È morto Shane McGowan

Si è spento a 65 anni lo storico frontman dei The Pogues. La sua vita è stata fortemente segnata dalle dipendenze e dagli eccessi, e raccontata più volte al cinema e attraverso una biografia

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Shane McGowan, il fondatore e storico frontman della band irlandese dei Pouges, si è spento la notte del 30 novembre. Nato il 25 dicembre 1957, il cantautore era malato da tempo di encefalia celebrale; oltre ad essere costretto dal 2015 in sedia a rotelle, a seguito di una brutta caduta che gli causò la rottura del bacino. Nella sua travagliata e movimentata vita McGowan ha combattuto anche con la dipendenza dall’eroina, tanto che l’amica Sinèad O’Connor lo fece incarcerare per proteggerlo dai problemi della dipendenza. “È un angelo vicino alla fine che ha bisogno di aiuto. È andato troppo lontano, ha raggiunto lo stadio in cui fisicamente non riesce a fermarsi per smettere di bere, si è provocato troppi danni”. Queste furono le sue parole.

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Shane McGowan è rimasto nei The Pouges fino al 1991, gruppo che poi decise di lasciare a causa dei problemi ingestibili causati dall’alcolismo e dagli eccessi. Nel 1992 fondò i Popes, tornando nei The Pouges annualmente per partecipare alle reunion del gruppo. Solo nel 2016 decise di rimettersi in sesto, quando venne ricoverato per dei seri problemi di salute. Con la sua band si fece le ossa suonando nei locali e nei pub di Londra e in Francia. Ma il successo lo raggiunse con il secondo album Rum, Sodomy And The Lash del 1985. Attraverso la loro attitudine punk, i The Pogues hanno sempre raccontato le persone più marginali della società riuscendo comunque a unire la tradizione musicale irlandese a un nuovo sound e portando la loro musica ad un pubblico parecchio ampio.

Era la nostra persona più bella, cara e amata”. Così la giornalista Victoria Mary Clarke ricorda McGowan, la moglie del cantante che ha anche raccontato la vita sregolata del frontman nella biografia Una pinta con Shane MacGowan. “Noi volevamo colpire duramente il pubblico nel cuore e nelle viscere – ha scritto – . Volevamo fargli sentire tutto ciò che una persona può provare strappandogli il cuore e facendoli ballare e scopare. Volevamo farli piangere, ridere, cantare”. La sua vita è raccontata anche nel bel documentario di Julian Temple (prodotto da Johnny Depp, attore/musicista da sempre amico di tante rockstar maledette) Crock of Gold – A few rounds with Shane MacGowan.

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