Fabrizio De André e PFM. Il concerto ritrovato, di Walter Veltroni

Un concerto unico, creduto perduto per 40 anni, torna al pubblico grazie a un attento lavoro di restauro e alle testimonianze di chi era presente quella sera. In sala da oggi al 19 febbraio.

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È il 3 gennaio 1979 e al Padiglione C della Fiera di Genova sta per svolgersi un concerto che entrerà nella storia della musica italiana: Fabrizio De André e la Premiata Forneria Marconi insieme sullo stesso palco.

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Nel docu-film Fabrizio De André e PFM. Il concerto ritrovato, Walter Veltroni (C’è tempo, I bambini sanno) ci riporta a quella sera attraverso le testimonianze di chi ha partecipato a un evento irripetibile, per poi offrire al pubblico la possibilità di assistere all’esibizione, filmata da Piero Frattari e restaurata da Matteo Ricchetti (restauro video), Paolo Piccardo e Lorenzo Cazzaniga (restauro e mix audio).

Nel farlo, Veltroni sceglie di essere quasi del tutto ‘invisibile’, lasciando che siano solo le voci di chi si trovava lì quella sera a raccontare e introdurre l’ideazione e lo svolgimento di quella serata e del tour.

A fare da co-testimoni sono i luoghi, che non fanno da semplice sfondo, ma hanno un ruolo attivo dato che richiamano l’impossibilità di tornare fisicamente indietro nel tempo, ma, allo stesso tempo, hanno la capacità di aiutare l’immaginazione dello spettatore a immergersi visivamente nelle parole di chi racconta.

Ne è un perfetto esempio il Padiglione C della fiera nel quale il pubblico viene introdotto da Antonio Vivaldi (Presidente della giuria del Premio Piero Ciampi), che quarant’anni prima attraversò quella stessa soglia come fan: il posto, ormai prossimo alla demolizione, appare vuoto e dimenticato in contrapposizione, a come descritto nei ricordi dello stesso Vivaldi, pieno e affollato.

Inoltre, per rafforzare l’idea di viaggio a livello simbolico, Veltroni fa intraprendere un viaggio fisico, a quattro dei protagonisti: Franz Di Cioccio, Patrick Djivas, David Riondino e Dori Ghezzi si trovano su un piccolo vagone bar di un vecchio treno (simbolo per eccellenza del viaggio nel cinema) e appaiono presi a parlare tra loro di quel tour del ’79, come se la mdp non fosse presente, ma stessero semplicemente ricordando insieme un vecchio amico.

A raccontare l’atmosfera di fine anni ’70 in Italia e il rapporto di lavoro con Fabrizio De Andrè, intervengono gli altri membri di quel “canta-gruppo”, come lo definì Di Cioccio: Franco Mussida, Guido Harari, Flavio Fremoli, Roberto Colombo, Lucio Fabbri  e Piero Frattari, che non era musicista, ma si occupò di filmare le varie tappe del tour.

È proprio grazie a quest’ultimo se abbiamo la possibilità di vedere il concerto del 3 gennaio: dopo essere state dimenticate in fondo a un archivio, le tre cassette Ubimatic che contenevano le riprese dell’intero tour stavano per essere mandate al macero ma, per fortuna, Piero Frattari lo venne a sapere e riuscì a recuperarle e tenerle al sicuro per quasi 40 anni.

Nella versione restaurata alle immagini dei musicisti sul palco si sovrappongono le parole delle canzoni, riportate nella grafia originale dell’autore, grazie al Centro Studi De Andrè dell’Università degli Studi di Siena, che ha concesso gli autografi originali conservati presso i loro archivi.

Questa scelta di esaltare il testo non è casuale: ciò che ha permesso di unire due universi musicali così distanti  è stata proprio l’importanza che la PFM riconosceva nella potenza dei versi di De André.

Infatti l’intento, riuscito, di dare forza alle parole con gli arrangiamenti musicali, ha datovita a una vera e propria collaborazione artistica, così come era già successo durante la registrazione in studio de La buona novella.

 

Regia: Walter Veltroni
Distribuzione: Nexo Digital
Durata: 90′
Origine: Italia, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4 (1 voto)
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