Lo sposo indeciso, di Giorgio Amato

Commedia felicemente fuori dagli schemi canonici, con tanti spunti interessanti se pur in alcuni frangenti tende ad esaurire l’incantesimo della farsa e della parabola esistenziale.

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Un professore di filosofia morale (non mortale…) si invaghisce di un’inserviente dell’università a tal punto da volersela sposare. Lui viene da un matrimonio finito male e lei, molto più giovane, ha perso la testa per l’intellettuale ateo. Sembra davvero la storia raccontata da sempre, dentro il contesto di una commedia brillante con tutti i personaggi al posto giusto, dal prete napoletano dalla battuta pronta, all’anziana perpetua con il sesto senso per i malefici. Il professore (Gianmarco Tognazzi) è totalmente lontano dal mondo della promessa sposa, ragazza di un quartiere romano con la terza media e incapace di distinguere la dieresi da una diuresi. Ad un passo dall’altare, scoppia un violento ed inaspettato temporale, la sposa cade dalle scale e allo sposo sopraggiunge una diabolica incontinenza. Scappando nel bagno della casa canonica praticamente non riesce più a smettere di urinare e a nulla valgono gli aiuti della figlia di primo letto e del suo testimone, l’antropologo titolare di cattedra negli Stati Uniti, in totale disaccordo per quest’unione considerata dallo stesso quantomeno avventata e maldestra.

In quel bagno, come in una stanza di ospedale, si susseguono l’assistente invaghita del professore, i futuri suoceri (Ornella Muti, Francesco Pannofino) un endocrinologo (Giorgio Colangeli) di passaggio in attesa di celebrare il funerale della moglie, il cane Spinoza, la cugina della sposa infermiera. Sembra profilarsi un simposio scientifico, filosofico, medico, antropologico, magico, con lo sposo sul water: Pinocchio al cospetto dei luminari dottori a sentenziare sulla salute compromessa del malato o presunto tale. Se lo sposo non smette di urinare salta tutto. E se fosse un malocchio a causare questo? Dalla prima scena in cui si vede Claudia Gerini che interpreta la fattucchiera Cecilia, famosa in tutto l’etere, il dubbio sale. Ma il prof non può sconfessare l’intera sua esistenza professionale e morale, appunto, condividendo incursioni occulte e sortilegi non contemplati dalla ragione umana. L’epilogo non è consolatorio, come esigerebbe il registro canonico, e gli sviluppi narrativi che condurranno alla definizione della storia non sono certamente retorici e scontati.

L’autore Giorgio Amato, scrittore, attore e regista, al suo terzo lungometraggio, dopo Il ministro (2015) e Oh mio Dio! (2018), mostra davvero tanta energia e conoscenza nel trattare determinato materiale soprattutto a livello di scrittura. In alcuni frangenti però perde il controllo della messinscena, nel senso che sembra voler strafare, mostrando alcune strozzature nell’intreccio, mentre in altri eccede in forzature interpretative e di caratterizzazione dei personaggi, più evidenti in determinati passaggi della sceneggiatura. È una farsa? Una parabola esistenziale dentro la romantica quanto improbabile unione? Si sfilacciano le parti, ma nella sgangherata forma il contenuto resta assai ricco di spunti interessanti, anche quando cresce la sensazione, come ne “L’incredulità di San Tommaso”, stampa del quadro di Caravaggio affissa sul water, che il confine si faccia inevitabilmente più labile tra l’incredulo spettatore, il quale idealmente infila il dito nel costato di Gesù, e l’indeciso professore perché proprio non può accettare che vedere sia sempre credere.

 

Regia: Giorgio Amato
Interpreti: Gianmarco Tognazzi, Ilenia Pastorelli, Stefano Pesce, Francesco Pannofino, Ornella Muti, Claudia Gerini, Giorgio Colangeli, Mimmo Ruggiero, Morena Gentile, Giulia Gualano, Giselda Volodi, Giulia Elettra Gorietti
Distribuzione: Europictures
Durata: 98’
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3
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Il voto dei lettori
2.07 (67 voti)
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