"Dreamer", di John Gatins

“Dreamer” si ferma in bilico tra il restare nei confini della favola dove tutto ciò che vogliamo si avvera e l'andare oltre, nella realtà che forse non vuole vedere. Ecco perché, forse, sarebbe stato più credibile e sensato come pellicola d'animazione.

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C'è qualcosa che non torna nell'opera prima di John Gatins. E' chiaro che Dreamer sia una favola. La sceneggiatura funziona bene, e così gli attori – soprattutto Kristofferson, che dà vita alle scene migliori (quelle tra la protagonista e il nonno); Elisabeth Shue che regala al ruolo della madre una bellissima, consapevole leggerezza; Freddy Rodriguez credibile fantino messicano; Dakota Fanning che, coerentemente con i precedenti film da lei interpretati, oscura chiunque condivida l'inquadratura con lei e rappresenta perfettamente – fin troppo 'donna' nel rapporto con il padre – le fissazioni, il patetico e la testardaggine che rendono così tangibile il suo personaggio. E Dreamer presenta spunti interessanti, come la progressione del rapporto tra padre (Kurt Russell) e figlia raccontata attraverso l'evoluzione delle inquadrature: all'inizio, entrambi di profilo, con il campo/controcampo che svela il loro reciproco non mostrarsi completamente all'altro; poi faccia a faccia, di notte, quando il canale della comunicazione comincia finalmente ad aprirsi; infine insieme, nella stessa inquadratura, prima della grande corsa.
Qualche nota, però, stona. L'inquadratura (bellissima quella di Dakota Fanning dall'interno della stalla) è completamente votata alla recitazione, ma i rapporti tra i personaggi sono a volte troppo semplicistici. La partenza è ingessata, cade completamente (colonna sonora compresa) nel cliché preconfezionato del film americano per la tv. E soprattutto il tema centrale: qual è questo sogno? La famiglia che non c'è? Lo sfondo è, però, la rappresentazione di una famiglia che in America, e nella provincia dell'America, davvero non esiste. Oppure quello – superclassico e con sottofondo country – americano di un protagonista che riconquista pezzo a pezzo ciò che gli è stato tolto, ribalta le umiliazioni, vince? Per rappresentare questo si passa per eventi troppo improbabili (è davvero magico un cavallo che dopo una frattura vince la Breeders' Cup) e si trasforma una bambina in un'improbabile – a tratti inquietante – manager in miniatura. Allora cos'è Dreamer? La vittoria del solito individualismo made in USA, che premia il rischio e incoraggia il sogno economico? O una favoletta a lieto fine con cast stellare? Troppo ambiguo per mirare solo ai bambini, troppo schematico per colpire gli adulti, Dreamer si ferma in bilico tra il restare nei confini della favola dove tutto ciò che vogliamo si avvera e l'andare oltre, nella realtà che forse non vuole vedere. Ecco perché, forse, sarebbe stato più credibile e sensato come pellicola d'animazione.

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Titolo originale: id.
Regia: John Gatins
Interpreti: Kurt Russell, Dakota Fanning, Kris Kristofferson, Elisabeth Shue, Freddy Rodriguez, Luis Guzman
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 98'
Origine: USA, 2005

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