#Cannes75 – James Gray e il cast presentano Armageddon Time

James Gray, insieme a Anne Hathaway e Jeremy Strong, ha risposto alle domande dei giornalisti riguardo Armageddon Time, in concorso al Festival di Cannes 2022

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Dopo la proiezione del 19 maggio, si è svolta a Cannes la conferenza stampa di presentazione di Armageddon Time, in concorso nella selezione ufficiale. Erano presenti per rispondere alle domande dei giornalisti il regista James Gray e il cast, composto da Anne Hathaway e Jeremy Strong insieme ai due giovani attori Jaylin Webb e Banks Repeta. Per Gray si tratta della quinta volta in cui un suo film viene presentato a Cannes, ultimo dei quali è stato C’era una volta a New York nel 2013, mentre il suo ultimo film, Ad Astra, era in concorso nel 2019 a Venezia.

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È il tuo film più personale, perché arriva in questo momento?

James Gray: Perché non ho più 29 anni e quando invecchi, cominci a guardare indietro. Prima raccontavo ai miei figli delle storie quando andavano a dormire, ora non vogliono più. Mentre raccontavo la mia storia mi sembrava sempre più una storia di fantasmi.

 

C’è un lato molto politico del film.

James Gray: Ero a Parigi per uno spettacolo e un tipo mi ha chiesto se ero statunitense. Dopo avermi squadrato per un po’ mi ha detto: “Allora lei ha perso qualcosa”. La Storia è molto complessa e ramificata. All’inizio degli anni ’80 Muhammed Alì, che era il mio idolo, perse in maniera umiliante contro Larry Holmes; pochi giorni dopo venne assassinato John Lennon. Poi Reagan arrivò al potere. Gli anni ’80 sono diventati così un punto di svolta della Storia, anche per quella del cinema con la fine della Nuova Hollywood.

Jeremy Strong: Le crepe personali nel film si aprono sempre di più fino a toccare la Storia stessa. In questo film possiamo vedere delle prefigurazioni di tutto quello che avviene oggi.

 

Come cambia la dinamica per gli attori in una storia così vicina al regista?

Jeremy Strong: È terrorizzante. Hai una responsabilità enorme, nonostante James volesse che noi possedessimo il nostro personaggio e il testo.

Anne Hathaway: Nulla secondo me è strano nella recitazione. Ho apprezzato la ristrettezza del lavoro, nel senso che ci pensavo bene prima di fare una domanda perché non era solamente legata al personaggio, ma alla vita stessa.

 

Con Armageddon Time hai fatto un punto politico e sociale sugli anni ’80, come sei riuscito a non assumere un atteggiamento didattico?

James Gray: Forse perché non ho nessuna idea su come risolvere i problemi di cui parlo. Joseph Goebbels era uno che credeva di avere una risposta. Noi registi non siamo qui per dare risposte, ma per fare le domande giuste. È il pubblico che poi deve creare le sue connessioni.

Il film parla di problemi del mondo e degli adulti. Secondo lei ci sono delle ripercussione sulla psicologia dei personaggi e dei giovani attori attraverso i personaggi?

James Gray: Il mio lavoro in quanto regista consiste principalmente di due cose: lavorare duro e prendersi dei rischi. È tutto quello che possiamo fare e ho chiesto ai miei attori di fare lo stesso. Certo che c’è una ripercussione, abbiamo messo in scena la New York degli anni ’80. Scura e inospitale.

Banks Repeta: La maggior parte dell’introspezione riguardo la storia mi è venuta dai miei colleghi e dai miei genitori.

Jaylin Webb: Il mio personaggio doveva affrontare molti episodi di discriminazione, che per fortuna io non ho mai provato direttamente. Ho comunque cercato di capirli principalmente insieme all’aiuto dei miei genitori.

Anne Hathaway: È possibile, con dei genitori che ti aiutano e un set in cui c’è un’atmosfera sicura, rappresentare una storia adulta e uscirne intatti

 

Com’è stato interpretare una madre ebrea?

Anne Hathaway: Mio marito è ebreo, la mia matrigna, che è scomparsa di recente era ebrea, quindi sono molto grata di averla in parte rappresentata.

 

Che ne pensa dell’America di oggi?

James Gray: Credo che siamo in pericolo. Basta guardare un attimo al mondo di oggi: due persone posseggono praticamente tutto e ci sono un sacco di persone autoritarie in giro. Nel 1994 sono andato in URSS e tutto sembrava rotto, eppure c’era la speranza di un altro sistema al di fuori di quello rotto. Oggi non c’è un sistema al di fuori del mercato. Cosa è successo? Cosa è successo per farci arrivare a parlare di film come franchise, come fossero McDonald o Burger King? Quello che posso fare è indicare dove secondo me stanno i problemi e cercare di ispirare la creatività della gente.

Vediamo molta discriminazione, ma punta il dito sul privilegio bianco? Perché?

James Gray: Per me è impossibile guardare al mondo occidentale e non vedere il privilegio bianco come il meccanismo che lo guida. Certamente, ci sono livelli di privilegio. C’è, comunque, lo stesso gruppo di persone che arriva al potere e tiene gli altri al di fuori di esso. Come rompere questo sistema? Questa è la domanda guidante. C’è mancanza di discorso su un sistema che necessita delle disparità per far arricchire sempre le stesse persone. Quello che ho cercato di fare è mostrare i livelli di questi privilegi.

Nel finale sentiamo il fischio di un treno. Il ragazzo è quindi partito?

Il finale è quello che ti fai nella mente. C’era una signora che voleva assolutamente sapere il mio punto di vista perché lei e sua sorella litigavano se fosse un finale positivo o no. Mi auguro che litighino per sempre.

In Armageddon Time ci sono scene molto dure con al centro dei ragazzi.

James Gray: L’infanzia come qualcosa da proteggere è un’idea storica, legata all’Inghilterra vittoriana.  Nel mondo però, tutt’oggi, ci sono bambini che crescono in condizioni brutali. Non riesco a vedere un bambino picchiato, ma vi dico che prima era comune e anzi era segno di una buona genitorialità. Non voglio riscrivere la storia e dire che mio padre, se facevo qualcosa di sbagliato, mi leggeva una storia o mi dava una caramella. Bisogna ricordarsi che nell’età napoleonica sulle navi c’erano ragazzi detti powder monkey, addetti a ricaricare i cannoni.

Anne Hathaway: Penso che James abbia centrato il punto: guardare la storia senza giudicarla. La decisione se continuare o no a fare certe cose del passato va presa costantemente nel presente. Sul set, insieme a Banks abbiamo fatto un accordo per fare arte. Parlavamo prima e dopo le scene particolarmente dure, sia con lui che con i suoi genitori.

Jeremy Strong: Non puoi fare arte ed essere sicuro allo stesso tempo. James ha indagato una perdita di innocenza molto personale. Il mio personaggio era brutale e andava raccontato così. Irving è un inetto praticamente e non sa come approcciare certe situazioni senza brutalità. Quei giorni sul set sono stati comunque molto pesanti.

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