SPECIALE – Faces/Volti – "Con "Tuttalpiù muoio" mi piacerebbe farci una saga, come il Signore degli anelli…" – Incontro con Filippo Timi
La voce dell’attore è un bradisismo della mente, un vortice di pensieri e sentimenti. Lontano dall’altra parte del telefono si avverte l’anima irrequieta e calda dell’uomo. Attore, ma sarebbe estremamente riduttivo, scrittore, sceneggiatore, corsivista, cantante. Insomma Autore, Filippo Timi da Perugia. VIDEO – GALLERIA FOTOGRAFICA – VIDEO
F.T.: evidentemente quando si arriva attorno ai trenta anni si ha voglia di non vedersi più come “Sto crescendo, devo imparare” e basta, ma capisci che hai voglia di metterti in discussione e provare a fare. É l' orologio biologico dell’artista quello di firmare magari anche una regia.
Le scelte che fai come attore dimostrano il tuo essere al confine di questo binomio attore-autore, Sei nato nel teatro ma hai fatto sempre cinema, scrivi. Fai parte di questa nuova generazione?
F.T. Mi sto accorgendo che anche altri attori che stimo e fanno teatro hanno più voglia di mettersi in discussione. Alcuni attori sono attori perché scelti e hanno una carriera anche bella, altri invece si costruiscono e sono quelli più eclettici.
C’è questo lavoro sul corpo nei tuoi personaggi?
F.T.: Moltissimo, mi viene dal teatro. Elio Germano ha fatto una gavetta lunghissima, un attore-autore perché si costruisce dei ruoli talmente bene e diversi che è proprio un altro tipo di attore rispetto a quello che incarna il tenebroso o il perfetto ragazzo. Chi ha una lunga gavetta è più sfaccettato. Io ho una gavetta anche nella scrittura.
Come nasce la tua voglia di scrivere? Un desiderio o un ossessione?
F.T.: Il mio sogno in adolescenza era quello di diventare come Pasolini e Cocteau. Ho capito che scrivere della realtà delle cose che ti capitano, delle ingiustizie le elevi a qualcos’altro e un pochino ti senti salvato. Questo percorso di salvazione avviene in continuazione, di non aver paura di guardare la vita per com’è ma di cercare in essa la poesia.
Scrivere serve soltanto se da valore all’esistenza?
F.T.: L’arte deve far star meglio, ma dall’altra parte bisognerebbe far l’arte per l’arte come diceva Nietzsche. Sono due aspetti che valgono entrambi. Se pieghi troppo l’arte per vivere meglio rischi di impoverire il tiro. Quindi anche il fregarsene di se stessi dei propri problemi alcune volte ti permette di essere universale. Paradossalmente quando mi spingo più in la sto meglio.
Anche le tue scelte vanno in questa direzione, la collaborazione con Tonino De Bernardi
F.T.: Avevo 25 anni e stavo facendo il Processo di Kafka a Palermo, dopo lo spettacolo incontro questo signore che mi invita a Napoli perché stava preparando il film Appassionate. Avevo colto uno shining negli occhi di questo strano gnomo. Da li diventa quasi un maestro spirituale, consigliandomi dei testi, dalla filosofia alla letteratura americana. Tonino mi ha dato il coraggio, dicendomi vuoi scrivere qualcosa fallo. Grazie a lui ho fatto il mio primo corto che ho presentato al Festival di Bellaria ed è arrivato secondo. Un corto girato con il montaggio in camera, un’idea forte. Spesi 12mila lire e vinsi 7milioni di lire. A me mi domandano come hai fatto a scrivere e io rispondo ho scritto. Perché appunto uno ha già il pregiudizio con se stesso e il passo più grosso è superare questo.
Leggendo i dati sul cinema italiano vediamo il grande successo del film di Federico Moccia Scusa ma ti chiamo amore e l’ Istat ci dice il cinema è lo spettacolo preferito dal 47% degli italiani. Poi però esiste ed è tangibile la difficoltà per molti autori esordienti di arrivare nelle sale. Che idea hai di queste contraddizioni?
F.T: Se vuoi fare un film campione d’incassi hai delle regole da seguire: un lieto fine, una buona storia comprensibile, due attori che vanno per la maggiore o comunque noti.. Non dico che è brutto. Io non riesco ad affittare i dvd e quindi li compro. Tutto Eric Rohmer i film tosti quelli che piacciono. Ho una videoteca di film impegnati. Però magari una sera guardo e non trovo un film e magari mi rivedo Men in Black. Mi sembra stupido il pregiudizio che il blockbuster è una cazzata. Signorina effe è uscito in 70 copie ed è normale che non fai i numeri di Moccia.
Stai per iniziare le riprese del nuovo film di Gabriele Salvatores Come Dio comanda con Elio Germano. Come nasce questa nuova collaborazione?
Io non lo conoscevo ed ora stava preparando il film e diverse persone a cui esponeva i ruoli gli hanno fatto il mio nome. A lui sono iniziate a girare in testa queste associazioni tra il ruolo di Rino e me. Ci siamo conosciuti e abbiamo parlato, li è nato un pò tutto. Ci siamo trovati molto d’accordo su tutte le cose che ci dicevamo sul ruolo, gli aspetti umani e psicologici.
F.T: Kubrick, ah,,,è morto. David Lynch, Kytano…
Hai mai pensato ad un opera letteraria o teatrale che tu vorresti portare in scena, o al cinema?
F.T.: Mi stuzzica Alice nel paese delle meraviglie, mi sogno di fare un musical in Italia. Non so come, poi Tutt'alpiù muoio mi piacerebbe farci una saga, come il Signore degli anelli. sono 400 pagine, magari con Monica Bellucci
Sei molto kubrickiano in questo progetto?
F.T.: Ma io ci proverò a farlo magari più avanti.
Bisogna essere dei capolavori, diceva Carmelo Bene, tu come ti senti?
F.T.:Bene era baciato da Dio, incarnava Artaud, era il sogno fattosi carne. Si racconta non dormisse mai. E' un miraggio. Come davanti a una stella, guardo il cielo e vedo un puntino che luccica, quel puntino l'ho sentito parlare, gli ho visto gli occhi, o adesso abbiamo tracce di quella stessa proprio astro che giocava con l'Amleto di Laforge. Quindi lo guardo e mi illumino perchè sono in totale adorazione. Questo non mi fa soffrire perchè crea dentro di me un cielo estremamente vasto.