Ritorno al crimine, di Massimiliano Bruno
Ritorna la squadra di Non ci resta che il crimine, ma il film è in affanno, va avanti con il pilota automatico e le idee sono poche e realizzate in modo molto approssimativo. Su Sky Go e NowTv
La commedia italiana viaggia ancora nel tempo. Quasi 25 anni dopo il dittico di A spasso nel tempo dei Vanzina, anche il cinema di Massimiliano Bruno passa attraverso porte magiche che conducono, come in Non ci resta che il crimine, al 1982, anno in cui gli azzurri hanno vinto i mondiali di calcio in Spagna. Da lì ricompaiono alcuni dei calciatori-simbolo di quell’impresa, come Antonio Cabrini e Bruno Conti, tra gli invitati a un sontuoso ricevimento dove c’è anche Achille Lauro e in cui il boss Renatino interpretato da Edoardo Leo si presenta come pittore astrattista. La sua performance sul muro è l’unico momento davvero divertente di sana follia.
Il cinema di Massimiliano Bruno ripete ormai uno schema collaudato. La scrittura è spesso molto precisa nella caratterizzazione dei personaggi, ma il suo cinema sembra aver perso il gioco, il ritmo e la compattezza dei suoi primi film diretti come regista, Nessuno mi può giudicare e soprattutto Viva l’Italia. Stavolta i protagonisti di Non ci resta che il crimine (Sebastiano, Moreno, Giuseppe e Gianfranco) vanno alla ricerca di Sabrina, la donna che aveva fatto innamorare uno di loro ma che gli aveva portato via anche tutti i soldi e che è stata anche l’ex di Renatino. La ritrovano a Montecarlo su una sedia a rotelle, sposata a un mercante d’arte e con una figlia chiamata Loretta Heather che ha il tatuaggio di un codice a barre sul sedere che potrebbe aprirgli le porte del nascondiglio dove è nascosto il tesoro della Banda della Magliana. In più, una volta che si trovano nel passato, devono impedire la nascita di uno spietato boss soprannominato Van Gogh.
Nel suo primo sequel da regista, Massimiliano Bruno riunisce la squadra di Non ci resta che il crimine composta da Edoardo Leo, Alessandro Gassmann, Marco Giallini e Gianmarco Tognazzi mentre nei panni di Sabrina adulta c’è Loretta Goggi al posto di Ilenia Pastorelli. Ritorno al crimine si fida così tanto delle prove delle prove dei suoi protagonisti che va avanti con il pilota automatico. La nostalgia dei Vanzina è solo in un breve frammento, quello di Teresa che canta e in una passeggiata per le strade di Napoli della ragazza assieme a Moreno. Molti colpi però vanno a vuoto, dalla seduzione di uno spento Gassmann della moglie di O’Rattuso, alle battute di Giuseppe dopo che ha incrociato Pablo Escobar. Ma è soprattutto la parte ‘criminale’ ad essere particolarmente debole come nella maldestra scena del furto e il suo tentativo di incrocio con il mélo napoletano di Mario Merola.
In Ritorno al crimine c’è molto poco da salvare. L’entusiasmo realizzativo e cinefilo di Bruno è innegabile. Gianfranco, il personaggio che interpreta il regista, alla fine dice che gli piacerebbe fare il giro del mondo. L’obiettivo della Gioconda e la data del 28 agosto 1939 sono più di un indizio per far partire il viaggio per un altro sequel. Però le idee sono poche e realizzate in modo molto approssimativo.
Regia: Massimiliano Bruno
Interpreti: Marco Giallini, Alessandro Gassmann, Edoardo Leo, Gianmarco Tognazzi, Carlo Buccirosso, Giulia Bevilacqua, Massimiliano Bruno, Gianfranco Gallo, Loretta Goggi, Corinne Cléry
Distribuzione: Sky
Durata: 105′
Origine: Italia, 2021
La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
Il voto al film è a cura di Simone Emiliani