Cassandro, di Roger Ross Williams

Mescola biopic e film sportivo, trovando verità e catarsi sul volto del protagonista Gael Garcìa Bernal e indovinando la fragilità di diversi momenti intimi. Prime Video

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Potrà sembrare curioso quanto l’entrata in scena di Saúl nel garage/palestra mostrato in incipit dal film assomigli – e addirittura in parte ricalchi – l’ingresso di un attore sul set. Non solo in fase di accesso, ma anche nel susseguirsi dei “rituali” preparatori al combattimento (all’azione!), con tanto di accurata selezione di trucco e costumi consoni, ad hoc. D’altro canto, per sua stessa natura, il wrestling ha sempre vantato uno speciale fil rouge con il mondo cinematografico e dello spettacolo in generale; e già la deliziosa commedia del 2019 Una famiglia al tappeto mostrava il faticoso processo di addestramento dei lott-at(t)ori, chiamati a memorizzare stili di attacco, cadute e coreografie destinati a trasformare il ring in palcoscenico; e dare così libero sfogo alla liturgia dello scontro.

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Laddove l’opera di Merchant tentava di raccontare il dietro le quinte, esplorando il vestibolo del mondo della WWE, Cassandro si incammina invece lungo sentieri battuti, integrando i tratti distintivi del biopic a quelli del film sportivo più tradizionale.

La storia è una vita, la vita del wrestler messicano Saúl Armendáriz, specializzato nella “lucha libre”, ma preso di mira per la propria omosessualità. Texano di nascita, di El Paso, il ragazzo vive con la madre Yocasta nel sud degli Stati Uniti di fine anni ’80, ma attraversa regolarmente il confine per combattere nella città messicana di Juárez. Conosciuto nel giro con il soprannome “El Topo”, Saùl fatica a farsi un nome; fino a quando la lottatrice Sabrina, divenuta sua coach, lo persuade ad “esibirsi” come exótico, e a sfruttare la propria esuberanza ed appariscenza per farsi notare dal grande pubblico.
Saúl assume così il nome d’arte di Cassandro (in omaggio a una soap), e si prepara a scalare le classifiche. Ma le sfide che lo attendono vanno ben oltre i confini di un ring; e lo metteranno a dura prova, da Juárez fino a Città del Messico.


Al di là di qualche raro sguardo di contorno, per lo più annebbiato dalla ricca panoramica di interni proposta da Roger Ross Williams, non v’è però grande traccia del Messico reale in Cassandro; del Messico di Cuarón o Iñárritu. E lo spazio filmico allestito dal regista, suddiviso in abitazioni, pub e arene sportive, soffre talora dello strabordare di input visivi e situazionali; tra relazioni omosessuali impossibili, il fantasma di un padre assente, l’affettuoso – quanto decisivo – rapporto madre-figlio e l’attività “lottatoria”.

Williams ricava comunque sufficiente verità dal volto scavato del suo protagonista e, complice il magnetismo musicale di Marcelo Zarvos, indovina la fragilità di diversi momenti intimi. Gabriel Garcìa Bernal è, non ironicamente, il Volto dell’opera e dell’operazione; e nel suo sguardo, nel sorriso mai domo, perfino nei suoi silenzi si legge la necessità di una liberazione, il desiderio di una catarsi che Saùl sembra poter raggiungere solamente attraverso il suo alter ego da combattimento.

Saùl nasconde e rivela Cassandro, nasconde e rivela se stesso; e solo sul ring, sotto le luci della ribalta, trova pieno compimento nella plasticità estatica di ogni mossa e tecnica di “battaglia”.

 

Titolo originale: id.
Regia: Roger Ross Williams
Interpreti: Gabriel Garcìa Bernal, Roberta Colindrez, Perla De La Rosa, Joaquín Cosio, Raúl Castillo, El Hijo del Santo, Gigántico, Yavor Vesselinov, Leonardo Alonso, Carmen Ledesma, Jorge Andrés Zerecero, Robert Salas, Ronald Gonzales-Trujillo, Sofia Felix, Bad Bunny
Distribuzione: Prime Video
Durata: 107′
Origine: Messico, USA 2023

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La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.2
Sending
Il voto dei lettori
3.5 (6 voti)
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