Manchevski ammette di averla inserita senza un motivo preciso, ma perché “ci stava bene”.

Ma come è stato per il regista scegliere le attrici e cosa le ha spinte ad accettare la parte?

All’unanimità le tre protagoniste hanno detto che i motivi sono stati due: il primo è che si sono innamorate dei personaggi dal primo momento leggendo la sceneggiatura, il secondo è che se hai l’occasione di lavorare con un maestro del cinema quale è Milcho Manchevski, non puoi fartela sfuggire.

Il regista ha ringraziato le attrici e ha spiegato che la scelta è stata molto semplice: erano le migliori attrici possibili per quei ruoli e può provarlo scientificamente. Il casting è durato cinque mesi e il 90% degli attori macedoni ha voluto presentarsi al provino. Anche se il  è stato un processo lungo, scegliere il giusto interprete per un personaggio permette al regista di lavorare molto più facilmente e velocemente al film.

 

 

 

 

 

 

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