La programmazione di Fuori Orario da oggi al 26 novembre

Il primo film di Lucio Fulci e l’ultimo di Blake Edwards. E poi Philippe/Louis Garrel, Ryūsuke Hamaguchi e Filmmaker Festival.

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CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

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Domenica 20 novembre dalle 2.30 alle 6.30

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

I MILLE OCCHI (DI LUCIO FULCI)

L’enigma della commedia (1)

a cura di Lorenzo Esposito

I LADRI

(Italia, 1959, b/n, dur., 82′)

Regia: Lucio Fulci

Con: Totò, Armando Calvo, Giovanna Ralli, Enzo Turco, Giacomo Furia, Fred Buscaglione

Esordio alla regia di Fulci con un film da lui stesso definito “ibrido” e “incompreso”. Per dirigere questa vecchia sceneggiatura di Nanni Loy, Fulci riuscì a convincere personalmente Totò a recitare nel film.

Joe Castagnato soprannominato Elsewhere, cioè “Altrove”, a causa degli ingegnosi alibi che si procura, viene dichiarato indesiderabile negli Stati Uniti e rispedito a Napoli dove, in regime di sorvegliato speciale, dovrà vedersela col solerte e furbo commissario Gennaro Di Sapio della “QdN sezione CNF”. L’FBI informa il commissario Di Sapio che il Castagnato vuole recuperare una refurtiva di ventimila sterline d’oro che vengono ritrovate nascoste nella marmellata di ananas da un ladruncolo che si arrangia insieme alla moglie sarta, il cognato parcheggiatore abusivo ed il nonno rincitrullito. La banda costringe Castagnato ad entrare in affari con loro, ma Castagnato cambia strategia: mentre lui si procura un alibi, incarica tre scalcagnati ladri di rubare le sterline d’oro dai magazzini del porto per poi venderle ad un camorrista che le ripulirà. Il piano fallisce ed il custode dei magazzini muore, così i tre ladri si ritrovano con nulla in mano. Ma il piano di Castagnato era un altro: rubare dalla cassaforte del camorrista il contante per il riciclaggio delle sterline. A questo punto il film diventa una corsa acrobatica fra inganni e doppie identità. Alla fine avrà però ragione di tutto il commissario Di Sapio della Questura di Napoli sezione ‘cca nisciuno è fesso! (“QdN sezione CNF”).

IL FIGLIO DELLA PANTERA ROSA                

(Son of the Pink Panther, USA/Italia, 1993, col. dur., 88’)

Regia: Blake Edwards

Con: Roberto Benigni, Herbert Lom, Claudia Cardinale, Shabana Azmi, Debrah Ferentino, Robert Davi, Mike Starr, Nicoletta Braschi

Ultima regia di Blake Edwards e ultimo capitolo della saga dell’ispettore Clouseau (Peter Sellers), di cui Benigni interpreta il figlio illegittimo.

La principessa Yasmin del Lugash viene rapita nelle acque territoriali francesi al largo della costa di Nizza da terroristi guidati da un mercenario di nome Hans per costringere suo padre ad abdicare Il commissario di polizia Dreyfus ha il compito di risolvere il caso della principessa rapita. Mentre indaga sulla sua scomparsa nel sud della Francia, ha uno scontro con i rapitori e un gendarme locale, di nome Jacques Gambrelli. Gambrelli apre il bagagliaio del furgone del rapitore e inconsapevolmente spia la principessa che crede sia la sorella dell’autista in viaggio verso l’ospedale. Hans si rende conto che Gambrelli ha visto la principessa nel retro del suo furgone e manda i suoi scagnozzi a ucciderlo. Dreyfus segue il maldestro Gambrelli e lo salva. Quindi porta Gambrelli a casa sua dove vive con sua madre Maria che Dreyfus riconosce come sospettata in un caso di omicidio 30 anni fa. Durante l’incontro casuale con Maria, Dreyfus apprende da lei che Gambrelli è in realtà il figlio illegittimo del defunto ispettore Jacques Clouseau. Quando gli uomini di Hans tentano di piazzare una bomba sotto casa Gambrelli, la portano invece a Dreyfus che viene ferito e mandato in ospedale. Mentre Maria decide di stare accanto a Dreyfus ferito all’ospedale per vederlo guarire, Gambrelli decide finalmente di partire per salvare la principessa Yasmin…

