Box Office USA 3/1/2011

Robert De Niro, Ben Stiller e Owen Wilson in Little Fockers, in testa al Box Office USA
La timida affermazione di Little Fockers ha trasformato l'abbuffata natalizia in un frugale pic-nic e la fine dell'anno richiede un bilancio complessivo: il 2010 ha chiuso in netta flessione rispetto al 2009 e ha dilapidato la spinta iniziale di Avatar e di Alice in Wonderland. La potenza distributiva della Warner le ha fatto mantenere la fetta più grande del mercato, ma la Paramount conserva la media più alta (quasi novanta milioni per ogni film). Toy Story 3 è il film più ricco del 2010

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Robert De Niro, Ben Stiller e Owen Wilson in Little Fockers, in testa al Box Office USALittle Fockers ha mantenuto la testa della classifica ed è diventato il film più importante di questo Natale, l’unico a non dover rincorrere l’affannoso rientro dagli investimenti iniziali. Sulla carta, il suo avversario più temibile doveva essere Tron Legacy, ma il blockbuster targato Disney non è mai riuscito a rendersi protagonista della corsa festiva e anche in questo week-end si è dovuto accontentare del terzo posto. Infatti, il pubblico americano ha regalato una sorpresa inattesa: in appena due settimane, True Grit è diventato il migliore incasso dei fratelli Coen e viaggia veloce verso la soglia dei cento milioni di dollari. Se è ora di fare i conti di fine anno, allora c’è da dire che il titolo più ricco di questo ultimo mese è stato Tangled, con un bottino di centosettanta milioni; a seguire, le nuove avventure di Jeff Bridges nel mondo degli arcade ne hanno portati a casa centotrenta. Si dovrebbe affermare che la Disney è stata al centro della attenzioni della platea, ma  in questo caso i numeri porterebbero ad un inganno: nessuno dei due kolossal è ancora riuscito a rientrare delle spese e il loro mancato trionfo ha trascinato in basso il bilancio totale del 2010, che proprio nel rush finale ha fatto registrare una flessione rispetto al 2009 e ha dilapidato la fenomenale partenza invernale, esaltata dai record di Avatar e di Alice in Wonderland. La classifica di dicembre parla chiaro e mostra come l’abbuffata natalizia si sia rapidamente trasformata in un frugale pic-nic: i film che vantavano un budget superiore ai cento milioni si sono ritrovati ad annaspare, senza mantenere le promesse dell’esordio. Se la Disney ha parzialmente fallito l'occasione di una consacrazione, anche The Voyage of the Dawn Treader della Fox e Yogi Bear della Warner hanno recitato il ruolo dei comprimari, costretti quasi subito a salvare il salvabile. Viceversa, questa volta le scelte degli spettatori hanno preferito gli outsider, che hanno sfruttato nel migliore dei modi il traino delle recenti nomination ai Golden Globes: oltre all’imprevedibile exploit di True Grit, anche i conti di The Fighter, di Black Swan e di The King’s Speech sono andati largamente in positivo, e hanno garantito un'apprezzabile posizione nella lista dei primi dieci. Alla fine, il ritorno di Ben Stiller ad uno dei suoi personaggi più popolari si è dimostrato l’unico punto fermo del panorama natalizio: tuttavia, per il comico sono ancora lontani i tempi di Night at the Museum o dei due precedenti capitoli delle sue tragiche imprese domestiche. Little Fockers dovrebbe fermarsi intorno ai centocinquanta milioni di dollari: come capita spesso quando i blockbuster mancano il loro appuntamento con incassi superiori ai duecento milioni, ancora una volta è stata la commedia a salire alla ribalta. Il successo parziale non riscatta però le difficoltà del genere, che in autunno ha visto arrancare anche delle specialiste come Katherine Heigl (solo cinquanta milioni con Life As We Know It) o come Reese Witherspoon (che è franata insieme ad Owen Wilson e Jack Nicholson, nel clamoroso flop di How Do You Know, diretto da un mostro sacro come James L. Brooks). Anche nel 2010, la Warner ha conquistato la fetta più grande dell’industria hollywoodiana: dall’alto della sua potenza distributiva, controlla la vetta ormai da tre anni. La media per film premia invece la Paramount: i suoi film hanno un incasso calmierato di novanta milioni. La Disney può consolarsi con Toy Story 3, che è diventato il film più ricco dell’anno: grazie anche ad Alice in Wonderland, è lo studio che ha migliorato in modo più evidente le sue entrate e il suo fiuto verso il pubblico (è passata da un average gross di cinquantuno milioni ad uno di ottanta): un premio adeguato al grande sforzo produttivo?

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