FKFF 21 – L’alienante realtà del lavoro in Corea del Sud

Un nostro percorso all’interno delle visioni del Florence Korea Film Festival 2023. Abbiamo visto anche il film vincitore dell’edizione, il bellissimo Netx Sohee di July Jung

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Questo Florence Korea Film Festival ci ha parlato molto del cinema coreano e dei suoi due lati ambivalenti, che proseguono paralleli nel raccontarci il presente. Da una parte il contemporaneo salto nel mondo dei media, dell’opinione pubblica, del true crime, del feticcio per le storie di assassinii e conferenze stampa (Confession di Yoon Jong-Seok, Remember di Lee Il-Hyung). Dall’altra l’universo dei giovani che non ce la fanno, a seguire i propri sogni. Il divario generazionale è ancora troppo grande, perché la Corea sta crescendo (verticalmente) troppo in fretta e dopo il boom economico dell’ultimo decennio ai millennials non resta più nulla da costruire, ampliare e non resta tempo per sognare di fare il lavoro scelto, di vivere ballando o serenamente con la propria famiglia.

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I confini, gli idiomi e gli status sono pressanti. Ecco i titoli che restituiscono il vuoto esistenziale dato dalla velocità nel diventare adulti, trovare lavoro, guadagnare, (non) essere considerati più dei falliti; farcela insomma.

Basterà l’amore tra i due 29enni Kyung-Hak e Hye-Jin a sconfiggere la società e il pensiero comune, secondo cui bisogna smettere di sognare a occhi aperti di fare il poliziotto e guadagnare concretamente? Basterà a non farsi rimproverare da una madre che ti tratta come se di anni ne avessi 12 e non 29? Through My Midwinter di Oh Seong-ho prova ad esplorare questi dilemmi. Il motorino che lui acquista dall’amico fidato, lo stesso che passa giorni interi negli Internet Cafè, è già scaduto, è da buttare. Quel motorino servirà a Kyung-Hak per effettuare le consegne da rider. E se chiamano da un palazzo di infiniti piani e l’ascensore per i non residenti è rotto, toccherà farsi quei diciannove piani a piedi, perché non è tollerabile vivere al di sotto di una certa fascia di reddito, si è outsider.

Curioso come il sogno di Hye-Jin sià quello di lavorare per l’ente governativa per il turismo. Anche le sue amiche restano estasiate all’idea di un posto fisso, come se ormai l’identità la fa il tuo ufficio, il tuo stipendio, i soldi che riesci a dire di aver guadagnato quel mese.  Questo dramma è ottimo nel metterci di fronte una corsa sfrenata al materialismo, che finirà per lasciare da parte ogni emozione, fino a svuotare i protagonisti (tristissimamente) di ogni traccia di sentimento, di amor proprio e reciproco.

Se Hye-Jin in Through My Midwinter sognava di fare la guida turistica, A Tour Guide di Kwak Ewn-Mi parla proprio di questo impiego. Ma è un tema solo di facciata. La protagonista infatti è una disertrice nordcoreana, che è perennemente controllata dal sorvegliante, una sorta di garante-grande fratello in continuo contatto con lei. I confini sono da superare per fuggire dalla dittatura, ma dentro quella dittatura c’è casa sua. C’è il ricordo di una famiglia felice, che non verrà mai rimpiazzato da un buon lavoro o dalla possibilità di fare carriera. A Tour Guide è l’eccellente esempio di un racconto poliglotta che seppur restando sospeso nella tratta Casa/Luogo di lavoro si muove fluidamente tra Cina, Germania, Sud e Nord Corea, Taiwan.

A vincere il 21esimo Florence Korea Film Festival è l’incredibile Netx Sohee di July Jung (una delle protagoniste della masterclass K-Woman). E non c’è da sorprendersi. Il fulcro di questo grande film, che ci auguriamo di vedere riproposto anche qui in Italia ha da insegnarci moltissimo. Sohee è una liceale, che per un percorso di inserimento nel mondo del lavoro gestito dal suo liceo finisce a occupare la scrivania di un call center. Ed ecco che Sohee, promettente ballerina, la vediamo muoversi liberamente (e cadere, certo) nella palestra all’inizio del film. Questa immagine chiuderà la sua triste storia, perché in essa è racchiusa il senso dello spazio scomparso che a lei serviva per vivere. Questo spazio lo vediamo trasformarsi in qualcosa di opprimente e deteriorante dentro l’ufficio in cui è stata piazzata.

Next Sohee è un minuscolo frammento di racconto che lentamente e subdolamente diventa una frana, fino a investire e sommergere una certa tendenza della società dentro cui vive la protagonista, una società piena di aspettative fallaci. La sua depressione è una guida che la porterà addirittura a sparire in un certo punto del film, per poi essere rimpiazzata dalla controparte Yoo-jin, la detective incaricata di occuparsi del suo caso.

Anche Yoo-jin dovrà fare i conti con tutto quello che la società richiede, e districare il filo nascosto che lega Sohee e la sua scomparsa con il mondo dell’impiego; sarà un indagine più angosciante che altro. Come mai nessuno parla degli effetti che causano gli orari d’ufficio ai giovanissimi dipendenti? Come mai nessuno denuncia i soprusi (intangibili) nei posti di lavoro? Perché le aziende insabbiano sempre le prove che uniscono la depressione e il suicidio di un impiegato ai ritmi martellanti della competizione nell’ambito del libero mercato?

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