Cristian e Palletta contro tutti, di Antonio Manzini

Questo cinema è più quarantenne che trentenne, nonostante i falsi anagrafici degli interpreti. La differenza, rispetto ai “capisaldi” del genere, è che qui manca ogni tentazione generazionale

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È un’operazione strana quella di Cristian e Palletta contro tutti. Da un lato il film ha il piglio deciso della commedia giovanilistica più veloce e contemporanea, con personaggi che sembrano venuti fuori da una web serie portandosi dietro una riconoscibilità che non ha bisogno né di presentazioni né di narrazioni forti. D’altro canto, proprio questo aspetto friendly pare in ritardo di dieci anni e rimanda a quella commedia italiana di gran successo tra i ’90 e gli anni zero, che raccontava di una generazione fancazzista, dall’immediata simpatia, ma senza arte né parte. Sarà per via della presenza fagocitante di Libero De Rienzo, che, nonostante il suo talento sfiammato, sembra portarsi addosso ancora lo stigma del cinema di Marco Ponti. Ma fatto sta che i toni e gli ammiccamenti della regia di Antonio Manzini sono più vicini a Santa Maradona e A/R Andata + Ritorno che ad altri titoli “picareschi” degli ultimissimi anni, tipo Smetto quando voglio.

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Cristian è un trentenne che non ha gran voglia di lavorare. Aspetta la botta di culo. Che sembra arrivare quando Silvanello e Sergione, due criminali da quattro soldi, gli offrono un’occasione. Portare un carico di “cocco” da Roma a Vaduz. Come nascondere la roba? Facile, con la pipì di giaguaro. E la ricerca della bestia, porterà Cristian e l’amico Paletto fino alla Puglia profonda, Fasano, Mesagne, tra fenomeni da baraccone e boss pericolosissimi.

 

L’abbiamo predetto. È solo un pretesto. Questo cinema è più quarantenne che trentenne, nonostante i falsi anagrafici degli interpreti. La differenza, rispetto ai “capisaldi” del genere è che qui manca ogni implicazione nostalgica o sociologica, ogni tentativo di riportare la singolarità del caso alla generalità di una condizione. Restano gli stereotipi: il lavativo, lo sfigato, il fattone, il freak, la battuta veloce che sembra fare a gara con il ritmo del montaggio di Marco Spoletini, il rap della voce over che si connette all’inquadratura sghemba e acida, alla Trainspotting. Ma per il resto, tutto va verso il puro divertimento, verso la deriva del non sense, dell’avventura senza direzione, centro e meta, della comicità pungente, ma tutto sommato accogliente e liberal. Alla fine, si ride a tratti, quando lo sguardo turistico da film commission e il gusto citazionista, ammiccante e grottesco di Manzini si acquietano per lasciar spazio agli interpreti, a De Rienzo, a Sermonti e a una serie di caratteristi a presa sicura, a cominciare da un grande Rocco Ciarmoli.

 

Regia: Antonio Manzini

Interpreti: Libero De Rienzo, Pietro Sermonti, Rocco Ciarmoli, Giselda Volodi, Margherita Vicario

Distribuzione: Notorious Pictures

Durata: 90’

Origini: Italia, 2016

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