 

Venerdì 25 novembre dalle 1.35 alle 6.00

IL CINEMA È ANCORA TUTTO DA FARE – FILMMAKER FESTIVAL 2022

a cura di Fulvio Baglivi

WHEN THERE IS NO MORE MUSIC TO WRITE, AND OTHER ROMAN STORIES

(Francia-Italia, 2022, col., dur., 59’)          PRIMA VISIONE TV

Regia: Eric Baudelaire

Ultimo film di Eric Baudelaire, cineasta e artista visivo di cui Fuori Orario ha già mandato in onda alcuni lavori, tra cui Anabases e The Ugly One, When There is no More Music to Write nato a Roma dall’incontro del regista con il musicista d’avanguardia Alvin Curran.

Partendo da una lunga intervista a Alvin Curran, che dagli anni ’60 ha scelto di vivere a Roma, il film racconta il periodo pieno di vita culturale e attivismo sociale dell’Italia degli anni ’60-’70, una stagione che si chiude tragicamente con il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro nel 1978. Curran parla di quanto quell’energia e quel desiderio di trasformazione e libertà siano stati la base della sua ricerca musicale e abbiano influenzato l’estetica dei suoi progetti, a partire da Musica Elettronica Viva. Baudelaire intreccia storie e leggende della Città Eterna alle parole del musicista con uno stile, come sempre originale, che guarda all’estetica di quegli anni.

Il film è stato presentato in anteprima mondiale al festival internazionale di Villa Medici a settembre a Roma.

FILMMAKER FESTIVAL 2022

(Italia, 2022, col., dur., 10’ ca)

L’edizione 2022 del festival milanese nato nel 1980 presentata da Luca Mosso. Quest’anno sono presenti a Milano Bela Tarr, Zelimir Zilnik, si vedranno gli ultimi film di Fred Wiseman e Losnitza, tra le tante proposte un omaggio a Mark Rappaport nella sezione Fuori Formato.

MAKONGO                                          

(Argentina-Italia, 2020, col., dur., 75′)

Di: Elvis Sabin Ngaïbino

Opera prima presentata in anteprima a Filmmaker Festival 2020 e prodotta da Daniele Incalcaterra, cineasta a cui il festival ha dedicato una retrospettiva.

Il “makongo” è il bruco che i pigmei raccolgono nelle foreste, l’oggetto di scambio con il quale pagare un’istruzione per sé e per i più giovani della comunità. “La scuola è importante, ci unisce oltre le differenze. Per questo dovete motivare i vostri figli, anche se vengono discriminati in quanto pigmei” dicono Albert e André, pigmei Aka nella Repubblica Centrafricana, la cui “missione” è quella di terminare i propri studi e fare in modo che il maggior numero di bambini vi riesca.
Mossa dal bene collettivo, quella di Albert e André è quasi una lotta contro i mulini a vento in una realtà dove tutto ha un prezzo, e il loro popolo è vittima di discriminazioni.

BLU                                                       

(Italia, 2018, col., dur., 20’)

Di: Massimo D’Anolfi e Martina Parenti

Cortometraggio degli autori di Spira Mirabilis e Guerra e pace che a Filmmaker 2022 presentano un nuovo lavoro intitolato Una giornata nell’archivio di Piero Bottoni.

Blu racconta un viaggio notturno e sotterraneo all’interno della TBM (Tunnel Boring Machine), il macchinario utilizzato per scavare i tunnel e le metropolitane di tutto il mondo.

La partenza della TBM da una stazione e il suo arrivo all’altra, segnano le tappe del film, un passaggio che va dal buio del lavoro sottoterra all’approdo in stazione, quando la rottura della paratia libera i lavoratori dalle viscere della terra e dalla loro notte infinita. Lo sguardo del film è ricolto ai luoghi normalmente inaccessibili e invisibili e mostra l’indissolubile legame tra uomini e macchine, tra alta tecnologia e lavoro manuale, tra sicurezza e paure ancestrali, tra casualità e programmazione. Blu è un omaggio a tutti i lavoratori invisibili.” (Massimo D’Anolfi e Martina Parenti)

ULTIMINA                                     

(Italia, 2020, col., dur., 63’40’’)

Regia e montaggio: Jacopo Quadri

Con: Ultimina Capecchi

Riproponiamo il film di Jacopo Quadri, presente a Filmmaker con Siamo qui per provare, film firmato con Greta De Lazzaris (qui autrice della fotografia), presentato all’interno di Giornate degli autori all’ultima Mostra del cinema di Venezia.

