"Gli astronomi", di Diego Ronsisvalle

Ronsisvalle ha scoperto, nella trasposizione del libro del padre e in questa storia vera, la struttura del fiabesco. Forse però proprio quell'essenza straniante che accompagna tutto il film, non consente di sfruttare al meglio le potenzialità noir che la storia custodirebbe.

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"…Chi spegnerà il firmamento? A noi piacciono le stelle con le loro imprecisioni…"
Tratto dal libro di Vanni Ronsisvalle, padre di Diego, sembra essere questa frase l'ispirazione massima del primo lungometraggio del regista, dopo un intenso apprendistato nel documentario, negli spot pubblicitari e nella fiction televisiva.
Nel 1843 due scienziati del Nord Europa, di confessione Luterana, giungono in Sicilia con lo scopo di realizzare su commissione una meridiana, un orologio solare nella cattedrale di Acireale. Quest'opera avrebbe regalato prestigio e avrebbe favorito il processo di indipendenza richiesto, per liberarsi dal controllo del vescovato di Catania.
Il danese Peters ben presto viene lasciato solo dal suo collega Wittelsberg, non prima che quest'ultimo confessi enigmatiche giustificazioni per l'inaspettata partenza.
Stranezze e sospetti avvolgono la città; in più, i canonici sarebbero decisi a falsare il tracciato della meridiana, risultato di un rigoroso calcolo matematico, perché appunto va a cadere proprio su una misteriosa lapide.
Poteri forti, occulti e ombrosi, come le figure che si stagliano sulle vetrate dei palazzi nobiliari, partecipano al "gioco" dell'inspiegabile. La meridiana va spostata di qualche centimetro, l'orologio non sarà perfetto, ma almeno resterà occultato il mistero sotterraneo.
Turbato nella sua etica luterana e di scienziato, Peters si spinge verso la verità nascosta. Il tunnel che conduce all'innominabile è lungo e tortuoso, ma alla fine di esso sarà svelato l'arcano: "imperfezioni" genetiche di feti mostruosi, venuti al mondo da rapporti tra consanguinei e conservati da un ricercatore pazzo. Ma c'è di più: la vergogna è nascosta in un armadio senza scheletri ma zeppo di vesti succinte, in cui corpi di donne "sposate a Dio" peccavano di notte in orge sataniche. Guai a scoperchiare il marcio e l'inganno; loro, i fedeli, non capirebbero.
Diego Ronsisvalle, romano di origini siciliane, dopo aver avuto, tra l'altro importanti collaborazioni con Woody Allen e John Woo, ha scoperto, nella trasposizione del libro del padre e in questa storia vera, la struttura del fiabesco. Forse però proprio quell'essenza straniante che accompagna tutto il film, non consente di sfruttare al meglio le potenzialità noir che la storia custodirebbe.
La meridiana, oggetto così in intima relazione con il tempo e con la luce, abbaglia gli aspetti  geo-spaziali della terra siciliana e dei personaggi che vi approdano. Non vi è il dialetto del posto a caratterizzarne l'intreccio, minimi sono gli esterni e Peters, alias Paolo Bonacelli, in realtà fa fatica a evocare terre baltiche.
A proposito, il cast è di tutto rispetto. Due su tutti: Marisa Fabbri, l'ambizioso  Stupendo (il monsignore), un magico elfo, in ansia per l'imminente nomina a vescovo; Laura Betti (la pavoncella), una bizzarra aristocratica, ormai costretta a letto da una malattia, che con una sorte di bacchetta conduce il gioco illusionistico delle frivole apparenze e dei "legami pericolosi", al centro di una piccola corte adorante di nobili, decaduti nello spirito.
L'impressione ad un certo punto è quella dell'abuso dell'esperienza teatrale degli interpreti. La forza della parola che guadagna il "primo piano", con la scienza da un lato e il crocifisso dall'altro a contendersela, spesso "teatreggia" eccessivamente; senza contare particolari "lungaggini" nei dialoghi con qualche caduta di tensione recitativa.
Ma in fondo, "E se avessero avuto ragione 'loro' a tutelare dallo scandalo le anime semplici? E io dovrò invecchiare nel dubbio che neanche la scienza con i suoi calcoli esatti dia certezze?", così dice Peters, ormai anziano e tornato in Patria, nella quiete malinconica di un paesaggio polare, dove i colori sono più tenui e sfumati.

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Regia: Diego Ronsisvalle
Sceneggiatura: Diego Ronsisvalle
Fotografia: Maurizio Calvesi
Montaggio: Cecilia Pagliarini
Musiche: Marcus Jr
Scenografia: Manuel Giliberti
Costumi: Chiara Valentini
Interpreti: Paolo Bonacelli, Marisa Fabbri, Nicola Di Pinto, Laura Betti
Produzione: D2r Produzioni
Distribuzione: Stazione Marittima
Durata: 95'
Origine: Italia, 2002

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