Pearl, di Ti West

Prequel di X. A Sexy Horror Story ma i film sono forse inscindibili come i Kill Bill tarantiniani. Il cinema del regista è maturato davvero e Mia Goth gli ha dato la spinta decisiva. Fuori Concorso.

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Cerca di scappare dall’horror e si spinge disperatamente verso il musical. Pearl tenta la via di fuga della casa dove abita. Sogna di essere una star e i suoi sogni nascono dentro un cinema dove c’è la locandina di Cleopatra (1917) con Theda Bara. Mia Goth in realtà è un corpo musical. Si muove come se stesse ballando, uccide avendo la musica nella testa. Potrebbe volare sulle note di Cantando sotto la pioggia. Convivono nel suo personaggio di Pearl, contemporaneamente, il corpo e lo spirito.

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Pearl vive come una reclusa nella fattoria di famiglia. La madre, molto religiosa, non le lascia respiro. Deve inoltre occuparsi del padre invalido. Mentre sta aspettando il ritorno del marito dalla guerra, sogna una vita diversa come quella che vede nei film. È una sognatrice ma quando scopre che la realtà è diversa, emerge fuori l’altra diabolica identità. E ha come complice un coccodrillo che già era apparso in una delle scene più inquietanti di X – A Sexy Horror Story, il prequel, dove uno dei due personaggi di Mia Goth era proprio Pearl, l’anziana proprietaria psicopatica che massacra la troupe che era venuta nella sua fattoria a girare un film porno. Già, proprio il cinema pornografico delle origini si vede nella scena in cui il proiezionista, di cui la protagonista si è invaghita, gli fa vedere dei frammenti che rappresentano idealmente alcuni esempi del cinema delle origini.

Pearl e X – A Sexy Horror Story sono legatissimi e forse, dovrebbero essere visti quasi attaccati. Per il cinema di Ti West potrebbe essere l’equivalente del dittico di Kill Bill. Dalla fine della Prima Guerra Mondiale agli anni ’70, Ti West e Mia Goth (qui, oltre che protagonista, anche co-sceneggiatrice, produttrice esecutiva e, forse, anche co-regista) recuperano ancora l’immaginario cinematografico con un omaggio ancora più riuscito del film precedente. Marchio A24, rumore della pellicola, omaggio al Technicolor, Pearl è un viaggio nelle illusioni (del cinema) ma anche nelle zone più nascoste della follia. Non è tanto quello che succede ma come Ti West lo filma. La scena del litigio a tavola con la madre mentre fuori c’è il temporale è un’alternanza incalzante di sottomissione e rivolta. Mia Goth fa sentire tutti gli impulsi del suo personaggio, lascia avvertire quello che prova anche con una sola espressione del viso o con un’alzata di sopracciglio. C’è ancora qualche impurità troppo esibita (Pearl che balla in b/n) ma ogni dettaglio è curatissimo, dal maiale da mangiare ricoperto di vermi all’immagine ricorrente del ritorno di Pearl dal fronte. Non è più questione di nostalgia. Il cinema di Ti West arriva dal secolo precedente. Quello che poteva precedentemente apparire come un vizio di forma autoriale, è invece qualcosa di più profondo. Tobe Hooper e Wes Craven guardano lì sullo sfondo. Stavolta il cineasta è maturato davvero e Mia Goth gli ha dato una spinta decisiva.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4
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Il voto dei lettori
3.1 (29 voti)
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