Come pecore in mezzo ai lupi, di Lyda Patitucci

Prova ibrida di fumetto e noir, prova a sperimentare un genere che in Italia era caduto egli anni un pò in disuso, con un risultato altalenante. Particolare invece il ruolo riservato alla Ragonese

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Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Mt 10,16-23

Sepolture e violenza, sangue, dolore, morte. Lyda Patitucci trova nella factory di Matteo Rovere e Sydney Sibilia il modo di rappresentare una storia di malavita e solitudini, disordini comportamentali, disturbi psichiatrici, famiglie disfunzionali e citazioni bibliche in una Roma glaciale e passiva, seduta su un’alba che potrebbe essere l’ultima. Isabella Ragonese è un’infiltrata. Lavora in incognito per la Polizia all’interno di una banda di serbi dedita alle rapine ed agli omicidi, con la quale resta coinvolto anche il fratello che non vedeva da anni. Vera è un personaggio sporco, malato, il risultato di eventi luttuosi, padri assenti, l’aria corrucciata e la tristezza stampata sul volto, la sigaretta sempre sulle labbra, l’espressione di chi ha visto giorni migliori. Il mood scelto dalla regista è molto crudo, con margini minimi di riscatto. Le parole sono un versetto blasfemo volgare e minaccioso di ritorsione, il sospetto una consuetudine dovuta alla diffidenza, l’orgasmo un inutile rifugio in cui le ferite sembrano fare meno male.

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La trama è di un’ossatura basica, una trappola per incastrare i delinquenti con lo scambio di armi, ma di fatto si regge su una progressiva degenerazione. Contrapposta ad una voglia di fuga per tutelare le persone care o per paura di ritrovarsi in ginocchio con una pistola puntata alla testa. Non c’è una giustizia. E se c’è guarda altrove. C’è il bisogno di respirare e sopravvivere dentro una guerra di nervi, ci sono da assorbire le umiliazioni di un gioco molto pericoloso, pieno di menzogne. Che ti spinge in un angolo e nell’isolamento ti lascia una vita che non ti appartiene più. Ci sono soldi a cui pensare, una bambina da crescere. Senza farsi ammazzare. L’idea di cambiamento resta all’orizzonte con l’arco narrativo teso su una linea di tensione, sulle sensibilità emotive e meccaniche di un impulso troppo umano per affrontare il malvagio. Ed una strada da percorrere al buio per trovarsi smarriti ad ogni incrocio della sorte. Ad attendere ci sono i lupi, feroci e fanatici del male, loro sì già condannati dal destino ad essere burattini deliranti giustizia divina. Convinti di scusare una crudeltà che non prevede appello e li manda giù all’inferno tra i loro simili.

Come pecore in mezzo ai lupi è un film che resta sempre ai limiti di un discorso di genere considerato il poco spazio lasciato alla vicenda poliziesca, ma tocca invece delle corde universali sui bordi di un abisso.  Apre finestre di rassegnazione e di sfiducia per aggrapparsi all’unico raggio di sole in un cielo invaso da nubi di tempesta. Lyda Patitucci prova a sperimentare un linguaggio ibrido tra il fumetto ed il noir, e da li prende quella forma scarna la trama. Il risultato è un tentativo coraggioso, dominato dall’estetica. Ma il meccanismo ben visibile, la struttura semplice, non per forza rendono il congegno perfetto. Forse in questo caso una maggiore introspezione dei personaggi sarebbe servita in fase di scrittura e sarebbe emersa al di là di un’immagine che spesso non va oltre la caricatura ed il clichè.

 

Regia: Lyda Patitucci
Interpreti: Isabella Ragonese, Andrea Arcangeli, Carolina Michelangeli, Gennaro Di Colandrea, Aleksandar Gavranić, Alan Katić, Miloš Timotijević, Clara Ponsot, Gabriele Portoghese, Imma Villa, Tommaso Ragno
Distribuzione: Fandango
Durata: 100′
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.7
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Il voto dei lettori
1.91 (22 voti)
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