DOCUSFERA #3: Incontro con Katia Viscogliosi e Francis Magnenot

Katia Viscogliosi e Francis Magnenot si raccontano, in quest’incontro con il pubblico di Docusfera. Legatissimi all’Italia, il loro viaggio Lione-Roma è un legame d’immaginazione e sogno

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Abituati a lavorare insieme, la coppia di cineasti Katia Viscogliosi e Francis Magnenot hanno presentato il loro documentario Foga dei passi – Cinemavita da Sentieri Selvaggi all’interno di Docusfera, la rassegna realizzata con il contributo e il patrocinio della Direzione generale cinema e audiovisivo – Ministero della Cultura.

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“Abbiamo cominciato a pensare a questo documentario una quindicina di giorni dopo l’inizio del Covid. Nonostante fossimo tutti confinati nelle nostre case, c’era vita là fuori. Quando ho trovato la pianta, che vedete nel primo capitolo del film, mi ha dato speranza. Quella pianta ce l’avevo da anni ma l’avevo completamente dimenticata. Trovarla in casa ci ha dato una spinta… Le cose si muovono, vivono. In Resurrection Plant ci sono anche le musiche di mio figlio; era un modo per stare insieme nonostante fossimo lontani. Qualcosa da fare insieme verso un nuovo futuro.” Viscogliosi racconta così la genesi di quest’opera, che si muove tra Lione e Roma, meta sognata e promessa. Un “diario sensoriale”, dove i piccoli gesti quotidiani, come quello di fare un caffè, assumono un altro significato, un altro gusto.

“Non si tratta del mio o del nostro diario. Guardando ciò che avviene per strada o al parco, cose che vediamo tutti… Ecco, trovare questi punti comuni è ciò che mi sta a cuore. Suggerire legami che possiamo fare tra cose e oggetti diversi”, ha continuato la regista. “Un diario umano ma non tanto personale.”

“A livello tecnico, lavoriamo con una piccola telecamera, quella che di solito si mette sui droni ma noi la teniamo a mano”, aggiunge Francis. “La telecamera è sempre pronta a registrare e ciò in qualche modo fa sì che abbiamo un approccio davvero sensoriale all’immaginazione.”

Partendo sempre dalla realtà, i due cineasti creano poi dei legami “di immaginazione”.

Quando si sono conosciuti, Francis Magnenot era un musicista. “Tutti i nostri amici qui a Roma sono musicisti,” confessa lui. “L’internazionale, che si sente all’inizio del film, è stata inclusa perché durante il Covid, in Francia, ogni sera alle 20 ci affacciavamo dalla finestra ad applaudire medici e infermieri. Una sera, sulla nostra strada, si è cominciato a cantare L’internazionale insieme a “Macron Dimissions”. Quando sei sempre pronto a fare riprese, il caso ti regala delle cose incredibili.”

Legatissimi all’Italia, i due avevano già lavorato al documentario sulla Via Aurelia. Katia Viscogliosi ha in realtà origini italiane; suo padre, come sua nonna vengono dalla penisola. “Quando sei figlia di emigrati hai uno sguardo diverso sul paese d’origine. È come se il tempo del paese si fosse fermato quando i tuoi cari lo hanno lasciato. Vi racconto un aneddoto buffo che vi permetterà di comprendere meglio ciò che ho detto. Quando ero piccola, negli anni ’70, d’estate andavamo in vacanza in Italia. Portavamo sempre cioccolato e caffè a tutta la famiglia. Un giorno mia zia mi disse, “Guarda che il caffè ce l’abbiamo in Italia, prendetene un po’, è molto buono. Non è più l’Italia degli anni ’50 questa, è cambiato il paese.”

“Io invece non ho niente a che fare con l’Italia”, confessa Magnenot. “La mia famiglia viene dell’Est Europa. Penso che ci siano la terra d’origine, la terra d’origine dei tuoi antenati e la terra che hai la possibilità e la fortuna di scegliere. Io mi sento bene quando sono qua, a Roma. È più naturale per me essere straniero in Italia, piuttosto che sentirmi uno straniero nel mio paese, la Francia.”

Nel loro modo di lavorare il montaggio è centrale. ““Cinemavita non si può prevedere né anticipare ma solo accogliere. Non è una teoria ma una pratica quotidiana. Molte cose le scopriamo solo quando arriviamo in fase di montaggio. Per esempio, quando abbiamo vissuto in Canada, abbiamo fatto tante riprese ma non sapevamo bene cosa farci. Abbiamo fatto il film dopo, ritrovando queste immagini e lavorandoci al montaggio. Si scrive al montaggio, metà è il caso, metà è l’ispirazione. Non ci preoccupiamo mai della durata.”

Il film delinea una mappa di Roma. Si seguono i primi passi fatti da Katia bambina, insieme al padre; poi un giro con gli amici, quando hanno scoperto il Gazometro. “Roma la percorriamo sempre camminando. E Roma è grande, eh!” Katia si commuove davanti al Colosseo, è la prima immagine di Roma che ricorda. “I miei genitori sono morti al confine tra la Francia e l’Italia e ho sempre interpretato questo fatto come se mi stessero dicendo, vai dove vuoi, qui o lì, va bene.”

Dopo poco tempo in Italia, i due cineasti cominciano a pensare in italiano. “I nostri appunti sono assolutamente incomprensibili. Scriviamo metà in francese, metà in italiano. Ci pensiamo sempre tanto alla questione dei sottotitoli. Bisogna immergersi completamente nell’immagine ma a volte i testi sono fondamentali e serve una traduzione.”

“Abbiamo lavorato in una scuola di cinema, abbiamo fatto dei lavori su commissione. Vogliamo fare le cose che ci piacciono. Sono aperta ad altri modi, metodi ma se non mi piace il modo non lo faccio. In Canada, Francis faceva il muratore mentre io lavoravo nel teatro. A cosa serve andare avanti con l’età se non faccio ciò che mi piace?” chiede Viscogliosi al pubblico. “Non c’è un modo unico per fare le cose. Guardando alla storia del cinema, tanti, tantissimi cineasti facevano altro prima di passare al cinema o anche mentre lo facevano, per guadagnare”.

Francis Magnenot ha chiuso l’incontro commentando, “Non mi sento apolide rispetto alla gente ma rispetto all’epoca.”

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