Fireball: messaggeri dalle stelle, di Werner Herzog e Clive Oppenheimer

Buon 2021 in attesa dei messaggeri dalle stelle, un invito a continuare a ricercare, fino a scontrarci con quel senso ultimo inafferrabile che Werner Herzog continua a circoscrivere. Su Apple TV+

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Fra le cose belle di questo 2020 volto al termine, ci sono sicuramente le enunciazioni del canale meteo di David Lynch e non di meno il documentario di Werner Herzog e Clive Oppenheimer, Fireball: Visitors From Darker Worlds. Due prodotti completamente diversi a livello formale ma connessi per altre vie, una delle quali potrebbe essere l’esplorazione instancabile di nuovi spazi, l’uso da parte dei registi di diverse piattaforme: YouTube per David Lynch e nel caso di Fireball, Apple TV+. E così come per Lynch c’è stato Netflix con What Did Jack Do (e si rumoreggia di un’altra produzione per il 2021…), anche Herzog sfrutta famelico ogni spazio a disposizione senza remore né snobismi: recita per Disney Plus nella prima stagione di Mandalorian e prima ancora sbarca su Netflix con Into the Inferno, parente di Fireball, dove ritorna per la terza volta la collaborazione con il vulcanologo Clive Oppenheimer. Se da una parte abbiamo Lynch che da casa ci racconta l’esterno, Herzog invece continua ad esplorare il mondo, ad indagare i fenomeni naturali e il loro impatto sugli esseri umani. Ma entrambi in fondo ci narrano l’inevitabile che sfugge al controllo umano, come il sole che ogni giorno sorge (“and if you can believe it, it’s a Friday once again...”) o le meteoriti che viaggiano e continuamente ci sfiorano.

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Un invisibile che ci sfugge, come quel senso ultimo che Herzog continua nei suoi documentari a circoscrivere, esaltandone euforicamente l’inafferrabilità ma disconoscendone al contempo l’inaccessibilità a priori. Così, mossi dallo stupore dei filosofi (che gode nel non trovar mai risposte alle domande), Herzog e Oppenheimer lasciano i vulcani e i loro cuori di lava e se ne vanno a caccia di meteoriti, strani visitatori da mondi lontani. Ne indagano le influenze religiose e culturali, e come di consueto scovano nel mondo studiosi e scienziati che osservano questi sassi, messaggeri da un altro universo. E come li definisce Jon Larsen, jazzista e appassionato geologo norvegese, il materiale più antico esistente, “ceneri di una generazione precedente a stelle già morenti…”. Si tratta di fantasmi insomma e non di meno di oggetti preziosi. Ma Jon Larsen cerca la polvere cosmica sul tetto di un centro sportivo ad Oslo o la trova addirittura sulla tovaglia mentre fa colazione. E qui la presa di coscienza: Herzog ci dice che il mistero è sì irrisolvibile, ma al contempo sotto i nostri occhi e noi possiamo esser testardi abbastanza da non smettere mai di stuzzicarlo.

E tornando a Lynch, entrambi i registi continuano a ripeterci che come il sole continua a sorgere indipendentemente dal nostro volere così le meteoriti potrebbero da un momento all’altro schiantarsi sulla Terra e in un secondo far si che non ci siano più umani a testimoniare se il sole sorga o meno. Di nuovo è la resa di fronte all’incontrollabile a rasserenarci. E al contempo quella meraviglia che ci spinge a ricercare, fino a scoprire che nulla è del tutto preservabile e che al contempo niente è davvero distrutto (“ceneri di una generazione precedente a stelle già morenti…”). Poco importa se in questo preciso momento un asteroide potrebbe esser diretto a velocità supersoniche verso la Terra. Che possiamo farci se non monitorare, come fanno ogni giorno gli studiosi Joanna Bulger e Mark Willman al Pan-STARSS Operational Center, Hawaii. Probabilmente non finirebbe bene, come nella scena finale di Deep Impact di Miriam Leder, che Herzog definisce splendida, poiché restituisce la paura fisica ed esistenziale di uno schianto del genere. Perché anche il cinema può dare risposte ma solo scontrandosi con quel senso ultimo inafferrabile, ed è proprio questo mistero a renderle passabili come vere.

Insomma Herzog si dimostra ancora una volta un documentarista strepitoso, che del reale fa emergere solo l’invisibile. E con Fireball ci insegna nuovamente a spingerci ostinatamente oltre i limiti, riuscendo  in imprese ritenute irrealizzabili, come il microscopio per fotografare le micro-meteoriti di Larsen e del suo collega Jan Braly Kihle o  la scoperta dei quasi-cristalli, forme di atomi date per secoli come impossibili dalla scienza. E ancora, ci esorta a non sostare mai nel nostro egotico punto di vista. A riconoscere quanto alcune cose che ci sembrano fondamentali sono irrilevanti nell’andamento del cosmo, mentre altre, come il pianto e l’estasi umana di fronte alla scoperta di un sasso dallo spazio, risultano invece essenziali.

Titolo originale: Fireball: Visitors From Darker Worlds
Regia: Werner Herzog, Clive Oppenheimer
Distribuzione: Apple TV+
Durata: 97′
Origine: UK, USA, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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