One Day All This Will Be Yours, di Andreas Öhman
Un film colmo di rimandi e costruito su un interessante mix di stili e narrazioni. Ma l’impianto purtoppo regge il film solo a metà. Progressive Cinema
Lisa, una illustratrice, sta ultimando gli ultimi dettagli per una pubblicazione di un libro, da lei scritto e disegnato. Il rapporto con la famiglia è travagliato e si vede già dal momento dell’invito di sua madre per la sua festa di compleanno – e dal battibecco con l’allucinazione che le si manifesta nella vasca da bagno. One Day All This Will Be Yours parte così. È un viaggio a ritroso nella vita di Lisa, colmo di simbolismi e richiami, mix di stili e narrazioni. Un ritorno a una dimensione congelata della vita e dei posti tanto cari ai protagonisti. Con il suo secondo film, Andreas Öhman (Simple Simon, 2010) ci guida nei processi interni e nelle situazioni familiari che tratta ma l’impianto sembra reggersi solo a metà.
Il primo segnale di film (tipo da playlist) con un già citato mix di stili, arriva dopo pochissimi istanti dall’inizio. Utilizzando l’animazione infatti, durante l’intera visione di One Day All This Will Be Yours torna periodicamente l’impatto che l’effetto collage ha sulla realtà intima e condivisa della famiglia. E nel dare una forma, o quasi, ai sentimenti reciproci. Per quanto nel complesso l’asset visivo non sia così disturbante, il film comunque rimane troppo sospeso e non trova una direzione giusta attraverso cui esplodere, o svegliarsi dal torpore che pervade la visione. I segnali di uno sguardo autoriale più fine e compatto ci sono. Vediamo infatti interessanti richiami a un cinema svedese, nel modo di inquadrare la natura e la collettività umana che la abita; in continuo scambio tra questioni come rispetto o abbandono, lascito. In conclusione, il film di Andreas Öhman risulta interessante ma non raggiunge una sincerità totale