Animal House, di John Landis

Distrugge le convenzioni senza un motivo specifico ma per il divertimento di farlo ed è ancora uno dei film più spontanei e meno ambiziosi di tutti i tempi. C’è mai stata una commedia più irriverente?

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Animal House (1978) ha imposto un nuovo canone alla commedia ma il doppiaggio italiano della sua prima sequenza tradisce il timore che il pubblico non fosse ancora preparato. Le goffe matricole Kroger e Dorfman provano ad entrare nella prestigiosa confraternita universitaria degli ΩΘΠ. Dopo le cordiali presentazioni, la biondissima e perfida Babs Jansen li deride di nascosto e li paragona a Gianni e Pinotto. Così, la traduzione occulta i termini inglesi di schiappa (whimp) e ciccione (blimp) nel tentativo di ridurre la battuta verso un riferimento più familiare allo spettatore. L’archetipo del grasso e dello smilzo stava per evolversi in una nuova declinazione che doveva essere ancora metabolizzata.

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Ovviamente, la nostra platea non poteva avere molta confidenza né con le pubblicazioni di National Lampoon né con la trasmissione televisiva Saturday Night Live. Inoltre, i film comici erano in ritardo nel completare quell’aggiornamento e quella contaminazione che aveva investito tutta la produzione hollywoodiana degli anni ’70. Mel Brooks e Woody Allen avevano rinnovato il repertorio ma entrambi venivano comunque dal contesto del vaudeville e della tradizione ebraica. Le parodie cinematografiche e l’umorismo nevrotico non potevano bastare per fissare un nuovo paradigma.

Eppure, il piccolo schermo e l’editoria sfornavano da tempo una serie di talenti che ancora non avevano fatto il salto verso il grande schermo. Il pubblico americano era molto più predisposto al loro arrivo di quanto non lo fosse la critica, che accolse il film molto tiepidamente. Animal House è stato il deflagrante esordio di un gruppo di autori, registi e attori che era destinato a diventare una scuola. La sua irruzione aveva fondato un sistema che poteva funzionare a prescindere dalla presenza di un attore rispetto ad un altro. La formula era così affidabile da poter resistere anche alla morte di alcuni dei suoi membri più affermati ed era capace di trovare rapidamente una sostituzione.

John Belushi è chiaramente la personalità più appariscente del film e ogni sua gag rinforza il rimpianto per la sua prematura scomparsa. Tuttavia, la mente che valorizzava le sue prodezze era quella di Douglas Kenney. Il fondatore di National Lampoon scrisse il copione insieme ad Harold Ramis. Una lunga esperienza in una rivista satirica di successo gli aveva garantito molto materiale. La sua frequentazione di Harvard gli aveva permesso di rendere credibile l’ambientazione universitaria. Il suo comandamento di escogitare delle azioni scombinate ed eclatanti si adattava perfettamente al folle carisma dell’attore.

A Stupid and Futile Gesture (2018) è una famosa battuta del film ed è anche il titolo del biopic sulla vita dello sceneggiatore. Il suo tragico suicidio dopo un lungo periodo di eccessi sembra essere un caso tipico di immedesimazione nel personaggio. Animal House propone una lunghissima serie delle sue follie e le affida al piacere dell’iperbole di John Landis. L’idea di vendicarsi per l’espulsione dal college distruggendo tutta la main street della cittadina universitaria era così idiota che il regista la ripropose. Il catastrofico inseguimento finale di The Blues Brothers (1980) ne è chiaramente una versione bigger and better.

Il cineasta aveva assimilato e moltiplicato la sua capacità di rilanciare la situazione ad ogni costo e l’aveva arricchita con la le sue suggestioni cinematografiche e il suo amore per la musica. La versione di Shout degli improbabili Otis Day and the Knights è un’anticipazione mentre John Belushi che scimmiotta Sinbad è un omaggio ad uno dei suoi personaggi preferiti. Eppure, la filmografia piena di successi di John Landis sentirà sempre l’assenza della prospettiva disincantata e priva di secondi fini di Douglas Kenney. Gli studenti della ΔΤΧ vogliono distruggere l’istituzione non per un motivo specifico ma solo per il divertimento di farlo.

Animal House è un film ancora felicemente ingenuo in cui tutti sono inconsapevoli della portata di quello che stanno facendo. Nessuno pensava che far venire un infarto ad un cavallo bianco con un colpo di pistola a salve potesse diventare un classico. Nessuno credeva che l’assurdo monologo motivazionale di Bluto sarebbe stato citato dopo più di quarant’anni. La sensazione è che fossero solo idee irriverenti ed episodiche da mettere in un film che probabilmente sarebbe stato anche l’ultimo. La libertà di prendere in giro i WASP, i circoli dell’Ivy League e qualsiasi tipo di autorità era intenzionale ma sicuramente non era programmatica.

Il film fu un tale successo da lanciare molte carriere e da ispirare decine di imitazioni. Il continuo ricambio di nomi e di ambientazioni ha garantito un’età dell’oro della commedia durata almeno un decennio. Tuttavia, Animal House rimane ancora uno dei film più spontanei e meno ambiziosi di tutti i tempi. Nessuno è riuscito più a ricreare il clima della vita universitaria in quel modo. Forse, perché da lì in poi tutti hanno inseguito un’idea personale e non l’impresa di organizzare la più grande goliardata della storia del cinema.

 

Titolo originale: National Lampoon’s Animal House
Regia: John Landis
Interpreti: John Belushi, Tim Matheson, John Vernon, Verna Bloom, Peter Riegert, Tom Hulce, Karen Allen, Donald Sutherland, Bruce McGill, Kevin Bacon
Distribuzione: Academy Two
Durata: 109’
Origine: USA, 1978

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
5
Sending
Il voto dei lettori
4.67 (3 voti)
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