Come le tartarughe, di Monica Dugo

Nel suo esordio la regista racconta di Lisa che abbandonata dal marito, decide di chiudersi in armadio. Un ritratto familiare borghese che resta in superficie, con delle buone prove attoriali

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La storia di Come le tartarughe è quella di un vulnus che sconvolge una famiglia borghese di Roma. Lisa vive insieme ai due figli Sveva e Paolo ed al marito Daniele. Ha tutto quello che potrebbe desiderare, compresa una mamma invadente ma in fondo affettuosa. Questo quadro idilliaco va a pezzi quando Daniele, che di mestiere seziona cadaveri (fa l’anatomopatologo), decide di andarsene di casa. Un fatto improvviso ed inaspettato, un colpo devastante. E Lisa, come le tartarughe, si chiude in un armadio, per difendersi dalla sofferenza dell’abbandono. Sviluppato grazie alla Biennale College, il progetto di Monica Dugo, regista, sceneggiatrice e interprete del film, cresce intorno ad un oggetto, lo trasforma in luogo da visitare e da vivere, dove piangere ed asciugarsi le lacrime o nascondersi per leccarsi le ferite.

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Stabilito il centro della scena, i protagonisti non fanno altro che ruotarci attorno, ognuno con il suo segno emotivo, aprendo uno spiraglio tra le ante. Se l’idea nasce intorno ad uno spazio, l’aspetto predominante è invece puramente narrativo, di stampo teatrale, corpo e voce al servizio del racconto, l’esposizione di una crisi coniugale e l’elaborazione del dolore dentro un guscio protettivo. Parallelo a questo corre invece quello di Sveva (Romana Maggiora Vergano), alle prese con la scoperta della sessualità, costretta a fare i primi passi in amore mentre lo vede crollare. Lei rappresenta, insieme al suo ragazzo Luca ed al fratellino Paolo, la connessione con il mondo esterno, un posto diventato per Lisa impossibile da affrontare, ma dal quale non si può fuggire in eterno.  Al naufragio del rapporto di coppia si intreccia dunque un coming of age. Il ritratto è fedele al contesto sociale, evita cadute tragiche, si diverte a colorare il contorno con la signora di servizio e la psicanalisi, verso la quale emerge un giudizio poco lusinghiero. Verrebbe da dire che tutto suona fin troppo normale, annoiato, quasi ideale, estremamente composto, come se il benessere possa fare da scudo alla collera riducendola ad una delusione meditativa e ridimensionare il trauma ad un contrattempo. Un equilibrio inverosimile, fatta eccezione per gli scatti di rabbia di Sveva nel fracassare le racchette da tennis, in fuoricampo. Come le tartarughe arriva al cinema dopo il passaggio a Giffoni, suo pubblico ideale considerato lo sguardo rassicurante e moderato. Cifra distintiva di una superficialità che può essere il suo valore come il suo limite, a seconda dei punti di vista.

Regia: Monica Dugo
Interpreti: Monica Dugo, Romana Maggiora Vergano, Edoardo Boschetti, Angelo Libri, Sandra Collodel, Francesco Gheghi, Martina Brusco, Annalisa Insardà
Distribuzione: Cloud 9
Durata: 82′
Origine: Italia 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.6
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Il voto dei lettori
2.4 (5 voti)
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