Lasciami andare, di Stefano Mordini

Una ghost-story a tratti affascinante che non ha però il coraggio di lasciarsi davvero andare. Troppo ingolfato di dettagli, non si libera della sua pesante gabbia narrativa. Fuori Concorso

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C’è una soglia invisibile tra il mondo dei vivi e quello dei morti. In Lasciami andare non sembra esserci distinzione. È un film popolato da fantasmi in una Venezia umida e spettrale, che potrebbe arrivare da Nicolas Roeg di A Venezia…un dicembre rosso shocking o da Paul Schrader di Cortesie per gli ospiti. Mordini è tra i pochi cineasti italiani a catturare l’anima thriller della città lagunare. Non si sofferma a contemplare il luogo. Lo filma con tracce documentaristiche, un po’ come la provincia di Ravenna in Provincia meccanica o Piombino in Acciaio. Poi lascia galleggiare i personaggi. Li fa apparire all’improvviso. Sono reali ma anche visioni improvvise.

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Marco e Anita stanno per avere un bambino. L’uomo non si è però ancora ripresa dalla drammatica  morte di Leo, il suo primogenito avuto dall’ex-moglie Clara. Improvvisamente però il passato ritorna. Una donna, Perla, che è andata ad abitare nella casa dove è avvenuta la tragedia, lo cerca insistentemente. Sostiene infatti di sentire la voce di un misterioso bambino che sta tormentando il figlio e pensa che si tratti proprio di Leo.

Tratta dal romanzo You Came Back di Christopher Coake, l’opera di Mordini è un anomalo ghost-story che non ha poi il coraggio di lasciarsi veramente andare. Non si fida delle atmosfere efficaci che sta creando, non si dilunga nei pedinamenti, non lascia sempre libero Stefano Accorsi tra le calli e i cantieri. Lasciami andare mette troppa carne al fuoco, tra gruppi di sostegno, medium e si ingolfa di parole, tra anime che sopravvivono al corpo e le visioni del passato con che si riattivano con il contatto fisico. Disperde un bel potenziale perché non riesce a farsi trascinare dal genere. Cerca invece una tortuosa analisi dell’elaborazione del lutto e della crisi di coppia, sacrifica il bel personaggio di Serena Rossi permettendole di esprimere il suo talento soprattutto quando canta nei locali. In più presenta il lato mystery del personaggio di Perla interpretato da Valeria Golino ma poi ha necessità di rivelare troppo quando bastava anche la scena in cui la donna veniva chiamata dal direttore dell’hotel Danieli.

Le parti migliori di Lasciami andare, oltre alla buona prova di Stefano Accorsi, sono quelle in cui riprende forma il trauma del tragico evento. Anche se poi entrano in gioco dettagli che non avevano bisogno di essere specificati. Non si capisce perché anche un film astratto e onirico come questo senta il bisogno di spiegare troppe cose e non lasci andare lo spettatore per conto suo.

 

Regia: Stefano Mordini
Interpreti: Stefano Accorsi, Valeria Golino, Maya Sansa, Serena Rossi, Lino Musella, Antonia Truppo
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Durata: 98′
Origine: Italia, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.91 (11 voti)
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