Future Film Festival 07 – "Biancaneve" e i geniali percorsi dell'animazione di ieri

Il capolavoro disneyano compie 70 anni e il festival gli rende omaggio attraverso le sue fonti d'ispirazione: un percorso appassionante nell'animazione del passato, che mostra anche quanto radicata fosse la storia nell'immaginario dell'epoca

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Per una manifestazione come il Future Film Festival, che dichiaratamente guarda al domani, il rapporto con il passato è comunque significativo, soprattutto se articolato nell'ottica di riscoperta e riconsiderazione dell'animazione che da sempre costituisce uno dei punti fermi dell'evento bolognese: da questo punto di vista l'intelligente programma è stato capace di alternare, alla proposta dei più recenti lungometraggi, anche un serio omaggio al film fondativo di un intero immaginario, ovvero Biancaneve e i sette nani di Walt Disney che, uscito nelle sale americane nel lontano 1937, si ritrova adesso a festeggiare i 70 anni d'età. L'omaggio si è articolato attraverso un percorso curato da Carlo Mauro e Mario Serenellini: il primo ha infatti raccolto una serie di cortometraggi e contributi che seguono letteralmente l'evoluzione dei concetti che in Biancaneve hanno trovato compiuta espressione. Dalla creazione di personaggi negativi, come poteva essere il lupo di Three Little Pigs (1933), all'interazione fra uomo e natura di Little Hiawatha (1937), fino alle sperimentazioni sull'uso espressivo della profondità di campo di The Old Mill (1937): Tre Silly Symphonies che denotano a dovere come l'azzardato approdo di Disney al lungometraggio fosse tutt'altro che improvvisato, ma, al contrario, fu perseguito attraverso una poetica dei piccoli passi che hanno poi fortificato il lavoro compiuto dagli animatori nella creazione del celebre capolavoro animato. D'altronde la storia di Biancaneve era ai tempi molto conosciuta se addirittura gli irriverenti e geniali fratelli Fleischer ne avevano composto, nel 1933, una deliziosa parodia con protagonista Betty Boop (Betty Boop's Snow White), pure inclusa nell'omaggio. La carrellata si è poi conclusa con la proiezione di alcuni estratti dal film di Disney, fra i quali spicca la scena tagliata della cena con i nani alle prese con la zuppa preparata da Biancaneve, e i trailer delle varie riedizioni cinematografiche.

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A ulteriore testimonianza di quanto radicata fosse la fiaba nell'immaginario dell'epoca è poi giunta la proiezione del raro film "live" Snow White  (1916), di J.Searle Dawley, che si dice fu visto da Disney in gioventù, istillando in lui il desiderio di portare la vicenda in animazione. Creduto perduto per anni, il film è stato di recente ritrovato a Burbank e restaurato, e traduce su schermo una pièce teatrale che aveva ottenuto grande consenso a Broadway. Le differenze con il classico disneyano sono comunque tali da non poter parlare di "modello" in senso stretto: alcuni effetti speciali di puro stampo melièsiano non inficiano una certa qualità realistica della vicenda, che segue in maniera abbastanza pedissequa il testo originario dei fratelli Grimm condensando comunque l'intera vicenda in 63 minuti di durata: viene a mancare così il rapporto tra la protagonista e i sette nani, condensato in pochi passaggi e reso paritetico a quello che Biancaneve ha con le ancelle di corte. In ogni caso sono presenti elementi che Disney deve avere poi filtrato con la sua sensibilità: un gusto alquanto esibito per la gag fisica (si veda l'evasione del cacciatore dalla prigione insieme ai figli), una certa tendenza alla tipizzazione e la presenza del mondo animale come referente della sensibile fanciulla (un canarino è infatti il suo simpatico compagno d'avventura). La copia vista a Bologna era accompagnata da un commento musicale preparato dallo stesso Serenellini, che montava sulle immagini d'epoca canzoni odierne, creando un effetto stridente che in più punti faceva storcere il naso, pur non disperdendo l'importanza del recupero e la forza intrinseca della pellicola.

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