In una famiglia povera di mezzadri toscani, nacque oltre ottant’anni fa Ultimina, che doveva essere l’ultima di tanti figli ma che fu seguita dalla sorellina Finis. Ultimina ha il dono della parola limpida e l’amore per il racconto. Ci immerge con l’aiuto di fotografie di famiglia nel suo passato difficile. Si è sposata giovane, suo marito beveva e il suocero la picchiava. Ultimina è ancora arrabbiata perché erano gli uomini a imporre le regole e non fa nulla per temperare la sua natura ribelle.

Ritratto di una donna forte e ritratto di un’epoca.

 

Sabato 26 novembre dalle 1.10 alle 7.00

RACCONTI (MORALI) DELL’AMORE E DEL CASO

a cura di Roberto Turigliatto

IL GIOCO DEL DESTINO E DELLA FANTASIA 

(Guzen to sozo, Giappone, 2021, col., dur., 121’, v. o. sott., it.)

Regia e sceneggiatura: Ryusuke Hamaguchi

Con: Kotone Furukawa, Kiyohiko Shibukawa, Katsuki Mori, Aoba Kawai, Ayumu Nakajima, Hyunri, Shouma Ka

Il gioco del destino e della fantasia anticipa di qualche mese Drive My Car, selezionato in Concorso al Festival di Cannes e premiato agli Oscar, e che Fuori Orario presenterà prossimamente, insieme a un  altro film del regista, Happy Hour.

Mentre Drive My Car è tratto dai racconti di Haruki Murakami, Wheel of Fortune and Fantasy è basato su una serie di appunti originali scritti da Hamaguchi per dei possibili racconti che invece, sviluppati, sono poi diventati la sceneggiatura del film. La traduzione letterale del titolo originale giapponese è “Caso e immaginazione”.

Il film è suddiviso in tre episodi, che ruotano ciascuno intorno a un personaggio femminile. Come tre movimenti di un brano musicale, raccontano le storie di un triangolo amoroso inaspettato, di una trappola di seduzione fallita e di un incontro che nasce da un malinteso. Il film costruisce poco a poco un organismo unico che riflette sulle nozioni di tempo e spazio e che culmina nel contesto fantascientifico dell’ultimo episodio. Coincidenza, destino, scelta, rimpianto: sono loro i veri protagonisti del film.

“All’inizio avevo diverse bozze di racconti. Li mettevo in sequenza a partire da quello che ritenevo più adatto ad aprire il film, e infine li trasformavo nella sceneggiatura vera e propria. Ricordo che i Six contes moraux di Éric Rohmer erano romanzi prima di diventare la sceneggiatura vera e propria. Non ho pensato di fare qualcosa di simile, però, perché non ero molto attratto dall’idea di scrivere dei veri e propri racconti.” (…) Trovo straordinaria quella scintilla irripetibile che si crea ad ogni ripresa. Trovo che gli attori abbiano una parte dentro di loro che si stanca sempre di più ripetendo una sequenza, mentre un’altra parte, al contrario, brilla. Penso che la ragione per cui non perdono quella scintilla fino alla fine potrebbe essere perché hanno interiorizzato la lettura. Poi, con il taglio finale, cerco di mettere insieme quelle scintille.” (cit. tratte da “The power of the word”, Interview with Ryusuke Hamaguch, film parlato, n. 16)

L’UOMO FEDELE  possibilità di trasmettere in doppio audio simulcast            

(L’Homme fidèle, Francia, 2018, col., 73′)

