Il mio Rembrandt, di Oeke Hoogendijk

Un documentario sulla passione dell’arte e sulla dedizione all’opera di Rembrandt che ha un bel ritmo e sa appassionare. Da oggi in sala per Nexo Digital.

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Abbiamo conosciuto Oeke Hoogendijk per avere diretto The New Rijksmuseum che, nata come una specie di serie TV, ha avuto anche una versione cinematografica uscita nel 2014 nel circuito distributivo in cui raccontava i dieci anni necessari per la ristrutturazione del famoso museo di Amsterdam. Vi è, quindi, tra la regista, diplomatasi a Utrecht, e il racconto dell’arte e dei suoi luoghi, un’affinità e disponibilità naturale. Una versatilità che trova conferma in questo nuovo film realizzato nel 2019.
Il mio Rembrandt sa cogliere aspetti segreti e privati dei collezionisti, o di chi più semplicemente è attratto dalla pittura del grande artista olandese e non sa fare a meno di istituire un rapporto intimo e privilegiato con l’opera d’arte. Il film eccelle nella ricerca del particolare che faccia riconoscere al mercante e studioso d’arte una tela, un disegno, finora di autore sconosciuto e finalmente da potere attribuire al geniale pittore. In questa tensione che contiene il tema dell’indagine, Il mio Rembrandt sa diventare un film ricco di quella sotterranea e necessaria tensione, che attraverso la ricerca dell’invisibile dettaglio che diventi prova definitiva dello spirito artistico del pittore, tiene desta l’attenzione dello spettatore introdotto dalla Hoogendijk nei retrobottega delle gallerie, negli accessi limitati delle vite degli studiosi e degli appassionati d’arte.
Ma il film sa anche narrare il privato assoluto che riguarda il personale rapporto con l’opera di Rembrandt, come accade per il nobile scozzese Duca di Buccleuch che, in possesso di un’opera del maestro che ritrae una donna che legge, reinventa una stanza più intima nella quale godere a pieno del rapporto con l’opera poiché, secondo le sue stesse parole, il dipinto è una delle presenze più importati della casa.
Quel privato rapporto con l’opera che anche il banchiere Eric de Rothschild ci racconta. I due dipinti di Rembrandt, che possedeva in comproprietà con il fratello, sono stati messi in vendita per fare fronte alle tasse da pagare. Questa iniziativa ha innescato una dura contesa, che ha sfiorato l’incidente diplomatico, tra il Rijksmuseum e il Louvre. Entrambi i musei, infatti, per ragioni diverse volevano diventare i nuovi proprietari dei due dipinti che ritraggono i coniugi Marten Soolmans e Oopjen Coppit. È in questa fascinazione del tratto pittorico, della capacità rappresentativa attraverso la continuità della pennellata che ridisegna il profilo di una gorgiera, che l’opera di Rembrandt raccoglie non solo consensi, ma raddensa passioni, raccontando un mondo anche in una sorta di modernità ante litteram che sconvolge i termini di una classicità secentesca.
Oeke Hoogendijk sa dosare i tempi, spesso, grazie ad un sapiente montaggio alternato, dentro il quale si sviluppano le storie che sta seguendo, conferendo al racconto la sospensione tipica dell’attesa, o cogliendo l’emozione di chi, come Jan Six, sa di avere scoperto un altro dipinto da attribuire alla mano del maestro olandese. Il mio Rembrandt, che resta un documentario sulla passione dell’arte e sulla dedizione all’opera dell’artista che porta al dissidio o alla perdizione nella sua forma ossessiva, è, dunque, un film che attraverso le coordinate di un racconto che nulla ha della fiction, sa appassionare lo sguardo dello spettatore e lavorare sul dettaglio come forma, applicabile anche al cinema, per distinguere il buono dal cattivo, l’opera meritevole di attenzione da quella che tali attenzioni non merita. Una lezione che insegna allo sguardo la giusta direzione dell’atto del guardare.

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Titolo: Mijn Rembrandt 
Regia: Oeke Hoogendijk
Distribuzione: Nexo Digital
Durata: 97’
Origine: Olanda, 2019

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.6
Sending
Il voto dei lettori
5 (1 voto)
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