Home cinema – "L'allenatore nel pallone", di Sergio Martino

In verità la pellicola in questione è un corpo più anomalo, girato in anno in cui la "commediaccia" stava sparando i suoi ultimi colpi. Non sono poi moltissimi i punti di contatto col genere. Manca la velata morbosità vista più volte (e di cui Sergio Martino ha saputo fare buon uso nei suoi primi gialli para-argentiani, assolutamente da recuperare)

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L'ALLENATORE NEL PALLONE

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REGIA: Sergio Martino


SCENEGGIATURA: Franco Verucci, Romolo Guerrieri, Sergio Martino, Lino Banfi


INTERPRETI: Lino Banfi, Liciana Lentini, Giuliana Calandra, Camillo Milli, Stefano Davanzati, Stefania Spugnini, con la partecipazione di Gigi Sammarchi e Andrea Roncato


PRODUZIONE: Filmes International, Dania Film National


DURATA: 98'


ORIGINE: Italia, 1984


DISTRIBUZIONE: Federal Video


FORMATO VIDEO: DVD


DVD EXTRA: biografia del regista e degli interpreti; commento del regista; intervista a Francesco Graziani; reportage "L'altra metà del pallone"


AUDIO: dolby digital 5.1; dolby digital 2.0


SOTTOTITOLI: italiano per non udenti


FORMATO: 1,85:1 anamorfico


AREA: 0

Continua la coriacea linea della Federal Video, fedele alla riproposizione in dvd del filone "pecoreccio" (ma nel catalogo si possono trovare anche b-movie d'azione o del terrore) che nell'arco di un decennio hanno saputo marchiare un'epoca fino a travalicarla, eccederla, continuare a vivere di vita propria nei passaggi notturni sulle reti Mediaset (con ascolti ogni volta sorprendenti) o in improvvisate serate goliardiche a lume di vhs. E' ormai difficile affrontare questa materia incandescente di cui è stato detto di tutto e il contrario di tutto, nel bene e nel male, anche perché in effetti di tutto vi è passato: pressapochismo produttivo e sagace mestiere industriale, visioni sciatte ed aggressive incursioni immaginifiche, scontate imperfezioni dello script e libere esplosioni di corpi attoriali inquietanti ed inventivi (in fondo il lavoro verbale e fisico dei personaggi di Banfi, Vitali e Buzzanca ha una sua peculiare autonomia), adeguamenti sociologici ed emersioni di latenze tipicamente italiane. Italiana è anche l'aderenza a certe movenze da commedia negli opportunismi e le ipocrisie dei personaggi, italiana è anche l'ossessione corporativa che ha portato ad affrontare i mondi di più categorie professionali (una malattia oggi esplosa nelle fiction sulle forze dell'ordine) e tra presidi, infermiere, professoresse, assistenti sociali e militari d'ogni grado non poteva non imbattersi nella religione ufficiale di uno stato devoto al Pallone. In verità la pellicola in questione è un corpo più anomalo, girato in anno in cui la commediaccia stava sparando i suoi ultimi colpi (tanto che Banfi di lì a tre anni si dedicherà quasi esclusivamente al piccolo schermo). Non sono poi moltissimi i punti di contatto col genere. Manca la velata morbosità vista più volte (e di cui Sergio Martino ha saputo fare buon uso nei suoi primi gialli para-argentiani, assolutamente da recuperare, come Lo strano vizio della signora Wardh e I corpi presentano tracce di violenza carnale). Non c'è neanche un richiamo ad atmosfere provinciali che avevamo potuto riscontrare in uno dei pochi film italiani sul calcio, Il persidente del Borgorosso Football Club con l'Albertone nazionale o nel successivo Ultimo minuto diretto da un malinconico Pupi Avati. Qui si entra direttamente nel circo mediatico dell'epoca e si fanno interagire i personaggi con i protagonisti dell'epoca. Icona su icona. Così Oronzo Canà, il folkloristico mister esperto di bi-zona e moduli 5-5-5, è una rievocazione del sanguigno Oronzo Pugliese e la sua figura funge spesso da cerniera per una sfilata di calciatori (Graziani, Pruzzo, un "bimbesco" Ancelotti, Damiani, Spinosi) che fa sorridere (l'effetto nostalgia) ma anche pensare: oggi un'operazione del genere sarebbe più inutile, vista l'inflazione televisiva, o impossibile, visti i proibitivi diritti d'immagine del singolo giocatore?


Tra gli extra segnaliamo un'intervista a Francesco/Ciccio Graziani, attualmente allenatore in C2 della squadra aquilana del Montevarchi. Un affettuoso e dimesso omaggio per un trascinatore d'altri tempi, uno che Pato, il fratello di latte di Falcao, soprannominava nelle sue radiocronache locali "Pelè bianco" per glorificare uno dei maggiori protagonisti della storica rimonta della Roma di Eriksson, poi franata sulla buccia di banana chiamata Lecce. Per gli stoici un interminabile commento del regista sotto le immagini del film (quindi 98'!), stimolato, si fa per dire, dal figlio del produttore Marco Ponti. Oltre alla tipica aneddotica da set è divertente per le frequenti amnesie di Martino che fatica a ricordare date e nomi a seguito delle varie stimolazioni mnemoniche indotte dalle varie situazioni delle sequenze che passano

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