Addio a Richard Crenna, l'attore nell'ombra

E' morto a settantasei anni Richard Crenna, uno di quegli attori in grado di lavorare silenziosamente nelle retrovie del set, riuscendo a calamitare la nostra attenzione con un solo battito di ciglia, con un unico movimento espressivo.

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Grazie a Fuori Orario, lo avevamo appena rivisto in Jade Richard Crenna. Ci faceva piacere sapere che c'era, ancora pronto, nonostante i suoi settantasei anni, a calcare il set, imprigionando nel filtro oscuro dell'obiettivo quella sensazione di familiarità che in fondo ci ha sempre regalato. Non ha mai monopolizzato nessuna messinscena con la sua presenza, ma forse ha fatto qualcosa in più. Ha rispettato dall'inizio alla fine la sua stoffa di corpo poco noto, ha lavorato silenziosamente nelle retrovie del set, riuscendo a calamitare la nostra attenzione sul suo senso della/nella storia, con un solo battito di ciglia, con un unico movimento espressivo. A pensare che però il meglio di lui probabilmente lo abbiamo perso. Stiamo parlando della voce (quella che con il doppiaggio si riduce a mera ipotesi interpretativa), capace di contenere in sé un timbro assolutamente vario e duttile. Ed è proprio grazie alla sua meravigliosa voce (non perdetevi le edizioni in DVD dei suoi film in cui potete ascoltarlo finalmente in lingua originale, senza nulla togliere naturalmente al suo eccezionale doppiatore Pino Locchi) che Richard (nato a Los Angeles il 30 novembre del 1927) conobbe i primi successi proprio alla radio, alla giovanissima età di undici anni. Impressionò subito tutti per la sua capacità assolutamente fuori dal comune di imitare voci, suoni, e di imporsi comunque all'attenzione generale per una tensione probabilmente innata a fare spettacolo. Finito il periodo di studi nella University of Southern California, Richard continuò a lavorare alla radio, finchè, giunto ai vent'anni, inventò il personaggio radiofonico di maggior successo di quegli anni. Si chiamava Walter Denton, ed era il protagonista della commedia Our Miss Brooks. Walter (interpretato vocalmente da uno strepitoso Crenna) era uno studente dalla voce gracchiante, francamente insopportabile, che Crenna però dotava di un irresistibile senso di comicità, in grado dunque di farlo vivere non solo attraverso un piano soltanto sonoro, ma al tempo stesso anche estremamente fisico. Nel 1953 arrivò una prima occasione di fare del cinema con Pride of St.Louis, ma il vero esordio a tutti gli effetti giunse con la riduzione cinematografica delle avventure di Walter Denton, con l'omonimo film Our Miss Brooks del 1959. Il cinema non rappresenta ancora un impegno costante, a differenza invece di quanto accade a Richard in televisione. Parliamo allora della fortunatissima serie televisiva The Real Mc Coys che andò in onda dal 1957 al 1963. In questa occasione Richard non solo ebbe la possibilità di recitare (interpretava la parte di Luke Mc Coy), ma anche quella di dirigere. La conferma del suo talento fu immediata, ma Crenna non era tipo da adagiarsi sugli allori. Conosciuto il successo, cominciò infatti a concentrarsi quasi esclusivamente sul cinema, visto che nel frattempo alcuni produttori in vista di Hollywood, avendolo notato nelle sue apparizioni televisive, lo misero sotto contratto per alcuni film. Non si trattava di ritagliarsi la parte del protagonista, ma di prestare la sua presenza e il suo brillante talento a servizio di alcuni importanti registi del momento.

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E' la volta allora di Wise con Quelli della San Pablo (1965), in cui Crenna recita con il divo del momento, Steve Mc Queen. Crenna si trova bene con Wise tanto che verrà richiamato appena due anni dopo come protagonista maschile di Giorno…di prima mattina (1968) biografia della star del musical Gertrude Lawrence. L'interprete è la grande Julie Andrews, le musiche sono di prim'ordine, e Crenna è una presenza che si fa sentire, sia pur nell'ombra. La stessa di Gli occhi della notte (1968) di Terence Young in cui recita accanto ad Audrey Hepburn e in cui si ritaglia un ruolo difficile, sicuramente molto diverso da quelli agito fino a quel momento. In mezzo a diverse opere trascurabili, non possiamo dimenticare il grande commiato di Jean Pierre Melville dal cinema, Notte sulla città (1972), in cui Crenna è come suo solito comprimario. E' un'opera dai ritmi dilatati, l'ennesimo omaggio alla mitologia filmica americana da parte del grande regista francese, ma al tempo stesso anche una preziosa opportunità per l'attore di dimostrare che può interpretare praticamente tutto, dal noir al musical, senza soluzione di continuità. E sarà proprio questa per tutti gli anni a venire (parliamo dei Settanta, ma anche di buona parte degli anni Ottanta) la traccia da privilegiare nell'itinerario saltellante e liquido del suo recitare. Se quello di Melville è il suo film manifesto degli anni '70, il decennio successivo per Crenna corrisponde a due titoli da storia del cinema degli ultimi quarant'anni. Brivido caldo di Kasdan allora (1981), in cui Crenna interpreta la parte dello sciagurato marito della Turner, intrappolato in un doppio gioco dalle proporzioni devastanti. Quello di Kasdan è in fondo un film sul cinema (certamente ben lontano dalla freddezza composita di certo cinema modernista di oggi), ma anche un meraviglioso esempio di come classicizzare lo stesso impianto drammaturgico, infuocandolo di umori sanguigni e passionali. Crenna appare poco, ma l'intero film pare essere proprio inciso sulla somma ambiguità del Reale letto dai suoi occhi, e sulle coordinate soggiacenti allo sguardo di un morto-in-vita quale è sin dalle prime sequenze. In Rambo (1982) di Ted Kotcheff Crenna è il vecchio superiore del protagonista, l'unico in grado di fermare la macchina da guerra rimessa in moto in tempo di pace. E' una grande interpretazione (peraltro continuata anche nei due episodi successivi della storia), ma anche una lezione di finezza espressiva e di dosaggio misurato della forma da dare all'atto espressivo giocato su una doppia possibilità. Da un lato severo militare, dall'altro dolcissima figura paterna che lievita pian piano fino ad affermarsi quale centro motore del film (basati vedere la splendida scena finale della confessione di John Rambo). Sarà da fan, ma ci piace pensare che senza di lui Rambo non sarebbe quell'immenso capolavoro che è.

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