Potato Dreams of America, di Wes Hurley

In concorso al Mix Festival di Milano la tragicomica autobiografia di Wes Hurley portata in scena nuovamente dopo il corto Little Potato. Oggi al Piccolo Teatro Strehler in anteprima italiana

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Dopo il cortometraggio documentario Little Potato, Wes Hurley torna nuovamente ad affrontare la sua travagliata storia personale e famigliare, questa volta però la sua vita diventa un lungometraggio. Potato Dreams of America si mostra allo spettatore come una commedia costantemente in bilico tra il dramma e il teatro dell’assurdo.

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Nella Vladivostok dei primi anni ’90 il giovane Potato vive in un piccolo appartamento con la madre Lena, dottoressa in una prigione, e la vecchia e conservatrice nonna, ancora in collera per la scelta della figlia di divorziare dal violento padre di Potato. La vita è povera e difficile, soprattutto perché il ragazzino scopre presto le sue pulsioni nei confronti degli altri ragazzi, un fatto impensabile in quell’ambiente sociale, estremamente rigido e ostile nei confronti degli omosessuali. L’unica scintilla capace di spronare la famiglia sono i film americani abusivi, trasmessi in TV da un canale pirata. Saranno proprio questi film a rappresentare una speranza, spingendo la giovane Lena a proporsi come “moglie per corrispondenza” ad un uomo americano. La vita nel nuovo continente si rivelerà più dura del previsto, Seattle può dimostrarsi tanto conservatrice quanto Vladivostok. Madre e figlio dovranno lottare prima di poter arrivare finalmente al meritato Hapy Ending.

È possibile dividere il film in due macro-sezioni distinte, la prima riguardante la vita del giovane Potato in Russia e la seconda i suoi primi anni in America. A separare queste due non c’è soltanto un divertente stacco musicale, ma precise scelte registiche. Se nel primo tempo del film abbondano colori freddi, fondali finti, sipari teatrali e scenografie che denunciano costantemente la finzione cinematografica, questi elementi tendono a ridursi notevolmente una volta che la storia raggiunge l’America, lasciando spazio ad una palette di colori più calda, luci colorate e ambienti reali. Questa dicotomia sembra suggerire che la vita in Russia del giovane Wes non fosse altro che un lontano incubo, esperibile soltanto attraverso il filtro cinematografico, mentre la sua vita vera si può trovare solo nella sequenza americana.

L’esperienza teatrale di Hurley traspare dalle sue scelte registiche: Potato Dreams of America trova la sua forza nel modo di esporre i fatti, prendendo argomenti estremamente seri come la povertà, la discriminazione e l’incapacità di riconciliarsi con se stessi e trasportandoli sullo schermo con sequenze autoironiche, artificiose e colorate, capaci di coinvolgere lo spettatore prima di spiazzarlo con effetti inaspettati e di far nascere il sorriso dalle difficoltà.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.6

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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