Regia: Louis Garrel

Con: Louis Garrel, Laetitia Casta, Lily-Rose Depp

Marianne e Abel si amano e vivono insieme, almeno fino a quando Marianne non lascia Abel perché aspetta un figlio da Paul, il miglior amico di Abel. Marianne lo sposerà presto e lui deve andarsene, in fretta. Abel non oppone resistenza e se ne va come fosse niente.  Nove anni dopo, il cuore di Paul si ferma. Abel e Marianne si rivedono al funerale. Gli ex amanti si riavvicinano e sembra rinascere l’amore di un tempo ma sorgono imprevisti nuovi ostacoli con la comparsa di Eve e Joseph…

“L’uomo fedele è Abel, che accetta tutto ciò che Marianne dimostra di avere in serbo per lui. Ma l’uomo fedele è lo stesso Louis Garrel: fedele al cinema di suo padre Philippe e fedele a un’estetica, quella della Nouvelle Vague, sempre più minoritaria nella produzione francese. (…)

Nel mettere in scena questa tragedia per tre personaggi Garrel sceglie la commedia, e tinteggia di ironia ogni singola situazione, lavorando con sottile intelligenza sugli spazi e sui tempi, di silenzio e di battuta. Il suo film guarda con insistenza dalle parti del padre, e forse non potrebbe essere altrimenti. Ma se il dono della brevità e l’asciuttezza dell’esposizione sembrano arrivare direttamente per linea filogenetica, la messa in scena del giovanissimo Joseph – il figlio di Marianne e Paul – e la volontà di trovare una nuova vicinanza con i personaggi, testimoniata da quegli eleganti zoom che sovente annullano lo spazio con gli attori, appartengono anche all’armamentario poetico di Truffaut”. (Raffaele Meale, “Quinlan”, 4 ottobre, 2019)

LA JALOUSIE                   

(Francia, 2013, b/n., dur., 73′, v.o. sott.it)

Regia: Philippe Garrel

Con: Louis Garrel, Anna Mouglalis, Esther Garrel, Olga Milshtein, Rebecca Convenant

Louis è un trentenne, attore di teatro di povere condizioni, che lascia la moglie Esther e la piccola figlia Charlotte per vivere con la sua nuova compagna Claudia in un piccolo appartamento ammobiliato.   Un tempo Claudia era un’attrice promettente, ma da anni non riesce a ottenere una parte. Louis ricorre inutilmente alle sue conoscenze per cercare di farla scritturare. Louis continua a frequentare la figlia, con cui ha un rapporto di tenera complicità che coinvolge la nuova compagna.  Inesorabilmente l’amore tra Louis e Claudia diventa impossibile. Claudia ormai non sopporta più la convivenza nell’appartamento, finisce per tradire il compagno e lasciarlo…

“Il film racconta la relazione che mio padre (Louis Garrel) ebbe con una donna quando io ero bambino e l’impegno di farmi crescere gravava sulle spalle di mia madre. Ammirando l’amante ho fatto inconsciamente ingelosire la mia madre esemplare. Ecco l’origine di questo film contemporaneo: mio figlio Louis che interpreta mio padre quando quest’ultimo aveva trent’anni.” (Philippe Garrel)

Garrel è uno degli autori più amati da Fuori Orario, fin da quando J’entend plus la guitare, da poco presentato a Venezia, fu subito conosciuto dagli spettatori televisivi grazie a enrico ghezzi. Con piccoli tocchi e variazioni sui temi dell’impossibilità dell’amore, della fragilità dei rapporti, delle alte solitudini, Garrel ha raggiunto negli anni la decantazione più pura e assoluta della sua arte di travestire l’intima autobiografia con i suoi fantasmi perenni, l’incommensurabile densità e semplicità del cinema delle origini. Primo film di una trilogia amorosa di cui fanno parte i due film successivi: L’ombre des femmes e L’amant d’un jour.

GELOSI E TRANQUILLI

(Episodio del film Provvisorio quasi d’amore, Italia, 1988, col., dur.,17’)

Regia: Enrico Ghezzi

Con: Enrico Ghezzi, Simona Buonaiuto, David Riondino

“Corto lewisiano interpretato e diretto da Enrico Ghezzi con tutti i tic del suo corpo”. Con queste poche parole Marco Melani descriveva l’unico film in pellicola di Enrico, parte di un film collettivo con sette cortometraggi di registi allora più o meno esordienti, tra cui Bruno Bigoni, Silvio Soldini, Kiko Stella.

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