FESTIVAL DI ROMA 2010 – "The Poll Diaries", di Chris Kraus (Concorso)


Il film di Chris Kraus, proprio come lo straordinario Burke & Hare di John Landis, opera una sorta di vivisezione ante litteram del cadavere del ‘900 e lo fa con il bisturi dell’immagine cinematografica – nel caso di Landis attraverso una lucidissima commedia, in questo caso rifugiandosi in un poetico lirismo post-tarkoskiano –  e usando appunto il cinema, e l’arte tutta, come unica fonte di “vita” in un secolo che vedrà la “morte” a tutti i livelli come protagonista incontrastata

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The Poll DiariesLa guerra, l’arte e la scienza sono state le protagoniste assolute del ‘900. L’equilibrio socio/culturale che noi accettiamo oggi come modello unico di organizzazione politica è nato proprio all’inizio del secolo scorso, in un clima di profondissimi cambiamenti in ogni settore del sapere umano. Il cinema e la letteratura hanno raccontato spessissimo storie ambientate in quei travagliati anni, forse perché raccontare di un crocevia così importante della storia significa raccontare l’umanità nel momento più alto della sua espressione.

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Ecco, The Poll Diaries parla appunto di arte, guerra e scienza “antropomorfizzando” queste tre componenti nella straordinaria figura realmente vissuta della poetessa Oda Von Siering (una prozia del regista Chris Kraus) che da giovanissima fa ritorno alla sua terra natale, nella tenuta di Poll in Estonia, nell’immediata vigilia del primo conflitto mondiale. Proveniente dalla lontana Berlino dove ha trascorso la sua adolescenza, la ragazza si trova immersa in una regione di confine: un territorio dove russi, estoni e la vecchia aristocrazia tedesca convivono in un precario equilibrio, che proprio in quel fatidico 1914 sarebbe stato cancellato per sempre. Oda rappresenta l’anomalia, che come un teorema pasoliniano fa irruzione in questo equilibrio fragile e lo spazza via con la forza della sua umanità. Oda si scontrerà con il pre-nazismo scientifico rappresentato dal padre Ebbo Von Siering (un medico e scienziato), con l’immobilismo di una società che è restia al cambiamento (“niente cambia!” urla Ebbo) e infine incontrerà Schnaps, un ribelle anarchico ferito dall’esercito russo, accudendolo e forse innamorandosene. Imparerà a conoscerlo e con lui coltiverà la sua nascente passione per la poesia: straordinaria la sequenza di Oda che inscena un vero e proprio spettacolo teatrale per la sua famiglia, parlando semplicemente dei bacilli presenti in una goccia d’acqua: scienza e arte in lei convivono e si “illuminano” a vicenda.

Insomma, con la figura Oda Von Siering il cinema di Kraus fa nascere il ‘900, in uno straordinario caleidoscopio di immaginiThe Poll Diaries che da un lato rendono al meglio il sentimento di paura e precarietà che congela ogni movimento, e dall’altro fanno esplodere tutto il represso universo emozionale che la società post-ottocentesca ancora teneva compresso. Il film segue quindi un suo strano ritmo interno, fatto di calcolate lentezze e di dirompenti aperture ogni volta che la guerra irrompe minacciosa. C’è insomma una genuina fiducia nell’immagine cinematografica come primigenia portatrice di testimonianza e cambiamento in questo film: la piccola tenuta di Poll, costruita lungo la costa, è il laboratorio dove il nuovo sta per nascere. Nuovo nelle sue accezioni più positive, nonché nei suoi più tragici atti premonitori. E il film di Kraus, insieme allo straordinario Burke & Hare di John Landis, opera una sorta di vivisezione ante litteram del cadavere del ‘900 e lo fa con il bisturi dell’immagine cinematografica – nel caso di Landis attraverso una lucidissima commedia, in questo caso rifugiandosi in un poetico lirismo post-tarkoskiano   e usando appunto il cinema e l’arte tutta (Oda che dopo la tragica morte di Schnaps si sentirà finalmente una vera poetessa) come unica fonte di “vita” in un secolo che vedrà la “morte”, a tutti i livelli, come protagonista incontrastata.

 

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