Animaphix 2023. La retrospettiva dedicata a Felix Dufour-Laperriere

Il festival ripercorre la carriera visiva dell’artista canadese, le contaminazioni letterarie e pulsioni recondite. Una produzione che nel tempo continua a indagare l’uomo e il mondo che lo contiene

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L’artista scelto per la retrospettiva della nona edizione di Animaphix arriva dal Canada ed ha al suo attivo oltre 20 anni di carriera nel settore dell’animazione. Felix Dufour-Laperriere è un artista dallo stile eclettico e dai contenuti concettuali, che con le immagini prova ad andare oltre l’apparenza per attivare una percezione profonda dell’essere. La sua ricerca visiva è orientata soprattutto agli esordi campo del sensibile, come in M (2009), dove le derive e le contaminazioni di suono e colore scompongono la materia per ridurla ai lineamenti astratti, caduchi, metafora imprecisa di una realtà fragile ed in movimento. Quelli degli inizi sono progetti caratterizzati dal ricorso al bianco e nero, a partire dal primo e più elementare contrasto di luce sondano i piani di lettura nascosti nelle ombre. Half Light Dynamics,  Parallel North, Strips, Pinery hanno questa dinamica costante che può essere paragonata ad una lotta per non scomparire nel buio, questo bisogno di trovare spiragli. Le storie raccontate sullo schermo rifuggono da una cronologia precisa e privano i luoghi dei loro riferimenti, scombussolano e scuotono l’ordine prestabilito della natura. Nel sabotare la consuetudine inventano nuove prospettive da cui guardare per produrre senso con gli occhi di incertezza, il timore e la curiosità della scoperta.

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Opere semplici che contengono sofisticati enigmi esistenziali, costruzioni instabili, che trovano a volte ispirazioni letterarie come in Black ink on sky blue che prende spunti casuali dal libro di racconti L’Aleph dello scrittore argentino Jorge Luis Borges. Materia plasmabile, salti, replica di un viaggio nei recessi ignoti, solitudini, continua diffamazione di un presente transitorio. Fa parzialmente eccezione Canicule (Summer Day) dove l’enfasi si sposta su un contesto urbano, le coordinate spaziali sono più definite, ed i personaggi hanno un minimale arco narrativo. Resta centrale nella sua poetica l’importanza dei luoghi, protagonisti indiscussi anche dei due lungometraggi, Ville Neuve, presentato a Venezia e Archipel che gli è valso la vittoria del premio della giuria al Festival internazionale del film d’animazione di Annecy ed il riconoscimento internazionale. Meno criptici rispetto ai precedenti, restano delle mappe mentali, geografie dello spirito umano, in cui le linee sono meno esoteriche e più intuitive e pittoriche, meno velate di trasparenza ma spinte dalla stessa urgenza di indagine ontologica. Un cambiamento che si allontana dalla videoarte per adottare linguaggi più comuni, con la medesima profondità di lasciarsi andare insieme al vento ed al mare verso l’orizzonte che continua dispettosamente a scomparire.

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