Kung Fu Panda 4, di Mike Mitchell e Stephanie Stine

Un quarto capitolo deludente sotto ogni punto di vista. La magnificenza dei primi due capitoli della saga sembra esaurita, lasciando il posto a una progressione scarna e pigra

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Dopo la sua militanza da Guerriero Dragone nella Valle della Pace, ora Po è costretto dal Maestro Shifu ad effettuare il passo successivo: diventare la guida spirituale. Ma il panda non è convinto di questo grande cambiamento che sta per investirlo e fa di tutto per restare al suo posto. Difatti preferisce stare sul campo di battaglia, per combattere sfoggiando le sue coreografiche mosse. In questo quarto capitolo Po viene affiancato da una giovane volpe, Zhen. Sarà per i due un viaggio verso la “metropoli”, alla ricerca della maga, La Camaleonte, che brama al potere assoluto rubando dai precedenti antagonisti di Po le loro doti Kung Fu.

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Nell’incipit assistiamo al rebranding del locale di Ping (l’oca padre adottiva di Po) che propone una rivisitazione del posto legandolo al franchise del Guerriero Dragone. Ed è curiosa la scelta di sfiorare il tema della svendita promozionale, quasi a voler citare l’enorme mercato collaterale dei gadget delle stesse case di animazione … Questa critica velata è tipica dei prodotti firmati Dreamworks, peccato che l’accenno si ferma a quei pochi istanti e l’ironia matura che propone la vediamo spegnersi immediatamente.

Un ulteriore segno distintivo della casa di produzione, fondata da Steven Spielberg, David Geffen e Jeffrey Katzenberg nel 1994, è questa strana tendenza nell’allungare troppo le saghe di successo a fronte del riscontro positivo di pubblico e critica. Per fare un esempio basti pensare a quelladi Shrek – anch’essa vittima di superflui sequel che intaccano, a lungo andare, la genialità e la spontaneità dei primi capitoli.

Kung Fu Panda 4 è una continuazione della saga che già dai primissimi istanti pone dei dubbi sulla sua effettiva utilità. Perché qui il viaggio in stile buddy movie è un modello scontato e troppo debole, specialmente se confrontato con la magnificenza dei primi due capitoli. In questo quarto film tutto sembra così assopito e superfluo, e nell’avanzata di Po e Zhen nulla smuove la curiosità dello spettatore.

In questo Kung Fu Panda la mancanza di ispirazione è palpabile. Perché oltre l’assenza dei Cinque Cicloni – personalità troppo importanti dell’universo narrativo per essere ignorati a questo punto del racconto -, il resto dei personaggi con cui Po e Zhen vengono in contatto appaiono vuoti e senza una reale carica emotiva intima: come appartenenti allo sfondo piuttosto che alla materia drammaturgica. Anche la villain, La Camaleonte, non provoca sussulti o reali stimoli. La conclusione è già scritta nella storia che prosegue indisturbata, infarcita di gag superficiali e infantili. E la battaglia finale non restituisce un minimo dello spettacolo animato cui dovrebbe tendere un film che si professa wuxia fino al midollo.

Anche il passaggio tecnico dell’animazione in Kung Fu Panda 4 sembra inutilmente spoglio. Non c’è una singola novità nella resa degli sfondi, dei paesaggi, degli interni e nemmeno del character design. Il livello resta ancorato a dei semplicistici trucchetti base (lo split screen, per citarne uno) il cui apporto è ignorabile in ogni sua manifestazione. Insomma, Kung Fu Panda 4 dopo questo ritorno sembra un franchise che decade vertiginosamente capitolo dopo capitolo, che ha esaurito ogni slancio vitale. Difficile immaginare un ritorno in grande stile dopo questo quarto film molto deludente.

Titolo originale: id.
Regia: Mike Mitchell e Stephanie Stine
Voci originali: Jack Black, Awkwafina, Jackie Chan, Viola Davis, Dustin Hoffman, Ke Huy Quan, James Hong, Bryan Cranston, Ian McShane, Seth Rogen
Voci italiane: Fabio Volo, Carlo Valli, Alessia Amendola, Laura Romano, Oliviero Dinelli, Paolo Marchese, Fabrizio Pucci, Francesco Pezzulli
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 94′
Origine: USA, 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
1.5
Sending
Il voto dei lettori
3.25 (4 voti)
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