Without Memory, di Hirokazu Kore-eda
A 26 anni di distanza, il documentario del regista nipponico stupisce ancora per l’obiettività e lo spirito critico con cui articola un’indagine sull’impossibilità della rimemorazione. Su YouTube
La natura della memoria, insieme ai meccanismi, le manifestazioni e le letture a cui si presta, ha da sempre assunto una centralità nevralgica nelle diegesi filmiche di Kore-eda, sia esse di finzione che documentaristiche. In Maborosi (lungometraggio di debutto nel 1995) il reiterato ricordo del marito suicida si configura come paradigma essenziale per il percorso della protagonista, come base di partenza imprescindibile per la cumulazione di nuove memorie ed esperienze; nel successivo After Life (1998) la memoria del passato, essendo letteralmente ri-messa in scena nel limbo pre-paradisiaco in cui si trovano le anime dei personaggi, si articola, per gli stessi, quale ancoraggio ultimo alla vita terrena, così come in Distance (2001) la periodica rimemorazione di un tragico evento diviene per i famigliari delle vittime il mezzo per arrivare, attraverso la condivisione di un lutto collettivo, al superamento della dolorosa esperienza. Nel caso di Without Memory, ultimo documentario realizzato negli anni ’90 dal regista nipponico, nonché culmine di una trilogia documentaristica su personalità relegate ai margini della società giapponese (I Wanted to be Japanese, 1992; August Without Him, 1994) il processo mnemonico viene esplorato attraverso la figura di un uomo amnesico, mosso dall’assoluta incapacità di incamerare nuovi ricordi all’infuori di quelli maturati prima della manifestazione del disturbo neurologico.
Nel raccontare le tribolazioni di vita quotidiana di Hiroshi – ovvero di un uomo esistenzialmente collocato in una dimensione liminale tra lo sfuggente passato e il confuso presente – Kore-eda pone in essere una acuta indagine speculativa sui legami profondi tra memoria e identità, al fine di osservare (e di restituire attraverso l’immagine) le modalità con cui la dispersione del ricordi generi conseguenze irreversibili sulla costituzione dei processi identitari degli uomini. Dal momento che Hiroshi rivive costantemente le medesime sensazioni di sfasamento determinate dall’impossibilità di rammentare le azioni di vita quotidiana, comprese quelle più semplici e immediate – come il recarsi al minimarket insieme al figlio, momento di cui non conserva alcuna immagine, se non il ricordo aleatorio di sensazioni passeggere – egli non è più in grado di cogliere i riferimenti al reale, trovandosi, di fatto, nell’impossibilità di distinguere la dimensione fenomenica (la realtà condivisa con la famiglia) da quella allucinatoria (i sogni notturni, che in una condizione mentale “patologica”, assumono per l’uomo la stessa configurazione di “realtà”), in una delicata cornice esistenziale raccontata, con onestà, dal regista di Kiseki nelle sue manifestazioni quotidiane.
In Without Memory, infatti, non c’è posto per la commiserazione, né tanto meno per l’emozione facile. Dove Kore-eda eccelle, nel racconto di un uomo (e di una famiglia) alle prese con una condizione patologica, risiede proprio nell’obiettività con cui narra quella drammatica situazione, perseguita mediante una ferrea presa di distanza dalla messa in scena degli eventi (la macchina a mano fissa si limita a riflettere le situazioni così come si dispiegano nella realtà) tale da evitare l’emersione di una soggettività di sguardo che contamini una dimensione estetica calata nel più profondo e ricercato realismo. Una oggettività scopica funzionale non solo all’esautorazione di qualsiasi vezzo pietistico dalla messa in scena di una storia delicata come quella della famiglia Sekine, ma deputata anche alla veicolazione di un sottotesto polemico: la sindrome di cui è affetto Hiroshi, infatti, non si è sviluppata naturalmente nel corso del tempo, ma è frutto di una negligenza medica combinata ad una scellerata azione politica, di cui l’uomo è stato vittima inconsapevole (in seguito ad un drastico taglio delle risorse alla sanità, le spese per la somministrazione di vitamine non erano più a carico dello Stato, motivo per cui Hiroshi, in degenza per una precedente malattia, è stato curato senza l’ausilio delle stesse, la cui insufficienza gli ha causato il problema cerebrale). É solo attraverso questa oggettività di sguardo, sotto cui operano i codici di rappresentazione di Without Memory, che si giunge alla strutturazione di un racconto focalizzato sulla veicolazione di un’istanza sociale e, nel contempo, deputato all’articolazione di un discorso filmico sull’impossibilità del processo di rimemorazione, la cui irreversibilità, in fin dei conti, sembra condurre al problema primario posto dalla narrazione: la possibilità, per un amnesico, di recuperare la propria identità di uomo, in assenza di quelle strutture identitarie (e percettive) che lo rendono tale.
Titolo originale: Kioku ga ushinawareta toki
Regia: Hirokazu Kore-eda
Interpreti: Hiroshi Sekine, Miwa Sekine, Taku Sekine, Yu Sekine, Hirokazu Kore-eda, James Naughton, Shigeru Honda, Nao Sekine
Durata: 84′
Origine: Giappone, 1996
Genere: Documentario