FUTURE FILM FESTIVAL 2004 – Anteprima de "Il ritorno del Re", atto finale della trilogia de "Il Signore degli Anelli"

Con l'anteprima nazionale dell'atto finale della saga de "Il Signore degli Anelli", "Il Ritorno del Re", il Future Film Festival si congeda dalla stampa e dal suo pubblico dopo aver strenuamente combattuto per mantenere Bologna all'altezza delle città che amano il Cinema e lo alimentano di incontri importanti.

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Quando si attende con impazienza il termine di una storia, il traguardo di una competizione,  il pagamento di una parcella… ed il ritardo si protrae anche di poco,  si diventa nervosi e mal disposti a pazientare  ulteriormente.

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Ieri sera alla sala 1 del cinema Capitol di Bologna quando le luci si sono spente e il pubblico, in fibrillazione per l'attesa de Il ritorno del Re,  era pronto  anche a tollerare un piacevole  cortometraggio  a sorpresa annunciato dai direttori della manifestazione,  le prime immagini viste sullo schermo sono state quelle di un'orripilante serie di promo commerciali assolutamente insostenibili per la loro bruttezza  e certamente dannosi (visto che era una serata di gala) per l'immagine tutto sommato positiva data da questa edizione 2004 del Future Film Festival; insopportabili a tal punto che dalla sala si è levato un sonoro e condivisibile "Basta!". Effettivamente non si può accettare da un Festival che promuove il futuro della tecnologia attraverso incontri con i più rappresentativi esponenti dell'animazione mondiale, un prodotto assolutamente dozzinale e dilettantesco che abbia oltretutto la pretesa di appartenere al genere pubblicitario. Se il FFF vuole crescere in tutti i suoi reparti è bene che abbandoni l'indulgenza verso certe derive produttive che appartengono  (indegnamente)  al quarto mondo e dando della città,  una volta di più, l'immagine di un luogo dove si gioca hobbysticamente  con le produzioni cinetelevisive (Istituzioni come La Cineteca a parte). O perlomeno gli si dedichi una sezione a parte intitolata "primi passi"…


Terminata questa piccola ma significativa tortura visiva,  finalmente è venuta l'ora della spada, della magia, dell'Armageddon. L'ora del Ritorno del Re!


Dopo i primi titoli di testa appaiono due volti sconosciuti,  due facce da hobbit. Uno di essi in realtà è lo schizofrenico Smigoll/Gollum i cui tratti non sono ancora quelli digitali del mostriciattolo che abbiamo imparato ad amare nella puntata precedente, ma quelli ugualmente e straordinariamente espressivi del bravissimo Andy Serkis che per la prima volta vediamo con fattezze umane, pardon, hobbitesche, e che presto verrà di nuovo "matchato", ricoperto,  dalle le elaborazioni grafiche della Weta, la casa di produzione degli effetti speciali digitali del film,  per essere ricondotto nel ruolo di anonimo scheletro umano dell'avido adoratore del "tesoro", il miserabile Gollum. Dopo questa piacevole sorpresa il film prosegue con una discreta lentezza  sino all'intervallo,  dando la sensazione di rispettare la consuetudine che vede inciampare molti ambiziosi racconti cinematografici in quella che definiremmo la pericolosa palude del terzo atto,  cioè quella parte di film ove si riconducono i fili dell'intreccio verso la soluzione finale. Infatti i primi commenti fatti dagli spettatori tra uno stiramento di membra e una fila per il pop-corn avevano tutti come comune denominatore la mancanza di sorpresa, e il confronto con il secondo atto della saga che è apparso a tutti decisamente migliore anche per gli effetti speciali più curati. Presa l'aria necessaria e abbassata la temperatura corporea a livelli umani il pubblico si è preparato alla seconda fase della maratona di tre ore e un quarto.


Con un po' più di brio e di tensione si giunge finalmente al momento della distruzione dell'anello e della vittoria del bene sul male. Si tira tutti un sospiro, taluni un rantolo, di sollievo e ci si appresta proseguire con l'epilogo della vicenda che vede tornare i nostri amati hobbit alle loro case ed a una vita più tranquilla. A questo punto per chiudere i conti con tutti, il buon Jackson,  regista il cui nome è ormai inserito a pieno merito nella storia dello silverscreen,  si inerpica in una matriosca di finali che ricordano la comparsa indiana interpretata da Peter Sellers nell'esilarante Hollywood Party che,  nonostante i ripetuti colpi di fucile non si decideva a esalare l'ultimo respiro. Pazienza.


In questo finale l'unico vero grande momento che riassume in sé la forza e il significato della saga di Tolkien è quello che vede Frodo e Sam scampati alla morte guardarsi lungamente negli occhi scambiandosi quell'intimo patto di fratellanza proprio di chi ha sul cuore le cicatrici di una grande sofferenza vissuta in comune. Fine. Il male è sconfitto.


Dopo quasi dieci ore di film, era ora! E ora?


Il pubblico in uscita dalla sala spera in un'altra saga, un altro meraviglioso affresco di guerra e di eroi. Il Future Film Festival in un altro evento di richiamo pari a questo per la prossima edizione.


Noi personalmente,  andiamo su Internet a ordinare ad Amazon.com un bel DVD di Bill Plympton.

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