Elizabeth, di Roger Mitchell
Il documentario d’archivio sulla Regina Elisabetta è la celebrazione di una donna che ha segnato la recente storia occidentale. In sala da oggi a mercoledì 18.
Non è la prima volta che Roger Mitchell dirige un film incentrato su figure storiche e avvenimenti di spicco provenienti dalla storia angloamericana. Già nel 2012 ha diretto A Royal Weekend, un film che si occupava della relazione sentimentale tra il presidente degli Stati Uniti Franklin Roosevelt e la sua lontana parente Margaret Suckley, proprio in un periodo in cui Re Giorgio VI e la Regina Elizabeth Lyon visitavano lo stato di New York nel 1939. Un altro esempio di film riconducibile alla cultura britannica lo troviamo nel 2020 con Il ritratto del Duca, che mostra la storia di Kempton Bunton, un tassista che nel 1961 ha rubato un quadro di Francisco Goya dalla National Gallery di Londra.
Elizabeth è l’ultimo lavoro del regista deceduto nel 2021. Il film è un documentario che ricostruisce la vita della Regina Elisabetta II in occasione del Giubileo di Platino che si appresta a celebrare in questo periodo. Segue gli eventi in maniera non cronologica , interessandosi non tanto agli impegni istituzionali, seppur anch’essi trovano spazio durante il film, quanto agli aspetti più umili, riservati e intimi di un personaggio centrale per la storia contemporanea britannica e occidentale.
Sin da subito è sorprendente la gran quantità di materiale d’archivio che mostra una donna che discute amichevolmente con i suoi nipoti, o che imbarazzata poggia sul suo capo la corona reale. O ancora, impegnata a dover sorridere per ore in occasione di ogni incontro con i sudditi del Regno Unito e nei viaggi tra i numerosi Paesi del Commonwealth, accolta sempre in modo festoso. La sua figura si è inserita con forza il tessuto culturale occidentale a cavallo tra il 20° e il 21° secolo. Ci sono innanzitutto esempi musicali, con Paul McCartney che spiega la risonanza che la Regina ha avuto tra i giovani anche prima che acquisisse i più alti titoli reali. Il cantante la descrive come una bizzarra sex symbol che attrae milioni di persone, decisamente distante dall’aurea quasi trascendentale da cui è attraversata oggi. Sentir discutere la Regina in modo colloquiale è indiscutibilmente il pregio che maggiormente spicca, per un documentario che punta a costruire un affresco costituito da frammenti dei suoi momenti di vita, come lo stesso montaggio suggerisce, e prima ancora di una donna investita giovanissima da un incarico imponente.
Rimangono ugualmente fondamentali gli incontri con i vari Primi Ministri interni del Regno Unito, a partire da Winston Churchill, e con capi di Stato provenienti da tutto il mondo. A tal proposito, la Regina ha avuto modo di poter osservare da una posizione privilegiata i grandi cambiamenti all’ordine internazionale dell’ultimo secolo circa, dalla caduta del secolare impero britannico, alla storica uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea.
Elizabeth è un modo per celebrare una figura quasi unica nella storia, almeno per quanto riguarda la durata del suo reame, e capace di ottenere un consenso impressionante in gran parte del mondo occidentale. Tuttavia non nel modo più assoluto, come suggerisce una sequenza del film che mostra una visita poco apprezzata della Regina a Dresda, città tedesca distrutta dai controversi bombardamenti angloamericani del 1945.
Titolo: Elizabeth: A Portrait in Part(s)
Regia: Roger Mitchell
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 89′
Origine: UK, 2022