FILM IN TV: "La donna scimmia" di Marco Ferreri

Un film in cui Ferreri profonde un gioco perverso e sottile, continuamente in bilico tra umanità e cinismo, tra crudeltà e sentimento, con un Tognazzi, come al solito, superlativo. Martedì 30 agosto ore 1:30 Rete 4.

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L'ape regina, La donna scimmia, Marcia Nuziale, L'udienza, La grande abbuffata, Non toccare la donna bianca, sono tutti film di quell'accoppiata "malefica" del cinema italiano degli anni '60 e '70 che riuniva l'estro di uno dei grandi mattatori della commedia all'italiana, Ugo Tognazzi, e la genialità un po' perversa ma terribilmente pungente di Marco Ferreri, uno degli autori più controversi e meno osannati del nostro cinema. Non sono film celebratissimi (forse, La grande abbuffata…), eppure rappresentano uno squarcio lucidissimo del cinema italiano di quegli anni, tra i pochi che ebbero il coraggio e la forza di andare oltre i clichè del cinema "di sceneggiatori" che caratterizzò gli anni d'oro della commedia nostrana.

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Ne La donna scimmia, film del 1963, il gioco di Ferreri è tutto sul concetto di "normalità" e, per contrappunto, su quello di "mostruoso". Ma mentre la società tende a caratterizzarsi per dei giudizi precisi e univoci, il cinema di Ferreri cercava di lavorare sull'ambiguo, sul rovesciamento, su punti di vista "diversi". E così questo personaggio di Antonio (Ugo Tognazzi) all'inizio ci appare come un uomo che ha superato i vecchi concetti e tabù, e non ha alcun timore o disgusto a "scoprire" il volto della donna pelosa trovata in un convento. Ma poi scopriamo che in realtà il suo progetto è del tutto interessato: Antonio se la porta con sé per esibirla come fenomeno da baraccone e farci dei facili guadagni. Ma anche qui, in un rapporto di crudeltà esplicita, non possiamo non notare come la donna, pur in questo sfruttamento, trovi una sorta di "felicità", qualcuno che si occupi finalmente di lei, che se ne curi. Insomma un po' alla volta tra la donna scimmia (Annie Girardot) e Antonio nasce qualcosa, fino a che questo rapporto si concretizza addirittura nel matrimonio, unico modo "legale" per l'uomo di tenere con sé la donna per lavorarci assieme. E quanta felicità sembra giungere quando Maria aspetterà un bambino: per un attimo la coppia sembra aver trovato uno scopo, con Ugo che già pensa di utilizzare anche l'eventuale "bambino scimmia" nello spettacolo. E quanto dolore vero nella morte del piccolo, e il pianto alla perdita della compagna. Infine sembriamo assistere a una sorta di riscatto dell'uomo: va con decisione a "riscattare" i corpi della moglie e del figlio dal museo al quale sono stati incautamente donati. Un impeto d'orgoglio "per dargli degna sepoltura cristiana"… Invece troviamo nel finale Antorio che esibisce in pubblico le "creature" imbalsamate…


Gioco perverso e sottile quello di Ferreri, continuamente in bilico tra umanità e cinismo, tra crudeltà e sentimento, con un Tognazzi, come al solito, superlativo.


 


LA DONNA SCIMMIA di Marco Ferreri
con Ugo Tognazzi, Annie Girardot, Achille Mejeroni, Elvira Paoloni
Italia 1964 (100')
Martedì 30 agosto ore 1:30 Rete 4

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