L’idea di un film basato sul ragazzo statunitense che nel 1988 prese in ostaggio un DJ radiofonico di Denver costringendolo a trasmettere i The Smiths tutta la notte dopo che i media avevano annunciato la fine della loro carriera risale addirittura al 2012. Regista Stephen Kajak, già autore del bel documentario Stones in Exile (2010), che in questo caso sceneggia una soggetto di Lorianne Hall, anche produttrice del progetto. Nel marzo 2014 Joe Manganiello si unisce al cast, che nel frattempo vede un ricambio di giovani volti per le parti principali. Lo stesso avviene nel 2016 e poi un’ultima volta nel 2019, quando vengono resi pubblici i nomi definitivi degli attori protagonisti.

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Cleo, Billy, Patrick e Sheila sono quattro teenager della periferia di Denver senza molte prospettive. La loro unica gioia è rappresentata dalla musica (con il pensiero e lo stile di vita che ne conseguivano) dei The Smiths. Un giorno la televisione annuncia l’imminente scioglimento del gruppo inglese, e così i quattro amici entrano in una crisi mistica che li unirà in una notte di follie. Nelle stesse ore Dean, commesso del negozio di dischi frequentato da Cleo, raggiunge la stazione radio di Full Metal Mickey e tiene in ostaggio lo sbigottito DJ per un ultimo omaggio ai suoi idoli.

L’aneddoto cui si ispira Shoplifters of the World è in realtà una leggenda: quel ragazzo non arrivò mai alla stazione radio ma corse a costituirsi con una pistola e una scatola piena di musicassette. Kajak sceglie di dare sfogo al sogno romantico di quella dolorosa notte senza dare troppo credito alla cronaca dei fatti storici. L’operazione è dedicata alla feticistica messa in scena di un desiderio. Ciò che conta, nella fiction come nei documentari dove il materiale d’archivio è liberamente rielaborato, è svelare l’anima di un tema e dei personaggi che possono dargli vita sullo schermo.

Il tutto condito con ben 20 canzoni della band (si tratta del primo film in assoluto ad averne ottenuto i diritti), quasi fosse una sorta di lunghissimo videoclip. Inoltre, la struttura vede quattro capitoli/Sides, rappresentanti i lati di un disco doppio. Il film racconta il disorientamento di una generazione con eleganza e sensibilità, seppure non senza consapevoli stereotipi. Una commedia coming of age dove i fronzoli, la maniera, la forma della nostalgia è il contenuto tutto. Ciascun momento della vicenda è costruito intorno a un pezzo di Morrissey e compagni. Shoplifters of the World emerge dalla memoria sentimentale del cinquantaduenne regista con la forza di un sogno.

Il titolo è scelto fra i molti preferiti perché indica che i The Smiths hanno creato rubacchiando dalla cultura popolare. Ma il senso è anche umano perché Kajak ha ammesso candidamente di essere stato, in quei matti anni ottanta rievocati nella pellicola, un ladruncolo di musica per amore. Proprio come Cleo, passava le sue giornate al negozio di dischi. Come Billy cercava se stesso. Come Sheila ha pianto e come Patrick ha spiccato il volo. Il purismo rocker del DJ di Manganiello è divertito e divertente. Infine, nei panni del tenebroso Dean si segnala un bravo Ellar Coltrane (Boyhood). Dopo averlo visto Morrissey, sul suo sito, ha commentato: «Ho riso, ho pianto, mi sono mangiato la testa. Il passato dei The Smiths suona ancora le frustrazioni di oggi e le liberazioni di domani».

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