RoFF18 – Te l’avevo detto. Incontro con Ginevra Elkann e il cast

A Natale, Roma viene colpita da un’ondata di caldo anomalo che scatena ansie e disagi. Conferenza stampa con la regista e il cast Valeria Bruni Tedeschi, Alba Rohrwacher e Valeria Golino

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Te l’avevo detto è una commedia grottesca ambientata durante le vacanze di Natale in una Roma colpita da un’ondata di caldo anomalo che scatena ansie e disagi. Pupa è una pornostar sul viale del tramonto, Gianna una fanatica religiosa, Bill un prete ex eroinomane alle prese con una sorella appena arrivata dagli Stati Uniti con le ceneri della mamma, Caterina un’attrice alcolizzata che lotta per la custodia del figlio…

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In conferenza stampa alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Grand Public, dalla regista Ginevra Elkann e il cast, Valeria Bruni Tedeschi, Danny Huston, Greta Scacchi, Alba Rohrwacher, Valeria Golino.

Scritto da Chiara Barzini, Ilaria Bernardini e Ginevra Elkann, ci troviamo in un luglio caldissimo, a Roma, ho cominciato a pensare: cosa succederebbe se fossimo in una situazione così, permanente?

L’ansia di quel caldo terribile che effetto avrebbe sulle persone che vivono un malessere?

Ginevra Elkann: Tutti i personaggi sono molto concentrati su se stessi. Facciamo un po’ tutti fatica a uscire dalle nostre vite… Questo film è nato durante il primissimo lockdown e abbiamo costruito tutti questi personaggi con le nostre stesse ansie. È stata come una lunghissima sessione psico-analitica, come se avessimo chiamato a rapporto i nostri traumi, la nostra sensazione di vuoto.

Come è riuscita a creare la suggestione del caldo?

Elkann: Ne ho parlato con Vladan Radovic che ha fatto la fotografia, ci siamo chiesti: come possiamo renderlo in immagini?, e poi con tutti gli altri reparti. Volevamo farvi sentire questo caldo che ti toglie il respiro e ti rallenta, dà un altro ritmo alla vita, e quindi al film. Il caldo spinge tutti i personaggi a cercare la propria verità nascosta, a doversi confrontare con la propria essenza. Ad un certo punto abbiamo pensato: dovremmo trasformare il caldo nella pandemia, ma credo che in qualche modo sia tutto correlato, perché è un momento che stiamo vivendo tutti. Abbiamo tutti paura e una grande ansia… Abbiamo cercato di raccontarlo con tono leggero, un po’ più luminoso.

Ogni personaggio ha una ragione per cui sta male. La pandemia non è passata del tutto, ma certe inquietudini sono rimaste. 

Valeria Bruni Tedeschi: le mie paure non sono proprio come quelle che vedete sullo schermo, ma ci si avvicinano, quindi è stato molto naturale il mio approccio col personaggio.

Valeria Golino: il mio personaggio è apparentemente distante da me. Mi sono avvicinata ai miei stessi pregiudizi, soprattutto rispetto ad un certo tipo di comportamento: tutto quello che mi sembrava distante, poi non lo era così tanto. La ricerca di questo personaggio è stata molto interessante per me.

Alba Rohrwacher: il mio personaggio mi ha lasciato moltissimo: cosa c’è di lei in me e di me in lei. Riuscivo a comprendere le sue paure, facendole effettivamente mie. Questo film ha il potere di non far giudicare lo spettatore, perché in un modo o nell’altro ci si ritrova dentro quelle storie. Nel suo fallimento, trovavo la ragione di vita di questo personaggio.

Le mamme non escono benissimo dal film. È come se ci volesse dire: abbiamo il diritto di emanciparci dalle madri se il rapporto è tossico

Elkann: Da certe madri, sì, dalle mamme difficili… È un racconto su una maternità complicata, Mila, la figlia di Gianna, riempie il vuoto d’amore mangiando, solo così riesce a sopportare quella dipendenza dalla madre che è malata, sì, ma la soffoca. Per poter vivere deve allontanarsi.

Perché è stata scelta Roma come location?

Elkann: Era la location ideale per questo tipo di storia. Nella città eterna sono accadute così tante cose, ma è sempre sopravvissuta. Ci piaceva riportare quest’idea dentro al film. Ha questo peso: sedimentazione, distruzione e ricostruzione.

Il significato del titolo:

Ilaria Bernardini: Un avvertimento che sentiamo tutto il tempo e che allo stesso tempo rimuoviamo. Ma è qui: ci avvertivano da un sacco che sarebbe accaduto e ora lo stiamo vivendo. La prima volta che viene pronunciata questa frase, è dalle labbra di un bambino: è la voce di chi non è ancora troppo confuso e continua a sperare. Con purezza e naturalezza quasi selvatica ci fa pensare: “Non vedete cosa sta accadendo?”. È fastidioso quando qualcuno te lo dice, forse anche banale, ma continua ad essere il cuore pulsante della storia.

Elkann: Per noi questo film rappresenta una cura contro la rimozione.

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