Il pattume di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo, se sullo sterminato immondezzaio non stessero premendo, al di là dell’estremo crinale, immondezzai d’altre città, che anch’esse respingono lontano da sé le montagne di rifiuti. Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto da crateri di spazzatura, ognuno con al centro una metropoli in eruzione ininterrotta.
Italo Calvino, “Leonia”, da Le città invisibili

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– Papà, è arrivato l’uomo della spazzatura…
– Digli che non ne vogliamo…
Groucho Marx

Guardare Materia fuori posto se non ad altri scopi serve almeno a fare comprendere, nelle ininterrotte epifanie del suo racconto fatto di sole immagini, la globalizzazione del tema dei rifiuti e della loro pervasiva presenza nella vita dell’uomo. Evidenzia la loro, nostra, impreparazione di fondo, tranne casi rari e isolati, di gestire con efficacia un tema che ha a che fare non solo con il solito “mondo pulito”, quanto, invece, con una coabitazione forzata che ci obbliga a galleggiare su un permafrost di materia fuori posto, che è il modo per definire i rifiuti e quello adottato dal regista austriaco per il suo film.
Il suo giro intorno al mondo parte dall’Austria per continuare in Nepal, Maldive, Svizzera, Stati Uniti, Grecia e Albania. Un lungo peregrinare per terra e per mare, discariche e fumi, e in mezzo gli uomini, tra la diossina che si sprigiona dalla combustione dell’immondizia e chi in quel ciarpame cerca la sopravvivenza. Per mare e per neve, per spiagge da sogno dove tutto sembra pulito, intoccabile, cristallino, dove, invece, dietro l’angolo di una spiaggia incontaminata si nasconde un letto di plastica e cartone, rifiuti da smaltire che invadono il mare e che al primo mattino viene ripulito da addetti ai resort.

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Il cinema di Nikolaus Geyrhalter assomiglia a quello di Michael Glawogger immaturamente scomparso, un cinema che mostra più che risolvere – d’altra parte non è questa la funzione del cinema? – un lavoro di ricerca sul tema di una globalizzazione alla quale non si sfugge che è stato pure nelle intenzioni di Glawogger. Intimamente apocalittico – Che terribile oracolo: l’”usa e getta” come canone fondamentale della nostra società! Scriveva Alex Langer già nel 1992 – Materia fuori posto destabilizza le sicurezze, rende incerte le preconizzazioni e materializza la struttura solida di un ciclo produttivo di materia fuori posto che non ha confini, non ha censo e non fa distinzioni. L’unica differenza è la visibilità, il povero vede e al benestante/ricco la visione è risparmiata, ma gli effetti sono gli stessi sia nella ricca Austria con i campi già dedicati all’agricoltura densi di velenoso percolato, sia per il povero carrettiere del Nepal che a mani nude tratta i rifiuti conferiti alla meglio dai suoi compaesani.
Materia fuori posto diventa cinema contemplativo utile a conoscere e rimettere in circolo idee per spezzare un altro ciclo tutt’altro che benefico che con la sua globalizzazione fisica ha inondato la Terra travolgendo uomini, bestie e fiori.

Titolo: Matter Out of Place
Regia: Nikolaus Geyrhalter
Distribuzione: Mescalito Film
Durata: 100’
Origine: Austria, 2022

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