Zamora, di Neri Marcorè

Un film gentile, caloroso, cinefilo a suo modo, solido e attento, forse troppo, a non finire mai fuori dal seminato. Ma così molto del suo potenziale finisce sprecato

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Zamora pare uno strano spin-off di certo cinema di Olmi, quello della provincia operaia affascinata dal Boom, come ne Il posto. Lì c’era Domenico, timido giovanotto che viaggia verso la Milano degli anni ’60 per partecipare ad un concorso di lavoro. Qui, invece, c’è Walter Vismara, ragazzotto abilissimo con i numeri ma un po’ insicuro che si trasferisce per lavoro proprio a Milano. Qui entrerà in contatto con l’ambiente del calcio aziendale, alle cui partitelle sarà costretto a partecipare controvoglia nel ruolo di portiere. Match dopo match, però, anche grazie all’amicizia con un campione decaduto, troverà proprio in quello sport alieno l’occasione del riscatto.

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E la Milano di Marcorè è cinefila, vivissima, nostalgica ma calorosa, con questi anni ’60 ricostruiti guardando ai locali fumosi delle canzoni di Jannacci, alle megaditte di Monsieur Hulot e Fantozzi, a Gaber, al Derby Club e alle decine di locali di cabaret che solo qualche anno dopo avrebbero affollato la città (e di cui, nel film, fa capolino tutta quella classe di ferro, da Giovanni Storti a Giacomo Poretti, passando per Ale e Franz o Antonio Catania).

Ne viene fuori un film piccolo, gentile, affettuoso con i suoi personaggi, attento a lasciare a ognuno il loro spazio, un film che però raramente sceglie di mettersi davvero in gioco, di osare. Si guarda troppo poco intorno, Marcorè, pensa al suo cast, ai suoi personaggi, ma lascia per strada certi spunti che da soli avrebbero potuto reggere Zamora, come quest’elemento quasi politico del calcio usato come arma di potere dall’azienda.

Piuttosto, il film pare quasi preoccupato di proteggere lo spazio narrativo da eccessivi scossoni, anche emotivi. Così tutto sembra farsi leggero, semplice, vittima di una prevedibilità di cui alla lunga si avverte il peso, mentre solo Marcorè si fa carico dell’elemento emotivo, traumatico, del racconto attraverso il suo personaggio, ruvido, umanissimo, sull’orlo del baratro.

È una mossa curiosa, la sua: altruista ma senz’altro astuta, che lo porta a giocare pericolosamente con gli equilibri di un film che però lentamente rischia di lasciare in secondo piano il protagonista e divenire un racconto con al centro il suo personaggio, evidentemente il più carismatico dei comprimari, capace, da solo, di dirigere le linee della narrazione. Marcirè, attraverso il “suo” Giorgio, riesce a piazzare qualche buon colpo, anche se a volte si muove fuori misura, asseconda forse troppo le semplificazioni della narrazione e amplifica una dimensione malinconica che a tratti pare un filtro da usare per evitare certi passaggi più complicati da gestire.

Ma così a venire meno è soprattutto la dimensione da buddy movie del film, con l’affascinante rapporto tra Giorgio e Walter esplorato solo fuori dal campo, mai davvero all’interno degli spazi del cinema sportivo, con tutta l’epica del caso.  Ed è un po’ un’occasione sprecata, non solo perché  i confronti tra i due personaggi sono alcuni dei momenti più felici di Zamora ma soprattutto perché il film, che, certo, forse ha voluto tenere il calcio sempre di quinta, avrebbe avuto davvero il potenziale per essere un buonissimo esempio “di genere”, come racconta molto bene la partita finale, in cui si intravede un certo gusto per le dinamiche di campo, per i respiri affannati dei giocatori, per la costruzione della tensione.

Peccato tutto finisca un po’ all’improvviso, accantonando vere e proprie illuminazioni, un po’ come se qualcuno avesse staccato la spina prima che il racconto divenisse troppo “serio”.

Regia: Neri Marcorè
Interpreti: Alberto Paradossi, Neri Marcorè, Marta Gastini, Anna Ferraioli Ravel, Walter Leonardi, Giovanni Esposito, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Pia Engleberth, Giuseppe Antignati, Pia Lanciotti, Marco Ripoldi, Dario Costa, Giulia Gonella, Alessandro Besentini, Francesco Villa, Corinna Locastro, Massimiliano Loizzi, Antonio Catania
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 100′
Origine: Italia, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
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Il voto dei lettori
3.14 (7 voti)

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