Callas-Parigi, 1958, di Tom Volf

Un evento irripetibile nell’immanenza della vita, ma eterno nel tempo del cinema, dove l’elogio all’artista non è meno importante dello sguardo d’amore racchiuso in un primo piano. Storia del cinema

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© Fonds de Dotation Maria Callas

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A distanza di sei anni dal suo Maria by Callas, Tom Volf torna ad arricchire il suo personalissimo ritratto di Maria Callas, probabilmente la più importante soprano nel XX secolo, attraverso due documentari presentati alla Festa del Cinema di Roma: Maria: Lettere E Memorie e Callas-Parigi, 1958. Volf, in questo secondo documentario, ci mostra attraverso i suoi occhi uno degli eventi musicali più importanti del secolo scorso.

È il 19 dicembre 1958. La “Divina” Maria Callas debutta all’Opéra di Parigi, vero e proprio santuario della musica lirica d’oltralpe, regalando alla sala gremita di un pubblico adorante, un’esibizione che passerà presto alla storia come una delle più leggendarie della storia contemporanea.

One for the ages, direbbero in USA. Quella sera, sembra che tutto il mondo si possa fermare per qualche ora, per ascoltare e ammirare il talento straordinario della Casta Diva ne La grande notte dell’Opera. Il concerto viene trasmesso in diretta in tutta Europa e in sala ci sono Jean Cocteau, il duca e la duchessa di Windsor, Charlie Chaplin, Brigitte Bardot e molti altri. Tutti gli occhi, però, sono per lei, per la Callas che sale sul palcoscenico dell’Opéra Garnier con un vestito di alta moda e con una parure di diamanti da un milione di dollari. Al termine del concerto, dove la Callas mette in scena il suo vastissimo repertorio, la soprano viene richiamata ben sedici volte per l’ovazione del pubblico.

© Fonds de Dotation Maria Callas

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Si parlava di sguardi. Ebbene, Tom Volf cerca lo sguardo di Maria nella direzione di questo documentario, che rimonta i materiali d’archivio (le bobine originali da 16 mm) di questa storica performance attraverso un restauro meticoloso che passa dall’introduzione del colore e del 4K Ultra HD ad una sorgente sonora recentemente ritrovata all’interno degli archivi personali della stessa Callas. La direzione di Volf risulta quasi invisibile, si segue scrupolosamente il flusso del concerto nella sua interezza. Ciò emerge è proprio l’adorazione che il regista mette in gioco in egual misura per l’artista e per la persona. L’aura di grandezza che ammanta le inquadrature dall’alto sulla Callas, in cui fuoriesce tutta la potenza della presenza sul palco della “Divina”, viene controbilanciata dall’intimità e dalla dolcezza dei primi piani sui suoi sorrisi, dove il concetto di Divino lascia spazio all’enorme umanità che Volf vede in Maria e che noi vediamo con lui. Così ci ritroviamo davanti ad un evento irripetibile nell’immanenza della vita, ma eterno nel tempo del cinema, dove l’elogio all’artista non è meno importante dello sguardo d’amore racchiuso in un primo piano.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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    Un commento

    • Gian Luca Bauzano

      Buonasera, alcuni suggerimenti.

      Nel testo: , anche un iper veloce controllo su Google riguarda al soprano Callas e il probabile sarebbe apparso assurdo, considerando la portata senza tempo della lezione artistica.

      Nel testo: . Il lavoro di recupero di Volf ottimo. Ma non c’è regia, non c’è particolare mixaggio. Fa tutto Madame Callas. La versione in bianco e nera uscita decenni fa lo confermava. Esiste anche su YouTube.

      Plauso a Mr Volf per l’operazione di recupero. Forse un suggerimento, ma senza il potere di Callas…

      GLB