CANNES 64 – “Senza Piccoli sarebbe stato un film più triste”. Incontro con Nanni Moretti

habemus papam
Terzo giorno di Festival, arriva il primo film italiano in concorso, l’attesissimo Habemus Papam di Nanni Moretti, Palma d’oro nel 2001 per La stanza del figlio. All’anteprima mattutina il film è stato ben accolto dai giornalisti, che hanno applaudito a lungo al termine della proiezione. Segno che il feeling tra Moretti e Cannes continua. Il resoconto della conferenza stampa 
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habemus papamTerzo giorno di Festival, arriva il primo film italiano in concorso, l’attesissimo Habemus Papam di Nanni Moretti, Palma d’oro nel 2001 per La stanza del figlio. All’anteprima mattutina il film è stato ben accolto dai giornalisti, che hanno applaudito a lungo al termine della proiezione. In conferenza stampa, Moretti è stato accompagnato dal protagonista, Michel Piccoli, straordinario (non) papa Melville, dagli altri interpreti Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Dario Cantarelli, Margherita Buy, dal produttore Domenico Procacci e dagli sceneggiatori Federica Pontremoli e Francesco Piccolo.
 
 
Com’è stato accolto il suo film dal Vaticano. Ha avuto pressioni, ha incontrato ostacoli? E cosa ne pensa delle critiche ricevute in patria?
Non ho avuto né ostacoli né sostegni. Abbiamo fatto il nostro lavoro, ricostruendo il Vaticano a partire prima di tutto da elementi reali. Con la scenografa, Paola Bizzarri, abbiamo cercato soprattutto di semplificare l’iconografia tradizionale con cui è rappresentata la Chiesa.
Per quanto riguarda le critiche a scatola chiusa ricevute, credo che gli integralisti esistano in tutte le religioni. Ma, in fin dei conti, le critiche dure sono state pochissime e, di certo, non rappresentative del cattolicesimo. Altra cosa poi sono le critiche sulla sostanza del film, pienamente legittime. Ma, in ogni caso, non ne ho approfittato per fare la vittima. Non mi si addice.
 
Nel raccontare di questo papa che si ritrova tra la gente, ha voluto indicare una nuova strada per la Chiesa, forse troppo distante dalla gente comune?
Questo film non vuole tracciare strade, non vuole dare indicazioni precise su quello che penso. Credo che il film, così come lo abbiamo pensato, ponga delle domande, ma non si avventuri in risposte. Quello che mi interessava era raccontare l’incontro di due mondi che, solitamente, non si incontrano mai. Mostrare il papa a contatto con gli attori, i camerieri, le commesse e, allo stesso modo, i cardinali che si rapportano a uno psicanalista. Mettere insieme due realtà completamente differenti.
 
Già ne La messa è finita aveva raccontato la storia di un prete e ne La stanza del figlio aveva interpretato uno psicanalista. Cosa l’affascina della religione e della psicanalisi?
Ma La messa è finita e Habemus Papam sono due film molto differenti. L’unico punto in comune, forse, è che si tratta di due film realizzati da un ateo. E anche rispetto a La stanza del figlio c’è una grande differenza, tra i due personaggi da me interpretati. Sicuramente La stanza del figlio era un film più realista e questo influenzava il disegno del personaggio.  
 
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habemus papamLe sue origini sono cattoliche? Cosa la differenzia da registi come Buñuel e Pasolini, di educazione profondamente cattolica, poi allontanatisi dalla religione, pur rimanendone sostanzialmente fedeli?
Mi sento di condividere a pieno una famosa battuta di Buñuel:Grazie a Dio sono ateo”. Mi dispiace molto non essere credente, ma è così. Sin da quando ero ragazzo. Ma non credo nel film si avverta la voglia di andare contro chi è rimasto fedele, ancora profondamente legato alla religione. Non era quello che volevo fare. Volevo semplicemente raccontare il mio Vaticano e il mio papa e non parlare di cose che già tutti conoscevano, degli scandali che hanno scosso la Chiesa negli ultimi anni, la pedofilia, gli scandali finanziari. Non volevo che il mio film fosse in un certo senso contaminato dall'attualità e limitarsi al risaputo. Volevo sorprendere.
 
Sembra quasi che lei racconti il conclave dei cardinali come una specie di scuola. Con il professore e l’ora di educazione fisica…
Da spettatore ho visto molti film e telefilm sul Vaticano e il Conclave. E tutti, in un modo o nell’altro, si concentravano sulla dinamiche di potere interne. Ecco, a me non interessava raccontare di intrighi, accordi, complotti segreti. E per questo, io e gli altri sceneggiatori abbiamo deciso di non soffermarci sui passaggi che hanno portato alla scelta di eleggere Melville. Anche perché sarebbe stato un modo per sminuire il personaggio e annullare la sorpresa.
 
 
Cosa pensa di Michel Piccoli dopo averlo diretto?
Già sapevo fosse un grandissimo attore. Ma ora me ne rendo conto ancor di più. La cosa davvero straordinaria di Michel Piccoli è la facilità con cui riesce a stabilire una sintonia immediata con attori molto diversi da lui. Cantarelli, Scarpa, Stuhr e io abbiamo modi di recitare assolutamente differenti. Ma per Piccoli sembrava non contar nulla. Senza di lui sarebbe stato un film decisamente più triste.
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