"Due per un delitto", di Pascal Thomas

La scomposta messa in scena degli elementi fondamentali di un film giallo non crea le condizioni per l'affiorare della tensione. Neanche le noiose cartoline dall'Alta Savoia riescono ad attirare lo sguardo. Non rimane che concentrarsi su Dussollier.

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

La curiosa Prudence si lascia trasportare dall'immaginazione. Le misteriosi frasi pronunciate dall'anziana Rose, ricoverata in una casa di riposo, le accendono la fantasia. E' così che la moglie di un ufficiale del controspionaggio in pensione parte per un viaggio un po' sconsiderato, alla ricerca del passato altrui e di quello proprio, sulle tracce di una donna apparentemente folle, di strane sparizioni di bambini, di dipinti inquietanti e dimore che nascondono inafferrabili segreti.
Peccato però che sparizioni, inquietudini e segreti rimangano tra loro sconnessi, divisi da una messa in scena che non crea le condizioni per far affiorare la tensione posseduta da ogni giallo che si rispetti. Nelle premesse, a partire dall'iconografia pubblicitaria, Due per un delitto dovrebbe appartenere proprio a quel genere, elettivo per un film tratto da un racconto di Agata Christie; ma Thomas imbastisce un canovaccio da commedia alla francese, salvo poi tentare il recupero con imbarazzanti espedienti da film horror e mescolando le carte della sceneggiatura, con l'inserimento di elementi da film poliziesco.
Il grado zero di scrittura cinematografica messo in piedi da Thomas annulla ogni possibilità di mantenere elevata l'attenzione; nel frattempo, le bellezze naturalistiche dell'Alta Savoia, complice l'invadenza di un effetto flou onnipresente che le diluisce in un artificioso e lattiginoso non-luogo, faticano a sostenere la concentrazione dello sguardo. Il quale è costretto a vagare casualmente tra le inquadrature, condensandosi infine sull'analisi dello scorrere del tempo su un corpo cinematografico come quello di André Dussollier. Svagato nella parte del marito comprensivo ed innamorato, sembra essere l'unico a divertirsi: forse perché le sue doti attoriali gli permetterebbero di rendere interessanti, per sé e per gli spettatori, anche le previsioni del tempo o gli avvisi radiofonici ai naviganti.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Titolo originale: Mon petit doigt m'a dit…
Regia: Pascal Thomas
Interpreti: Catherine Frot, André Dussollier, Geneviève Bujold, Laurent Terzieff, Valérie Kaprisky, Bernard Verley
Distribuzione: Medusa
Durata: 1h 45'
Origine: Francia, 2005

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array