Blog SENSIBILIA – Tremate, tremate… le streghe son tornate!

Dalla Berlino raggelata ed esoterica di Guadagnino in Suspiria fino alla Parigi dei gillet jaune “inventata” da Macron e raccontata dai videonotiziari, un lampo di fuoco “taglia” il campo visivo.

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Lampi, interferenze, vertigini sensoriali: ogni tanto capita di assistere a curiosi e casuali “montaggi” fra immagini e realtà, immaginario collettivo e suggestioni individuali. Salti dello sguardo fra formati diversi, discorsi lontani, “pieghe” che moltiplicano e riproducono all’infinito i corpi ed i segni.

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Poi basta un piccolo collegamento, il tempo di un’occhiata per scorgere un punto di fuga dove le sequenze seriali convergono in un solo icastico fotogramma; quasi un aleph pronto a risucchiare il reale con tutte le sue possibili rappresentazioni ed a restituircelo definitivamente trasformato in incubo, sogno od ammaliante visione.

Dalla Berlino raggelata ed esoterica di Luca Guadagnino in Suspiria alla Greendale – che Robert Aguirre-Sachasa trasla sapientemente dai suoi fumetti della Archie Comics nella serie dedicata alla strega Sabrina – fino alla Parigi dei gillet jaune “inventata” da Emmanuel Macron e raccontata dai fotogrammi rapsodici dei videonotiziari, un lampo di fuoco “taglia” il campo visivo. Brucia lo schermo della sala cinematografica dove scorrono le sequenze di un remake politico ed eversivo come Suspiria, ma scottano anche le superfici di monitor e tablet che ospitano un altro remake come la Serie Tv Le terrificanti avventure di Sabrina – versione in salsa decisamente più gore del telefilm degli Anni ’90 Sabrina vita da strega -, e si infiammano, anche e soprattutto, le inquadrature televisive che mostrano gli scontri e gli assembramenti non autorizzati dei manifestanti francesi con i loro riflessi gialli ad interferire e “disturbare” lo sguardo dello spettatore. Fra roghi stradali, sabba iniziatici e cerimonie sataniche, un unico filo di carne e sangue (?) sembra attraversare lo schermo: il corpo di una strega. Poco importa che le immagini fissino in maniera indelebile le figura di donne in giallo che sfilano sulle strade francesi accerchiate da roghi ed auto in fiamme, o le movenze plastiche ed aeree di Tilda Swinton in Suspiria, perché questi corpi sono mossi ed ossessionati da una ripetizione che frantuma ogni ordine, slegando particelle elementari, spezzando legami psichici e sociali. Sono ancestrali e mistiche le paure incarnate dal corpo di una strega: istinti primitivi e primordiali che si organizzano in rituali, in rigide discipline, in corpi collettivi pronti a sferrare attacchi al senso comune, al nostro punto di vista sul mondo. Ha ragione la giovane Sabrina: c’è qualcosa di terrificante nella sua natura di strega, quasi un richiamo – come quello ipnotico che attraversa il film di Guadagnino – verso un universo oscuro che riemerge fra le pieghe della nostra post-post-modernità; una crepa spazio-temporale che ha la superficie di un corpo ma le profondità di un abisso. “Strega” è ciò che torna prepotentemente a dirci che il rimosso, l’interdetto, il tabù, riemergono anche fra gli strati delle nostre società ipertecnologiche e secolarizzate. Ecco perché, se avesse un corpo solo di celluloide, una strega non potrebbe che darsi sempre e solo come remake (Guadagnino e Aguirre-Sachasa docet…): l’eterna ripetizione di un qualcosa di spaventoso che non muore mai, il ritornello incessante di un desiderio misterioso e materico che brama solo dis-ordine.

Quel bagliore che torna prepotentemente attraverso gli occhi di una donna morta – travolta da un’auto durante i blocchi francesi dei “gillet gialli”– in una dei fotogrammi-aleph più toccanti della rivolta francese contro l’austerity europea. Due occhi vitrei di una moderna strega che continua a ricordarci che ribellarsi è giusto, che ogni ordine socio-economico non è dato per sempre, che c’è sempre la possibilità – a volte la necessità… – di pensare altrimenti e di “dire la verità al Potere”. Forse dovremmo lasciare che i movimenti precisi, lenti e poi fulminei, di queste danze, di questi rituali, sospesi fra l’arcaico e l’attuale, penetrino il nostro sguardo risvegliando umori e sensazioni da troppo tempo sopite. Perché oggi la speranza in un (dis)ordine migliore è tutta racchiusa in un corpo da strega.

(questo articolo è stato pubblicato sul n.1 di Sentieriselvaggi21st)

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