Dopo il “catastrionfo” dello scorso anno, eccezionale neologismo ghezziano, per l'edizione targata 2007 ghezzi & Co. hanno pensato bene di interrogarsi sull'“afterlife”, l'immortalità dell'immagine/del cinema/del mondo, e attraversare territori ulteriormente perigliosi. Per chi è reduce dalle scorie sempre nefaste del Lido l'approdo a Procida rappresenta un tranquillo porto ove ritemprare lo spirito: niente divi, fotografi, veline, giornalisti & critici sempre a lamentarsi, ragazzette a caccia di star&autografi, polemiche politiche e tutto quello che da sempre connota i festival ad alto tasso di spettacolarità. Procida è tutt'altro, è oltre, è cinema allo stato puro, emozione senza infezione, o forse è proprio l'infezione stessa del cinema a prenderti e a non lasciarti più. Solo qui si riesce davvero a lasciarsi andare, a concedersi anima e corpo alla sala, all'utero cinematografico; solo qui il cinema sembra respirare senza ansimare, forse perché non è schiacciato e tirato da tutte le parti ma dotato di vita propria, autonoma.

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E poi quale altro festival dà la possibilità di incontrare e di confrontarsi con registi come Koji Wakamatsu, Roger Corman, Frederick Wiseman e Dana Ranga: in un ring senza arbitri né regole, un flusso continuo di “cinemi” attraversa il Procida Hall, l'unica sala di questo stralunato festival, durante le famigerate jam-session, spazi di cinema incontaminato e incontrollato.

Per tutto questo (e tanto altro…) non ce la sentiamo davvero di mancare a questo festival e di abbandonarci al vento del cinema…

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