Musica e macchine: Pop X e l’algoritmo

Anal House, l’ultimo disco di Pop X, è stato realizzato con l’ausilio delle IA: un passo avanti verso la musica algoritmica e generativa. Poter scegliere è davvero l’utimo intervento umano rimasto?

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Davide Panizza, fondatore insieme a Walter Biondani del gruppo – o collettvo – Pop X, è un musicista trentino classe ’85 che nel panorama contemporaneo si è fatto notare per il suo stile unico e personale, grazie alla capacità di mescolanza dei generi (che tocca l’elettronica, dance, pop rock e molto altro). Nel corso della sua discografia (Lesbianitj, Musica Per Noi, Enter Sandwich) spiccano anche le ottime qualità nella scrittura, che somiglia a un flusso libero dadaista; nella scelta apparentemente casuale di parole, piuttosto trasformate in materia evocativa. Nella scelta di continuo rinnovamento dei componenti, il progetto Pop X (anche se più volte Panizza stesso con questo nome d’arte si riferisce a se stesso, come al suo alter ego) lascia spazio a una libertà nel creare i dischi, ognuno diverso dal precedente e dal fortissimo imprinting indie. Un ulteriore aspetto da considerare nel modo che il musicista/gruppo ha nell’esprimersi è la dimensione live, alla quale viene dedicata una particolare attenzione.

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Come già accennato nello scorrere della discografia ci si rende conto di come perpetuamente il sound cambi, cresca e si modelli attorno alle esigenze artistiche che in quel momento premevano agli autori. E dal suo esordio il punto più interessante, di rottura, sembra arrivare attraverso l’ultima creazione: Anal House – che viene dopo Enter Sandwich del 2021. In quest’ultimo si avvertiva già un accenno a quello che Pop X avrebbe saputo portare con Anal House – uscito il 5 maggio -, fatto di suoni e composizioni armoniche estranianti ma in qualche modo dritte, aliene e che sembrano assumere un senso solo con l’arrivo del drop.

Anal House (che col titolo sembra citare Animal House di Landis) è sicuramente un disco unico nel suo genere – finora. Creato interamente da Davide Panizza e il software Max/MSP (un ambiente di sviluppo per la musica e la multimedialità), il disco ha una marcatissima anima house. L’autore (quello umano) racconta di come il disco nasca, dopo anni di pratica con il programma, da una lunghissima sessione di improvvisazione. Quindi il lavoro decisivo si trasforma nella scelta del materiale da includere e quello da scartare. Anal House sembra quindi nascere da una sfida per Pop X, in tutto e per tutto. Poi, a rendere le cose maggiormente interessanti, il musicista sceglie di mettere in mezzo anche una patch (l’aggiunta di un programma esterno) di composizione algoritmica, procedurale e generativa con il software Max/MSP.

Parallelamente il musicista in occasione dei live legati ad Anal House inizia a mostrarsi con una maschera di alluminio, che nasconde il suo volto umano – come se ormai le IA ci avessero tolto anche questo: la riconoscibilità antropomorfa sta lentamente sfumando verso un qualcosa di ancora non propriamente delineato (come i goffi tentativi di Midjourney nel creare volti, mani e corpi)

È la voce di un castrato finito dentro l’imbuto anale dell’html, in grado solo di bestemmiare Dio e nominare l’Ano nelle sue variopinte declinazioni”. Così Pop X descrive Anal House in un intervista per Billiboard Italia.

Siamo davvero giunti a un nuovo inizio della musica generativa e algoritmica? Questo disco poliedrico e sperimentale sembra suggerirci di sì. Indubbiamente dobbiamo aspettarci ulteriori esempi di questa ibridazione uomo-macchina; frequentata dai Daft Punk e sogno mai realizzato appieno dei Kraftwerk. Noi ci limitiamo a riportarvi l’inizio di una vecchia intervista per Creem proprio al gruppo tedesco, realizzata dal leggendario critico rock Lester Bangs nel ’75 che recita: “In principio fu il feedback: le macchine che parlavano per conto loro, rispondendo ai presunti padroni con grida di protesta. Gradualmente, gli umani impararono a gestire il feedback, o perlomeno così credevano, e il passo successivo fu l’introduzione di forme di distorsione e suoni artificiali più raffinati, nella forma dei sintetizzatori, anche questi presumibilmente controllati dagli umani”.

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